Il 10 aprile è l’anniversario della morte (nel 1933) dello scrittore statunitense Henry van Dyke (1852-1933)
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noto soprattutto per il suo scritto “The Other Wise Man” (L’altro Mago), in cui immagina che, oltre ai tre Magi della tradizione, ve ne fosse un quarto, il quale però non arrivò in tempo insieme con gli altri tre, perché si fermò più volte lungo la strada per aiutare il prossimo, e giunse a Gerusalemme soltanto dopo 33 anni, proprio nel giorno in cui Gesù Cristo veniva crocifisso. Pur non avendo più doni da offrire, il quarto Mago veniva però salvato per le opere buone compiute; del resto, nella Bibbia è scritto: “Misericordia voglio, non sacrifici” (Osea 6,6; Matteo 9,13).
Il racconto può essere apprezzato anche da chi non gradisce argomenti religiosi, perché in fondo, attraverso la metafora dei Magi, viene rappresentata l’aspirazione umana alla ricerca della verità, unità alla solidarietà verso il prossimo.
Brani del racconto sono stati tradotti in Esperanto da Émile Boirac
eo.wikipedia.org/wiki/%C3%89mile_Boirac
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e pubblicati ne “La Revuo” 1908-1909, III, p. 398-410 e 442-450, con il titolo “La kvara Mago aŭ la alia Saĝulo” (Il quarto Mago ovvero l’altro Saggio)
anno.onb.ac.at/cgi-content/anno-plus?aid=e0c&datum=1908&pos=6&size=45
Per chi capisce l’Esperanto, vi è il godimento di una esemplare traduzione, incredibilmente fresca dopo più di un secolo, che dimostra come sia possibile esprimere concetti complessi facendo un uso intelligente delle risorse interne alla lingua.
Per quanto riguarda i Magi, il Vangelo canonico di Matteo (2, 1-12) non spiega nulla di questi misteriosi pellegrini: dice solo che essi vengono dall’Oriente, e, seguendo una stella, giungono dove si trova il Bambino, lo adorano e gli offrono in dono oro, incenso e mirra; non dice quanti erano, né come si chiamavano, né che erano Re, né da quale Paese d’Oriente venivano.
I Vangeli apocrifi arricchirono la vicenda di particolari, dicendo che erano tre (in relazione con i tre doni, e con le tre stirpi discendenti da Sem, Cam e Jafet), che venivano dalla Persia, oppure dall’Arabia, dalla Caldea, da Babilonia, e che si chiamavano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
A partire dall’inizio del secondo millennio, la tradizione attribuì ai Magi il titolo di “Re” (in italiano, sono chiamati “i Re Magi”; in tedesco, “die Heiligen Drei Könige”, (i Santi tre Re), ma anche “die drei Weisen” (i tre Saggi); in francese, “les Rois Mages” (i Re Magi); in spagnolo, “los tres Reyes Magos” (i tre Re Magi); in inglese, invece, essi sono “Three Wise Men”, cioè “I Tre Saggi”; e in Esperanto, “la Saĝuloj” (i Saggi), oppure “la tri Reĝoj” (i tre Re).
Dal 1400, infine, uno dei Magi viene rappresentato come nero.
Quanto alle loro credute reliquie, nel VI secolo il Vescovo Eustorgio le portò da Costantinopoli a Milano; nel 1164 l’Imperatore Federico Barbarossa
le trasportò in Germania nel Duomo di Colonia, dove sono tuttora, racchiuse in un prezioso reliquiario, di cui allego l’immagine.
Infine, una curiosità linguistica: il tedesco “Weise” (affine all’inglese Wise) può significare tanto “Saggio” quanto “Mago”; ebbene, il dramma di Gotthold Ephraim Lessing “Nathan der Weise”
è giustamente conosciuto in italiano con il titolo “Nathan il Saggio”, e in Esperanto con quello corrispondente “Natan la Saĝulo”, perché si tratta proprio di un uomo saggio, non di un mago. Ecco un esempio di come si debba usare molta cautela nel tradurre, perché bisogna capire bene di che cosa si sta parlando.
Uno scritto molto, molto interessante. E’ un piacere ricevere i testi con la traduzione in italiano………. si dona spazio anche a chi non conosce l’esperanto !