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Giuseppe Verdi – Nabucco

Il 10 ottobre è l’anniversario della nascita (nel 1813) del compositore italiano (emiliano) Giuseppe Verdi

it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Verdi

famoso soprattutto per molte opere, ancora oggi rappresentate spesso nei teatri di tutto il mondo (tra le altre: “Nabucco”, “I lombardi alla prima crociata”, “Ernani”, “Rigoletto”, “Il trovatore”, “La traviata”, “I vespri siciliani”, “Un ballo in maschera”, “La forza del destino”, “Aida”, “Falstaff”).

Già più volte ho parlato di lui:

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/01/19/trovatore/

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/11/27/alexandre-dumas-figlio/

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/11/17/canale-di-suez/

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/07/28/riccardo-muti-arena-di-verona/

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/07/13/caracalla/

Oggi mi limito a parlare dell’opera “Nabucco”

it.wikipedia.org/wiki/Nabucco

(abbreviazione del nome italiano arcaico “Nabuccodonosordel sovrano babilonese Nabû-kudurri-uṣur, oggi Nabucodonosor, in latino Nabuchodonosor)

it.wikipedia.org/wiki/Nabucodonosor_II

su testo di Temistocle Solera

it.wikipedia.org/wiki/Temistocle_Solera

che tratta dell’oppressione degli ebrei deportati a Babilonia, i quali ricordano con nostalgia la patria lontana.

Lo stesso Verdi, ed ancor più gli italiani, videro in quest’opera una metafora della situazione italiana dell’epoca, con il Paese in parte (ad esempio Milano, Venezia e Trieste, all’epoca austriache) sotto dominio straniero; anche per questo il successo dell’opera fu subito enorme, in particolare per quanto riguarda il coro “Va’ pensiero” (nel libretto originale, scritto “Va pensiero” senza l’apostrofo, e pieno di termini aulici ed arcaici, tanto che la sua comprensione oggi non è facile)

www.youtube.com/watch?v=nFsljT1362

ispirato al Salmo biblico 137 (136):

Lungo i fiumi di Babilonia,

là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.

Ai salici di quella terra

appendemmo le nostre cetre,

perché là ci chiedevano parole di canto

coloro che ci avevano deportato,

allegre canzoni, i nostri oppressori:

«Cantateci canti di Sion!».

Come cantare i canti del Signore

in terra straniera?

(Al medesimo testo biblico si è ispirato anche Salvatore Quasimodo, nella sua poesia “Alle fronde dei salici, in relazione all’occupazione tedesca dell’Italia nel 1943-1945:

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/06/14/salvatore-quasimodo/ ).

Il Governo austriaco guardò con sospetto all’opera (tanto più che il padre di Solera, come Silvio Pellico

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/06/25/silvio-pellico/

era stato lungamente incarcerato, per attività patriottica, nella famigerata fortezza dello Spielberg (oggi Špilberk a Brno, nella Repubblica Ceca).

Particolarmente sospettato fu il Coro, sebbene, per evitare o mitigare la reazione delle autorità, nella stampa del libretto una parola fosse stata sostituita rispetto al testo originale (nel verso “ove olezzano libere e molli” la parola “libere” divenne “tepide”); in compenso, ancor di più i patrioti amavano intonare il Coro.

Dopo la seconda guerra mondiale, il Coro è stato adottato dagli italiani profughi dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia; e, più recentemente, viene considerato quasi un “inno nazionale” dal movimento separatista dell’Italia settentrionale “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”.

Per la sua bellezza musicale ed orecchiabilità, il Coro è anche entrato nel repertorio di cantanti moderni, ad esempio Al Bano Carrisi:

www.youtube.com/watch?v=vBqsFPXfqLo

Trascrivo il testo (in italiano, e in diverse traduzioni in Esperanto) del Coro “Va’ pensiero”, e allego il francobollo israeliano del 2013 per il secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, con un’immagine ispirata all’opera “Nabucco”.


VA’ PENSIERO
(dal “Nabucco”: Testo di Temistocle Solera,
musica di Giuseppe Verdi)

Va’, pensiero, sull’ali dorate.
Va’, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!

Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria, sì bella e perduta!
O remembranza sì cara e fatal!

Arpa d’or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
Le memorie del petto riaccendi,
ci favella del tempo che fu!

O simile di Solima ai fati,
traggi un suono di crudo lamento;
o t’ispiri il Signore un concento
che ne infonda al patire virtù.
°°°°°
FLUGU PENSO
(el “Nabucco”)

Flugu penso per ora flugilo
kaj vi ŝvebu sur maro kaj tero
kie molas en dolĉa libero
nia kara patrujo en for’.

Kaj salutu Jordanon invitan
kaj Cionon en ĝia humilo.
Ho, la bela patrujo perdita
ho, malĝoja missorta memor’.

Ora harpo de sorto-poetoj
ne plu muta de arbo vi pendu
la memorojn la niajn defendu
kaj parolu pri inta la hor’.

Lau la diaj destino-dekretoj
vi eligu nun sonan lamenton.
Dio volu koncertan momenton
kuraĝige al nia dolor’.

Teksto de Temistocle Solera,
muziko de Giuseppe Verdi
Trad. Renato Corsetti (el “L’Esperanto” 2002/1)

°°°°°
EL “NABUCCO”
Teksto de Temistocle Solera, muziko de Giuseppe Verdi

Sur flugiloj el oro ekflugu pens’
kaj disterniĝu super montoj, valoj
kie milda kaj friska ekblovas
la zefiro dolĉa de l’ patroland’.

Tie sen ĉes’ murmuras riveroj
kaj sen halt’ kvazaŭ flustras mildan kanton
Tie ĉiam feliĉaj ni estis
ho karega, fatala rememor’.

Diru vi, ora harpo de sorto
kial muta vi pendas sur arbo?
Rememoroj vi veku en koroj
kaj parolu pri la pasintec’.

Malfeliĉo disŝiras la koroj
el la brust’ fontas ĉiam lamentoj.
Kaj apenaux briletas l’espero
ke post nokto venas tag’, hela tag’.

trad. de Giampaolo Bottoni

°°°°°

ĤORO DE LA HEBREAJ SKLAVOJ
Teksto de Temistocle Solera, muziko de Giuseppe Verdi

Flugu rapide, sopiroj de mia anim’,
flugu rapide, al monto kaj al valo,
kien aer’ estas freŝa kaj aromplena,
kien la lando de nia naskiĝ’ memoras nin.

Al la akvoj de Jordano portu salutojn,
al la forlasintaj sanktaj temploj de Ciono,
nia lando, kaj bela kaj aĉa,
niaj memoroj de ĝojego kaj ankaŭ rimors’!

Oraj harpoj profetaj nun diru al ni,
kial vi tiel sidas silente?
Denove kantu pri nia hejmlando bela,
denove kantu pri pasita jar’!

Ĉar ni trinkis el tas’ de afliktoj,
kaj forverŝis larmojn de la rimors’;
nin inspiru, Jehovo, kuraĝe,
por ke ni eterne eltenos ĝis la fin’.

Por ke ni eltenos – ĝis la fin’,
por ke ni eltenos – ĝis la fin’,
eltenos – ĝis la fin’.

trad. Vilĉjo (Bill) Walker

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