Personaggi

Hans Fallada

Il 21 luglio è l’anniversario della nascita (nel 1893) dello scrittore tedesco Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen, conosciuto con lo pseudonimo Hans Fallada (1893 – 1947)

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famoso soprattutto per i romanzi “Kleiner Mann, was nun?” (E adesso, pover’uomo?) del 1932 e “Jeder stirbt für sich allein (Ognuno muore solo) del 1946.

Ebbe una vita molyo complicata: tentò il suicidio; fu ferito gravemente in un duello; fu internato in una clinica psichiatrica; fu alcolista (ne parla nel romanzo autobiografico “Der Trinker”, Il bevitore, pubblicato postumo) e morfinomane; fu più volte in carcere.

Quando in Germania il nazismo assunse il potere (1933)

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il romanzo “Kleiner Mann, was nun?” non fu tra quelli dati pubblicamente alle fiamme

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ma per evitare noie lo scrittore preferì abbandonare di sua iniziativa la critica sociale, e dedicarsi ad argomenti “neutri”; peraltro, nel 1946, poco prima di morire, pubblicò il citato “Jeder stirbt für sich allein (Ognuno muore solo), che è stato giudicato da Primo Levi

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uno dei più bei libri sulla resistenza tedesca contro il nazismo”.

Che questo giudizio sia fondato ben risalta dall’ampia recensione (tre pagine!) pubblicata nel 1948 (subito dopo l’uscita del romanzo, e a poca distanza dagli avvenimenti) dalla rivista letteraria ungherese in Esperanto “Literatura Mondo, di cui trascrivo l’inizio, unendo la traduzione in italiano.

Allego il francobollo del 1993 della Repubblica Federale di Germania, su bozzetto di Peter Nitzsche, per il centenario della nascita di Fallada.


Segue traduzione in italiano

 

Hans Fallada: Ĉiu mortas tute sola.

La lasta romano de Fallada, mortinta en 1947, estis finita antaŭ la morto de la aŭtoro. Fallada, en ĉi tiu literatura verko, la unuan kaj la lastan fojon provis meti sian talenton en la servon de la demokratia renoviĝo de Germanio.

En 1942, la popola tribunalo de Berlin kondamnis je morto aĝan laboriston, Otto Hwangel, kaj lian edzinon Anna. Ili ambaŭ, sen ia interrilato kun sekreta organizaĵo, laŭ sia propra iniciato kaj je propra risko, skribis kaj disvastigis poŝtkartojn, per kiuj ili alvokis la germanojn por rezisto kontraŭ la hitleranaj aŭtoritatoj.

Fallada trovis la aktujon de ĉi tiu proceso en la arkivoj de la Gestapo, kaj el tiuj aktoj li prenis la temon de sia romano. Kompreneble, al la dokumentaj faktoj li aldonis artan eltrovon, siajn konojn pri la germana vivo, siajn proprajn observojn kaj impresojn.

La romano malkovras al ni kun granda sugesta forto la mekanismon de la infera subpremo, kiun aplikis la reĝimo hitlera. Domoj, kie najbaro spionas najbaron: uzinoj, kie la duono de la personaro strabe gardas pri la alia; stratoj kaj kvartaloj, kie ĉiu loĝejo kaj loĝanto estas objekto de senlaca polica observo: milionoj da homoj, kiuj, edukitaj en la tradicio de pasiva kaj servema obeo, perdis la lastajn spurojn de sia konscienco sub la bruta efiko de la timo – jen estas, en la romano de Fallada, la bildo de la faŝista Germanio, kie la tuta aero malbonodoras de perfido. La aŭtoro ne nur denuncas la sangmanajn hitleranojn ĉiarangajn, li brulstampas ankaŭ la kriman indiferenton, malnoblan submetiĝon de tiuj kiuj, kliniĝante antaŭ la terura reĝimo, pasive observis la krimojn de la hitheranoj.

“Literatura Mondo” 1948-11/12, p. 186

 

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Hans Fallada: Ognuno muore solo.

L’ultimo romanzo di Fallada, morto nel 1947, era finito prima della morte dell’autore. Fallada, in questa opera letteraria, per la prima e l’ultima volta ha provato a mettere il suo talento a servizio del rinnovamento democratico della Germania.

Nel 1942, il tribunale del popolo di Berlino condannò a morte un anziano operaio, Otto Hwangel, e sua moglie Anna. Entrambi, senza alcun rapporto con una organizzazione segreta, di propria iniziativa ed a proprio rischio, scrissero e diffusero cartoline postali, con le quali chiamavano i tedeschi alla resistenza contro le autorità hitleriane.

Fallada ha trovato il fascicolo di questo processo negli archivi della Gestapo, e da quegli atti ha preso l’argomento del suo romanzo. Ovviamente, ai fatti documentali ha aggiunto la sua invenzione artistica, le sue cognizioni della vita tedesca, le proprie osservazioni e impressioni.

Il romanzo ci svela con una grande forza suggestiva il meccanismo della infernale oppressione praticata dal regime hitleriano. Case, in cui il vicino spia il vicino; officine, in cui metà del personale fa la guardia all’altra metà; strade e quartieri, dove ogni casa e ogni abitante è oggetto di infaticabile osservazione poliziesca; milioni di uomini, i quali, educati nella tradizione di un’obbedienza passiva e servile, hanno perso le ultime tracce della propria coscienza sotto il brutale effetto della paura questa è, nel romanzo di Fallada, l’immagine della Germania fascista, in cui tutta l’aria puzza di tradimento. L’autore non solo denuncia gli hitleriani di ogni rango dalle mani insanguinate, anche bolla a fuoco l’indifferenza criminale, l’ignobile sottomissione di coloro che, inchinandosi dinanzi al regime di terrore, hanno osservato passivamente i crimini degli hitleriani.

“Literatura Mondo” 1948-11/12, p. 186

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