Personaggi

August von Platen

Il 5 dicembre ricorre la morte (nel 1835) del poeta e drammaturgo tedesco August von Platen-Hallermünde (1796-1835), conosciuto come August von Platen
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Visse in Italia molti anni della sua breve vita (morì a 39 anni, a Siracusa).
In Italia è noto soltanto per la traduzione in lingua italiana, fatta da Giosuè Carducci
eo.wikipedia.org/wiki/Giosu%C3%A8_Carducci
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di una sua poesia (“Das Grab im Busento” – La tomba nel Busento), che racconta la leggenda della tomba del re dei Visigoti Alarico
it.wikipedia.org/wiki/Alarico_I
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morto in Calabria presso Cosenza dopo aver saccheggiato Roma (410), il quale sarebbe stato sepolto dai suoi (insieme con il suo tesoro) nel fiume Busento, prima deviato e poi ricondotto nel letto originario, allo scopo di nascondere il luogo della sepoltura ed evitare la sua profanazione.
La tomba non è mai stata ritrovata; a cercarla ci provò perfino Adolf Hitler, il quale inviò inutilmente una spedizione scientifica (guidata da Heinrich Himmler), nella speranza di recuperare la tomba del re “tedesco” che aveva umiliato l’Impero Romano.
Trascrivo la poesia, in tedesco, in italiano e nella traduzione in Esperanto di Leopold Kitzler.
In Esperanto esiste anche la traduzione di un’altra poesia di von Platen, “Tristan” (Kálmán Kalocsay, Tutmonda Sonoro, HEA Budapest 1981, p. 390).
Allego:
​- l’immagine del monumento a von Platen, nella città natale Hallermünde, da una vecchia cartolina;
​- un annullo postale italiano del 1977 per una mostra filatelica a Cosenza, con il ritratto di Alarico.


DAS GRAB IM BUSENTO

Nächtlich am Busento lispeln, bei Cosenza, dumpfe Lieder,
aus den Wassern schallt es Antwort, und in Wirbeln klingt es wider!

Und den Fluß hinauf, hinunter, ziehn die Schatten tapfrer Goten,
die den Alarich beweinen, ihres Volkes besten Toten.

Allzufrüh und fern der Heimat mußten hier sie ihn begraben,
während noch die Jugendlocken seine Schulter blond umgaben.

Und am Ufer des Busento reihten sie sich um die Wette,
um die Strömung abzuleiten, gruben sie ein frisches Bette.

In der wogenleeren Höhlung wühlten sie empor die Erde,
senkten tief hinein den Leichnam, mit der Rüstung, auf dem Pferde.

Deckten dann mit Erde wieder ihn und seine stolze Habe,
daß die hohen Stromgewächse wüchsen aus dem Heldengrabe.

Abgelenkt zum zweiten Male, ward der Fluß herbeigezogen:
mächtig in ihr altes Bette schäumten die Busentowogen.

Und es sang ein Chor von Männern: Schlaf in deinen Heldenehren!
keines Römers schnöde Habsucht soll dir je dein Grab versehren!

Sangen’s, und die Lobgesänge tönten fort im Gotenheere;
wälze sie, Busentowelle, wälze sie von Meer zu Meere!

August von Platen

LA TOMBA NEL BUSENTO

Cupi a notte canti suonano
da Cosenza su ‘l Busento,
cupo il fiume gli rimormora
dal suo gorgo sonnolento.

Su e giù pel fiume passano
e ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono,
il gran morto di lor gente.

Ahi sì presto e da la patria
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri
va la chioma al poderoso!

Del Busento ecco si schierano
su le sponde i Goti a prova,
e dal corso usato il piegano
dischiudendo una via nuova.

Dove l’onde pria muggivano,
cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.

Lui di terra anche ricoprono
e gli arnesi d’or lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!

Poi ridotto ai noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide
spumeggiar tra le due sponde.

Cantò allora un coro d’uomini:
“Dormi, o re, nella tua gloria!
Man romana mai non violi
la tua tomba e la memoria!”

Cantò, e lungo il canto udivasi
per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare.

August von Platen, trad. Giosuè Carducci

LA TOMBO EN BUSENTO

Strangaj kantoj ĉe l’ Busento,
ĉe Cosenza, nokte sonas;
jen respondo el la ondoj,
kaj turnakvoj ĝin redonas.

Ĉe l’ rivero, tien, reen,
Gotoj migras kun doloro,
priplorante Alarikon,
la plej grandan en la gloro.

Ho, tro frue, en fremdlando
lin fatalo entombigis,
dum junulaj, blondaj haroj
liajn ŝultrojn enkadrigis.

Ĉe la bordoj de l’ Busento
klopodante ili staris
flankenigi la riveron,
defluejon novan faris.

Nun elfosis grandan tombon
sekigita en la valo
kaj enmetis la mortinton,
kun armiloj sur ĉevalo.

Poste kovris lin per tero,
lin kun lia posedaĵo;
por ke kresku sur la tombo
ŝveliĝante la fluaĵo.

Nun revenis la rivero
deturnita duan fojon;
ŝaŭmis la Busentaj ondoj,
sekvis la malnovan vojon.

Kaj en ĥoro viroj kantis:
“Dormu vi en heroeco!
Kaj neniam malhonoru
vin fremdlanda avideco!”.

Kantis; kaj ilia kanto
resonadis tra Gotaro;
portu ĝin, Busenta ondo,
portu ĝin de mar’ al maro!

August von Platen, trad. Leopold Kitzler
(el “Konkordo – organo de sudslavaj esperantistoj” januaro 1925)

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