Personaggi

Skanderbeg

Il 17 gennaio è il 550° anniversario della morte dell’eroe nazionale albanese Gjergj Kastriot Skënderbe, conosciuto anche come Gjergj Kastrioti Skanderbeg, Giorgio Castriota Scanderbeg, Georgo Kastriota Skanderbeg (1405-1468)
it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Castriota_Scanderbeg
eo.wikipedia.org/wiki/Gjergj_Kastrioti_Skanderbeg
​“Espero Katolika” 1991-9/10, in un articolo del tempo della caduta del regime comunista in Albania
www.esperokatolika.org/ek19911995/ek1991_0910.htm#5
​così ricorda, tra l’altro, le travagliate vicende di quel Paese:
>La kristana ĉeesto en Albanio komenciĝas je la pratempoj de Kristanismo – oni opinias, ke la Sidejo de Dures estas el apostola origino – kaj ĝi estis markita de la sango de multnombraj martiroj. En la 8-a kaj 9-a jarcentoj la Eklezio de Albanio rezistis kontraŭ la invadoj de barbaroj kaj, kvankam inter multaj malfacilaĵoj, ĝi trovis la forton akcepti kaj kristanigi la novajn loĝantarojn.
>Ekde la 14-a jarcento la lando devis alfronti la otomanojn. La plurjarcenta turka regado, laŭgrade starigita, ĉefe post kiam ĝi venkis en 1468 la heroecan reziston de la albana patrioto Georgo Castriota Skanderbeg, el kristana kredo, postlasis profundan spuron en la historio de Albanio.
(Traduzione:
>La presenza cristiana in Albania comincia nei primi tempi del Cristianesimo – si ritiene che la Sede di Durazzo sia di origine apostolica – ed è stata segnata dal sangue di molti martiri. Nei secoli 8° e 9° la Chiesa d’Albania resistette contro le invasioni dei barbari, e, sia pure tra molte difficoltà, trovò la forza di accogliere e cristianizzare le nuove popolazioni.
>Dal 14° secolo il Paese dovette affrontare gli ottomani. La secolare dominazione turca, stabilita gradualmente, soprattutto quando nel 1468 essa vinse l’eroica resistenza del patriota albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, di fede cristiana, ha lasciato una profonda traccia nella storia dell’Albania.
​In realtà, la conquista ottomana dell’Albania (malgrado l’eroica resistenza di Gjergj Kastriot, soprannominato dagli stessi ammirati ottomani “Skanderbeg”, o meglio “Skander Peg” – cioè “Principe Alessandro” oppure “Alessandro il Grande”-) ebbe conseguenze anche sull’Italia, perché intere comunità albanesi e greche si rifugiarono in Sicilia e nel meridione della penisola (in particolare, in Puglia, Calabria e Basilicata), attraversando l’Adriatico su imbarcazioni di fortuna (niente di nuovo sotto il sole!), portando con sé oggetti sacri, documenti, e tutto quello che poteva ricordare loro la patria che avevano dovuto abbandonare.
​Ancora oggi queste comunità sono presenti in Italia; hanno conservato l’antica lingua albanese (arbëreshe), protetta per legge, i riti religiosi (cattolici di rito greco), le usanze, i costumi. Presso Palermo, una cittadina si chiama proprio “Piana degli Albanesi”, “Hora e Arbëreshëvet” in arbëreshe
it.wikipedia.org/wiki/Piana_degli_Albanesi
eo.wikipedia.org/wiki/Piana_degli_Albanesi

si chiamava “Piana dei Greci” fino al 1941, quando, per la guerra con la Grecia, il nome fu polemicamente cambiato nell’attuale, comunque più esatto.
Una curiosità riguardo alla lingua: come detto, si tratta dell’antico albanese. Quando nel 1991 ci fu un’ondata di profughi dall’Albania, l’Esercito italiano pensò di risolvere le difficoltà linguistiche mobilitando i suoi soldati di lingua “albanese”; si scoprì che gli albanesi “italiani” non capivano quelli d’Albania, mentre molti albanesi d’Albania parlavano benissimo l’italiano, che avevano imparato dalla televisione.
​Tornando a Scanderbeg, a Roma c’è un monumento equestre in suo onore (opera di Romano Romanelli), in una grande piazza che dal 4 luglio 1940 si chiama “Piazza Albania”. Il monumento fu inaugurato il 27 ottobre 1940, alla vigilia dell’aggressione dell’Italia fascista alla Grecia nella seconda guerra mondiale, con l’impiego anche di truppe albanesi (tra albanesi e greci non corre buon sangue). La “giustificazione” del monumento fu trovata nel fatto che il 16 aprile 1939 l’Albania era stata annessa al Regno d’Italia, per cui Scanderbeg era diventato, in un certo senso, un eroe “italiano”. Il particolare curioso è che il monumento originale portava semplicemente l’indicazione “Giorgio Castriota Scanderbeg”, mentre nel 1968 il Comune di Roma vi aggiunse queste parole, che suscitarono polemiche: “Roma ricorda il V centenario della morte di Giorgio Castriota Scanderbeg impavido difensore della civiltà occidentale”.
​Scanderbeg soggiornò ripetutamente a Roma, perché cercava (senza successo) l’aiuto del Papa contro i turchi; la terza volta (1466-1467) fu ospitato da un mercante epirota, in un palazzetto nei pressi di Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi


nell’attuale piazza Scanderbeg, una delle prime a Roma a portare un nome straniero (presto corrotto dal popolino in “Scanna Becchi”).
​Una curiosità esperantista: in piazza Scanderbeg 85 aveva sede dal 1919 l’Istituto Romano di Esperanto, fondato da Bruno Migliorini
it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Migliorini
eo.wikipedia.org/wiki/Bruno_Migliorini
​Trascrivo:
– la recensione, di Renato Corsetti, del libro di Kristo Frashneri “Gjergj Kastrioti Skanderbeg Nacia Heroo de Albanio (1405-1468), Tirano 1992, Albana Esperanto-Ligo, trad. in Esperanto di Gafur Muĉo e Vasil Pistoli;
– un articolo di Radio Roma-Esperanto del 24 aprile 1939, con traduzione in italiano.
Allego:
– l’immagine del monumento romano a Skanderbeg;
– la prima pagina dello Statuto dell’Istituto Romano di Esperanto.


Se esperantisto eraras pro manko de scioj, neniu rajtas indigniĝi. Temas pri homo, kiu certe korektos sin, kiam li havos eblecon praktiki la lingvon. Tio, evidente, estas la kazo de la du tradukintoj de la ĉi-tie recenzata verko. Ili reaperis en la mondo post jardekoj da izoliĝo kaj, kiel unua ago, ili tradukis ĉi-tiun verkon kaj Albana Esperanto-Ligo eldonis gin.
Sed, se oni sukeesas preteratenti la lingvajn strangaĵetojn, oni trovas ke la verketo enhavas multon pripensindan. Temas pri unu el la grandaj eŭropaj historiaj okazaĵoj, kiu kutime estas prezentata ĉe ni kiel la lukto inter bonuloj kaj malbonuloj, inter civilizo kaj malcivilizo.
Se oni iom pli profunde rigardas la aferon, oni trovas la noblajn veneciajn kavalirojn, kiuj ĉefe interesiĝas pri sia komerco kaj tute pretas alianciĝi laŭokaze kun la turkoj kontraŭ la kristanoj; oni trovas la papojn, kiuj predikas al esence surdaj eŭropaj kristanaj ŝtatoj.
Pri ĉio ĉi temas la verko, kaj ĉio estas prezentata laŭ la vidpunkto de la albanoj, pri kiu vi malverŝajne sukcesas legi alie, ankaŭ se vi konas la anglan.
Renato Corsetti, “L’Esperanto” 1992-9, p. 8

RADIO ROMA – Esperanto 24..4.1939
LA ALBANA KRONO AL LIA MAJESTO LA REĜO IMPERIESTRO.
Albana delegacio estis akceptata de Lia Majesto la Reĝo Imperiestro, por la solena dono de la albana krono, kiu estas la sama, kiu kronis la frunton de la nacia heroo Georgo Castriota, nomita Scanderbeg. En tiu okazo estas eldiritaj gravaj paroladoj. Al la paroloj de prezidanto Verlaci, Lia Majesto la Reĝo Imperiestro respondis akceptante la oferon kaj promesante, ke Italujo intencas garantii la progreson de Albanujo kaj ĝian teritorian integrecon, kiu, se necese, trovos defendon en la valora itala armeo. En la sama posttagmezo la albana delegacio estis akceptata de la Duce, kiu, krom esti certiginta le respekton de la kutimoj, de la moroj kaj de la religioj, garantiis, ke la progreso de la nacio realiĝos en la limoj de la aŭtonomio.

(Traduzione):
LA CORONA D’ALBANIA A SUA MAESTÀ IL RE IMPERATORE
Una delegazione albanese è stata ricevuta da Sua Maestà il Re Imperatore, per la solenne consegna della corona albanese, che è la stessa che incoronò la fronte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota, detto Scanderbeg. In quella occasione furono pronunciati importanti discorsi. Alle parole del presidente Verlaci, Sua Maestà il Re Imperatore rispose accettando l’offerta e promettendo che l’Italia intende garantire il progresso dell’Albania e la sua integrità territoriale, la quale, se necessario, troverà una difesa nel valoro esercito italiano. Nello stesso pomeriggio la delegazione albanese è stata ricevuta dal Duce, il quale, oltre ad assicurare il rispetto degli usi, dei costumi e delle religioni, ha garantito che il progresso della nazione si realizzerà entro i limiti dell’autonomia.

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