Eventi · Personaggi

Poliziano

Giunto a mezzo maggio, ovviamente presento la poesia “I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino” del poeta, umanista e filologo toscano Agnolo (Angelo) Ambrogini (1454-1494), detto Poliziano dal nome latino del luogo di nascita (Mons Politianus, oggi Montepulciano in provincia di Siena)
it.wikipedia.org/wiki/Agnolo_Poliziano
Ho già messo in rete la traduzione Esperanto di questa poesia, il 29 settembre 2017, nell’anniversario della morte del suo autore;

Poliziano


oggi trascrivo anche l’originale in italiano, ed allego il francobollo italiano del 1995, su bozzetto di Rita Morena, con una veduta dei Giardini di Boboli a Firenze (1549), annessi a Palazzo Pitti.


I’ MI TROVAI, FANCIULLE

 

I mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.


Erano intorno v
iolette e gigli
fra l
erba verde e vaghi fior novelli
az
zurri, gialli, candidi e vermigli:
ond
io porsi la mano a côr di quelli
per adornare e
mie biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crino.

I mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.


Ma poi ch
i ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d
un colore;
io corsi allor per empier tutto el grembo,
perch
era sì soave el loro odore
che tutto mi senti
destare el core
di dolce voglia e d
un piacer divino.

 

I mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.

I posi mente: quelle rose allora
mai non vi potrei dir quanto eron belle:
quale scoppiava dalla boccia ancora,
qual erano un po
passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va
co di quelle
che
più vedi fiorite in sullo spino.

I mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.


Quando la rosa ogni suo foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che su
a bellezza sia fuggita;
sì che, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.

 

I mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.

Angelo Poliziano

°°°°°

KNABINOJ, MI PROMENIS…

Knabinoj, mi promenis je mateno
de meza Maj’ en freŝa florĝardeno.

Violoj kaj lilioj ĉiuflanke
en verda herb’ kun nova bril’ kolora
paradis blue, flave, ruĝe, blanke.
Tuj mi kolektis el la belo flora
ornamon por la kapo blonde ora,
ke l’ plenajn buklojn kovru floroĉeno.

Knabinoj, mi promenis je mateno
de meza Maj’ en freŝa florĝardeno.

La man’ jam plenis, sed, kion mi vidis!
Jen rozoj tie blankis kaj purpuris!
Plenigi mian sinon mi rapidis.
Kia parfumo sorĉa min saturis!
Neniam tiel mia kor’ plezuris,
ĝin ravis la volupto de Edeno.

Knabinoj, mi promenis je mateno
de meza Maj’ en freŝa florĝardeno.

Ho, tiuj rozoj, estas nedireble,
kiel belegaj estis, kiel ĉarmaj!
Unu ĵus sin disvolvis, dua feble
svenemis, pluraj pompis, purpurkarnaj.
Amoro diris: “El ĉi dorne armaj
deŝiru la plej belan tuj sen ĝeno”.

Knabinoj, mi promenis je mateno
de meza Maj’ en freŝa florĝardeno.

Kiam la rozo plene ĵus petalojn
disfaldis en la pompo plej impona,
knabinoj, ne atendu ĝiajn palojn,
ĝin pluku, plektu por ornam’ florkrona,
deŝiru do por la girland’ festona
la rozon freŝe en la pleja pleno.

Knabinoj, mi promenis je mateno
de meza Maj’ en freŝa florĝardeno.

Angelo Poliziano, trad. Kálmán Kalocsay
(el manuskripto por la “Itala Antologio”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *