Personaggi

John Milton

L’8 novembre ricorre la morte (nel 1674) dello scrittore, poeta, politico e teologo inglese John Milton (1608-1674)
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​famoso soprattutto per il poema epico “Paradise Lost” (tradotto in italiano con il titolo “Il Paradiso perduto”, ma talvolta anche “La perdita del Paradiso”), che – al pari dei suoi saggi teologici, pubblicati prudentemente dopo la morte – sono tutt’altro che in accordo con la teologia ufficiale, con una sostanziale rivalutazione di Satana.
​Poiché Milton divenne cieco più di venti anni prima della morte, fu costretto a dettare l’opera (“Literatura Mondo” 1922-2, p. 34, riproduce il dipinto di Mihály Munkácsy “Milton detta il Paradiso perduto”). Ridotto in povertà, vendette i diritti dell’opera per dieci sterline.
Da un punto di vista linguistico, Milton presenta aspetti interessanti: costrutti insoliti, termini strani, parole utilizzate secondo l’uso straniero, fanno sì che la sua lingua inglese si allontani dal comune linguaggio parlato, assumendo una veste maestosa ed erudita: in pratica, qualcosa di simile a quello che avviene nell’uso letterario italiano.
In Esperanto, esiste la versione di due sonetti:
– “Pri sia blindeco” (Sulla sua cecità), trad. L.N.M. Newell, in “La Nica Literatura Revuo” 1961-34 (marzo-aprile 1961), p. 133, accessibile in rete sulla pagina di Don Harlow
literaturo.org/HARLOW-Don/Esperanto/Literaturo/Revuoj/nlr/nlr64/blindeco.html
“To the Nightingale”, tradotto da Kálmán Kalocsay con il titolo “Al najtingalo” e pubblicato nel primo volume di “Tutmonda sonoro”, p. 336:
​Trascrivo “To the Nightingale” – Al Najtingalo, in inglese e in Esperanto, ed allego un ritratto dell’autore.


SONNET TO THE NIGHTINGALE

O Nightingale that on yon blooming spray​
warblest at eve, when all the woods are still,​
thou with fresh hopes the lover’s heart dost fill,​
while the jolly Hours lead on propitious May.

Thy liquid notes that close the eye of Day,
first heard before the shallow cuckoo’s bill,​
portend success in love. O if Jove’s will​
have linked that amorous power to thy soft lay,

now timely sing, ere the rude bird of hate​
foretell my hopeless doom, in some grove nigh;
as thou from year to year hast sung too late

for my relief, yet had’st no reason why.​
Whether the Muse or Love call thee his mate,​
both them I serve, and of their train am I.​

John Milton

AL NAJTINGALO

Ho najtingal’, en arbetaĵ’, sub floroj
trilanta, dum en mut’ la boskoj dronas,
per freŝa fid’ vi aman koron zonas,
dum Majon danci gvidas gajaj Horoj.

Enlulas tagon viaj trilsonoroj.
Vin aŭdi, antaŭ ol kukol’ eksonas,
signas am-venkon! Ho, se al vi donas
Jupitro ĉi am-povon super koroj,

nun, antaŭ ol eksonos en branĉeto
la Fata Bird’ kun misaŭgura kri’,
ho, kantu! Tro malfruis vi je l’ peto

de jar’ al jar’. Kaj kial? Sen raci’:
ĉu Muz’, ĉu Am’ vin nomas kunuleto,
ja ilin ambaŭ servas, sekvas mi.

John Milton, trad. Kálmán Kalocsay
(“Tutmonda sonoro”, 1981, p. 336)

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