Personaggi

Lorenzo da Ponte

Il 10 marzo è l’anniversario della nascita (nel 1749) del poeta e librettista italiano di origine ebraica Emanuele Conegliano, conosciuto come Lorenzo da Ponte (1749-1838)
it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Da_Ponte
​divenuto cittadino statunitense a 79 anni, e morto a New York.
Nacque nel ghetto di Ceneda (oggi Vittorio Veneto, in provincia di Treviso) da una famiglia israelita residente da secoli in Italia, all’inizio nella cittadina di Conegliano (pure in provincia di Treviso); quando il Concilio di Trento
it.wikipedia.org/wiki/Concilio_di_Trento
eo.wikipedia.org/wiki/Koncilio_de_Trento
obbligò gli italiani ad avere un cognome, gli ebrei che non si chiamarono “Levi”

Carlo Levi


www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/tag/primo-levi/
​oppure Coen/ Cohen, presero, in genere, il nome della località in cui vivevano, ad esempio Pisa
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​Il padre di Emanuele Conegliano, rimasto vedovo, si innamorò di una donna cristiana, e pur di sposarla si convertì con i tre figli (Emanuele, Baruch/ Benedetto e Anania). Il battesimo collettivo fu celebrato il 29 agosto 1763 dal Vescovo di Ceneda Lorenzo Da Ponte, il quale, com’era usanza, impose il proprio cognome “da Ponte” alla famiglia Conegliano divenuta cattolica, e ad Emanuele attribuì anche il nome “Lorenzo” (il padre, Geremia, divenne Gasparo; il fratello Baruch divenne Girolamo, e l’altro fratello Anania divenne Luigi).
Il giovane Lorenzo da Ponte entrò in seminario, e nel 1773 fu ordinato sacerdote.
Trasferitosi a Venezia, pur essendo prete condusse una vita dissoluta: non solo ebbe due figli da un’amante, ma fu anche processato con l’accusa di aver organizzato festini in un bordello.
Nel 1779, bandito per 15 anni dalla Repubblica di Venezia, si rifugiò a Gorizia/ Görz/ Gorica, all’epoca austriaca; nel 1781 fu chiamato a Dresda alla Corte di Sassonia, e nello stesso anno a Vienna, dove, per interessamento di Antonio Salieri, divenne poeta di corte dell’Imperatore Josef (Giuseppe) II.
A quei tempi, la lingua italiana godeva di grande prestigio culturale (ricordo che, in quegli anni, era alla Corte di Vienna anche il poeta romano Pietro Metastasio
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/04/12/pietro-metastasio/ ).
In particolare, quasi tutti i libretti d’opera erano scritti in italiano, sicché Lorenzo da Ponte, che era un abile verseggiatore, poté subito mettersi in luce scrivendo per i più famosi compositori, in particolare per Wolfgang Amadeus Mozart, al quale fornì i libretti di “Le nozze di Figaro”
it.wikipedia.org/wiki/Le_nozze_di_Figaro
eo.wikipedia.org/wiki/La_geedzi%C4%9Do_de_Figaro
(dalla commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais “La Folle Journée ou le Mariage de Figaro” (La folle giornata o Le nozze di Figaro); prima rappresentazione il 1° maggio 1776 al “Burgtheater” di Vienna;
“Don Giovanni” (con qualche contributo di Giacomo Casanova
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/tag/giacomo-casanova/ )
e “Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti”.
Morto Giuseppe II nel 1790, da Ponte dovette trasferirsi prima a Praga (dove incontrò di nuovo Giacomo Casanova, poi a Dresda, e quindi a Londra, dove divenne impresario teatrale, con risulti talmente fallimentari che, per sfuggire ai creditori, dovette trasferirsi negli Stati Uniti.
Dopo aver fatto (a Filadelfia e New York) l’insegnante di italiano, il negoziante, il libraio, nel 1825 divenne a New York (Manhattan) il primo professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi Columbia University)
it.wikipedia.org/wiki/Columbia_University
eo.wikipedia.org/wiki/Universitato_Kolumbio
Una curiosità: negli anni ’60-‘70 del secolo scorso, un altro professore di origine italiana, Mario Pei
it.wikipedia.org/wiki/Mario_Pei
eo.wikipedia.org/wiki/Mario_Pei
​insegnava filologia romanza alla Columbia University; Mario Pei scrisse, tra l’altro, il saggio “Wanted: a world language”, tradotto in italiano da Claudio Pontedera con il titolo “Cercasi una lingua mondiale” (la versione italiana è pubblicata nel numero 1972-178, dicembre 1972, della rivista “L’Esperanto”), in cui espresse valutazioni molto favorevoli sull’Esperanto.
Nel 1828, Lorenzo da Ponte prese la cittadinanza degli Stati Uniti d’America.
Nel 1833 fece amicizia con il patriota italiano Piero Maroncelli
it.wikipedia.org/wiki/Piero_Maroncelli
​anche lui emigrato a New York, ma per motivi politici (in altra occasione parlerò di lui e di un altro patriota italiano, Silvio Pellico).
Sempre nel 1833 (evidentemente non ammaestrato dalle precedenti sfortunate negative), Lorenzo da Ponte fondò a New York un teatro, chiamato “Italian Opera House”, inaugurato con “La gazza ladra” di Gioachino Rossini

Gioachino Rossini


Dopo due stagioni, però, l’impresa fallì, e qualche anno dopo l’edificio fu distrutto da un incendio.
Quando morì nel 1838, Lorenzo da Ponte fu sepolto nel vecchio cimitero cattolico di Manhattan (nella cosiddetta “Little Italy” degli emigrati italiani); ma nel 1848 le salme furono traferite nel nuovo cimitero del Calvario a Queens, ed i resti di da Ponte si confusero con gli altri, sicché oggi lo ricorda soltanto un cenotafio (sepolcro vuoto)
​Trascrivo la versione in Esperanto, di Tomaš Pumpr, di due arie da “Le nozze di Figaro”
it.wikipedia.org/wiki/Le_nozze_di_Figaro
eo.wikipedia.org/wiki/La_geedzi%C4%9Do_de_Figaro
www.librettidopera.it/zpdf/nozzefig.pdf
​Le versioni apparvero in origine su “La Nica Literatura Revuo” 1/1 (settembre-ottobre 1955), p. 30-31, e sono accessibili in rete sul sito di Don Harlow:
literaturo.org/HARLOW-Don/Esperanto/Literaturo/Revuoj/nlr/nlr11/kerubeno.html
Allego:
– un annullo postale italiano dell’1 settembre 1971, per la “Giornata culturale Vittorio Veneto-Salisburgo, L. da Ponte-W.A. Mozart”. È da sottolineare che la città di Vittorio Veneto è strettamente legata con le vicende della prima guerra mondiale, perché nelle sue vicinanze fu combattuta, nell’ottobre-novembre 1918, la battaglia decisiva, che condusse alla vittoria dell’Italia contro l’Austria-Ungheria
it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Vittorio_Veneto
tanto che la nazione uscita vittoriosa da quella guerra, dopo la disfatta di Caporetto/ Kobarid

Caporetto-Kobarid


e la strenua difesa sul Piave

Linio de Piave


è definita retoricamente “l’Italia di Vittorio Veneto”. È molto bello, quindi, che a distanza di decenni la città italiana di Vittorio Veneto abbia stretto amichevoli legami con la città austriaca di Salisburgo;
– l’immagine (da una vecchia cartolina) del “Burgtheater” di Vienna;
– la copertina del numero 1972-178 de “L’Esperanto”, dedicato alla traduzione italiana (“Cercasi una lingua mondiale”) del saggio di Mario Pei “Wanted: a world language”.


Atto primo, scena quinta (Unua akto, kvina sceno)

Ario de Kerubeno (N-ro 6)
Nova ĝojo, nova timo
min skuadas en animo.
Se ekvidas mi nun belan damon,
/: aĥ, mutiĝas mi pro lingvo-mank’ :/.
Jam la nomo de Amoro
min svenigas per langvoro,
sentas mi gehenan flamon,
/: pulsas pli, pulsas pli en mi la sang’ :/.
Nova ĝojo, nova timo
min skuadas en animo.
Se ekvidas mi nun belan damon,
/: aĥ, mutiĝas mi pro lingvo-mank’ :/.

Nun kie ajn mi staras,
nun kion ajn mi faras,
el kamp’, el arb’, el fonto
jen son’ de l’ am-rakonto:
pri tim’, deprim’, ekflamo,
sopir’, delir’ de l’ amo.
Kaj ĝojo kaj angor’
bolas en mia kor’.

Nun kie ajn mi staras,
nun kion ajn mi faras,
el kampo, monto,
el arb’ kaj fonto
eksonas rakonto:
pri tim’, deprim’, ekflamo,
sopir’, delir’ de l’ amo.
Kaj ĝojo kaj angor’
bolas en mia kor’.

La par’ sen ĉes’ alternas
kaj la batal’ eternas.
Nun mi ekkonis mem, mi mem,
dolĉon de am-ĉagren’.

Atto secondo, scena prima (Dua akto, unua scenio)

Kanzono de Kerubeno (n-ro 11)
Ho diru, damoj, spertaj pri kor’,
Ĉu min per amo trafis Amor’?
Nur vortoj kelkaj pri mia stat’,
june senhelpaj en la amad’.

Ĝojo ekĝermas en la anim’,
sed jam alternas kun ĝi la tim’.
Jen min trafluas arda gehen’,
jen min ekskuas frosto de trem’.
Aŭ mi deliras pro malesper’,
Aŭ mi sopiras, aĥ, pri ĥimer’.
Kanti mi volus, vagi sen cel’,
tuj mi ekplorus pro bagatel’.
Min dolĉe ligas sorĉa katen’,
kaj min plenigas milda ĉagren’.

Ho diru, damoj, spertaj pri kor’,
ĉu min per amo trafis Amor’?

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