Personaggi

Henryk Sienkiewicz

Il 15 novembre ricorre la morte (nel 1916) dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (1846-1916)
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​Premio Nobel per la Letteratura nel 1905, famoso soprattutto per il romanzo “Quo vadis” (scritto durante un lungo soggiorno a Roma), che trae ispirazione da una tradizione, secondo cui Cristo sarebbe apparso sulla via Appia a Pietro che fuggiva da Roma, ed alla domanda di Pietro “Domine, quo vadis?” ( = Signore, dove vai?) avrebbe risposto: “Eo Romam iterum cricifigi” ( = Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo).
​Il romanzo è stato tradotto in Esperanto da Lidia Zamenhof (prima edizione nel 1933, seconda edizione nel 1957).
​Trascrivo da “Espero katolika” 1985-10:

“Sugestoplena legendo rakontas, ke Petro, por eskapi de la persekutado, provis forfuĝi de Romo, sed li renkontis Jesuon marŝantan direkte al la urbo. Quo vadis? ( = kien vi iras?) demandis la apostolo. «Mi iras Romon martiriĝi anstataŭ vi», estis la respondo de Jesuo. Tiam Petro retroiris al Romo, kie li martiriĝos. En la Quo-vadis-preĝejo videblas ŝtono, en kiu estas skulptita la spuro de la piedparo: laŭ la legendo, temas pri la spuroj de Jesuo en la loko, kie li ekhaltis por paroli kun Petro”.
(Traduzione: Una suggestiva leggenda racconta che Petro, per sfuggire alla persecuzione, provò a fuggire da Roma, ma incontrò Gesù che camminava in direzione della città. Quo vadis? ( = dove vai?) domandò l’apostolo. «Vado a Roma per essere martirizzato al tuo posto », fu la risposta di Gesù. Allora Pietro tornò a Roma, dove subì il martirio. Nella chiesa del Quo vadis è visibile una pietra, in cui è impressa l’impronta di un paio di piedi: secondo la leggenda, si tratta delle impronte di Gesù nel luogo dove si fermò a parlare con Pietro).

​In aggiunta alle indicazioni contenute nella pagina in Esperanto di Wikipedia riguardo ad opere di Sienkiewicz tradotte in lingua internazionale, segnalo queste recensioni:
di “Quo vadis”:
​- “Esperanto de UEA” 1934-3, p. 40
​- “Esperanto de UEA” 1958-10, p. 164-165
​di “Tra dezerto kaj praarbaro”:
“Literatura Foiro” 1981-68, p. 20-21
​Trascrivo (in dialetto romanesco ed in Esperanto) un sonetto del poeta italiano Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) ispirato, in modo popolaresco e smitizzante (addirittura con una inversione dei ruoli), alla leggenda del “Quo vadis”, ed allego:
​- l’immagine della chiesetta del “Quo vadis”, da una vecchia cartolina;
​- una cartolina postale polacca del 1980 per il 75° anniversario del Premio Nobel a Sienkiewicz;
– la copertina della seconda edizione (1957) di “Quo vadis” in Esperanto.


753. DOMMINE-COVATI

A Ddommine-covàti sc’è un ber zasso
piú bianco d’una lapida de latte,
cor un paro d’impronte de sciavatte,
che pareno dipinte cor compasso.

Llì un giorno, Ggesucristo annanno a spasso,
trovò ssan Pietro, che, ppe nun commatte
cor re Nnerone e st’antre teste matte,
lassava a Rroma er su’ Papato grasso.

“Dove vai, Pietro?” disse Gessucristo.
“Dove me pare”, er Papa j’arispose
come avería risposto l’Anticristo.

Io mò nun m’aricordo l’antre cose;
ma sso ccher zasso ch’io co st’occhi ho vvisto
Cristo lo siggillò cco le carcose.

Giuseppe Gioachino Belli

DOMINE, QUO VADIS?

Ĉe “Dòmine-kovati” unu ŝtono
pli blanka ol tabul’ laktokolora
stampitas per ŝu-paro surmarmora
kvazaŭ pentrite per artista kono.

Jesuo Kristo sur la voj’ al Romo
Sanktan Petron renkontis, kiu fora
lasis Papecon grasan pro l’ dolora
reĝado stultakapa de Nerono.

“Kien vi Petro?” diris Jesu-Kristo.
“Kien mi volas!”, jen respondis Papo,
kvazaŭ respondintus l’ Antikristo.

La ceteron ne havas mi en kapo
sed mi vidis de l’ ŝtono la ekziston,
Kriste signita per ŝuplando-frapo.

Giuseppe Gioachino Belli
trad. Umberto Broccatelli (13.9.2007)

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