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libri al rogo

All’inizio del 1933, subito dopo la presa del potere da parte del partito nazionalsocialista, la Deutsche Studentenschaft (Associazione degli studenti tedeschi) lanciò una campagna (Bücherverbrennungen) per bruciare pubblicamente i libri “non tedeschi”, quale “rito di purificazione”

it.wikipedia.org/wiki/B%C3%BCcherverbrennungen

In molte città (in particolare: Dresda, Würzburg, Heidelberg, Münster, Wuppertal, Lipsia, Düsseldorf, Monaco di Baviera, Berlino) folle di decine di migliaia di persone, spesso a suon di musica, lanciarono gioiosamente nel fuoco libri di autori ebrei, oppure ritenuti lesivi dell’onore militare tedesco, oppure di autori marxisti o pacifisti.

Paradossalmente, e senza rendersene conto (analogamente a quanto avveniva con l’ “Indice dei libri proibiti” della Chiesa cattolica), la furia distruttrice nazista creava una specie di lista degli autori assolutamente da leggere; tra gli altri: Bertolt Brecht, Charles Darwin, Ilja Ehrenburg, Albert Einstein, Sigmund Freud, Maksim Gorkij, Jaroslav Hašek, Heinrich Heine, Ernest Hemingway, Hermann Hesse, James Joyce, Franz Kafka, Theodor Lessing, Jack London, Vladimir Majakovskij, Thomas Mann, Karl Marx, Marcel Proust, Erich Maria Remarque, Romain Rolland, Upton Sinclair, Bertha von Suttner, H. G. Wells,  Émile Zola.

Allego:

– un articolo tratto da “Literatura Mondo” 1933-5, pagg. 76-77, i cui interrogativi sono ancora attuali, per quanto riguarda i limiti della “neutralità” del movimento esperantista (per notizia: il suo autore, l’ebreo polacco Izrael Lejzerowicz,

eo.wikipedia.org/wiki/Izrael_Lejzerowicz

morì nel 1944 nel campo di sterminio nazista di Treblinka);

– una foto del rogo di Berlino, nella notte tra il 10 e l’11 maggio 1933.

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