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Halloween

Da qualche anno, anche in Italia (come in molti altri Paesi) è sempre più festeggiato “Halloween”, che non è una festa cristiana, malgrado il nome.
Il termine “Halloween” è un’abbreviazione dell’inglese “All Hallow’s Evening”, cioè: Sera di Tutti i Santi; ma non ha niente in comune con la festa cristiana di Tutti i Santi (Ognissanti), perché deriva dalla festa celtica (pagana) “Samhain” (dalle parole sam = fine e fuin = estate, quindi fine dell’estate e inizio dell’inverno), durante la quale si celebrava la fecondità della terra e delle donne, ed ogni comportamento era permesso, un po’ come a Carnevale. Mascherarsi con la pelle di animali uccisi e indossare le loro teste aveva lo scopo di mettere paura ai cattivi spiriti, che in occasione di Halloween vagavano sulla terra e facevano del male ai vivi. L’usanza del “Trick or treat” (Scherzetto o dolcetto) aveva lo scopo di ingraziarsi le anime dei morti, affinché non facessero del male ai vivi. L’usanza della zucca con dentro una candela è ovviamente posteriore, perché la zucca viene dall’America; forse è in relazione con lo scopo di illuminare la strada ai convegni di streghe.
Halloween è oggi tra le feste pagane più popolari e commerciali su scala mondiale, e fa seriamente concorrenza alla festa cristiana di Tuti i Santi (primo novembre) e alla cristiana Commemorazione dei Defunti (due novembre); è detto anche “Notte delle streghe” (per il ruolo svolto in esso dalle streghe, qualunque cosa si intenda con questo termine), e “Giornata Internazionale della Magia”.
Halloween si è diffuso negli Stati Uniti a seguito immigrazione in massa di irlandesi e scozzesi negli anni 1840-1844; gli immigrati non solo conservarono la loro tradizione di festeggiare Halloween, ma anche la estesero ad altri popoli; dagli Stati Uniti, la moda è passata in tutto il mondo, coinvolgendo grandi interessi economici.
La Chiesa cattolica rifiuta Halloween, perché tende a un sincretismo tra cristianesimo e paganesimo, stimola l’interesse per l’occultismo e lo spiritismo, distoglie dalla meditazione sulla transitorietà della vita, e nega un rapporto affettivo tra morti e vivi (secondo la fede cristiana nella “comunione dei santi”, cioè nella comunione costante tra fedeli viventi e defunti, non soltanto un giorno all’anno).
Personalmente, non amo Halloween, non solo perché è un’usanza adottata per motivi commerciali, ma soprattutto perché presenta i morti come orribili fantasmi, che bisogna allontanare con regali (secondo il ritornello “Trick or treat”, “scherzetto o dolcetto”).
Del resto, l’idea di un legame tra vivi e morti non è una “invenzione” cristiana.
Ad esempio, nel mondo greco antico e in quello romano (ma ancora oggi nell’Italia meridionale, come fa fede il detto napoletano “alla svoltata del vicolo caliamo i vermicelli”), c’era l’abitudine di consumare un pasto funebre dopo il funerale; è noto che la parola italiana “maccheroni” probabilmente deriva dalla parola greca “makàrios”, che significa “beato, felice” (da cui anche il nome proprio Macario), proprio in rapporto con i pasti funebri.
In Sicilia, probabilmente per influenza greca, i bambini ricevono regali proprio il Giorno dei Morti, perché si crede che nella notte di Tutti i Santi (tra il primo e il due novembre), i morti portano regali ai loro piccoli parenti. È interessante, che i dolcetti che si regalano ai bambini per il “Giorno dei Morti” hanno forma umana e nomi quali “ossa dei morti”, “animelle dei morti”… In questo modo, i bambini siciliani imparano a non aver paura dei morti (del resto, non bisogna averne paura, perché, come dice un proverbio, “fanno del male i vivi, non i morti”).
Allego quattro dei numerosi francobolli per Halloween, rispettivamente di Austria, Belgio, Francia e USA.

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