Personaggi

Gioachino Rossini

Il 13 novembre ricorre la morte (nel 1868) del compositore italiano (marchigiano, nato a Pesaro e per questo soprannominato “Il cigno di Pesaro”) Gioachino Rossini (1792-1868), conosciuto anche come Gioacchino o Giovacchino
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​Attivo in vari generi musicali (farse, commedie, tragedie, ma anche musica sacra, ad esempio “Stabat Mater” e Petite messe solennelle”, e musica da camera), Rossini è famoso soprattutto per decine di opere liriche, in particolare “Il barbiere di Siviglia” e “Guglielmo Tell”.
I numerosi biografi (a partire da Stendhal) hanno descritto Rossini in molte contrastanti maniere: depresso e collerico, ma anche amante della buona tavola (molte ricette culinarie portano il suo nome) e delle belle donne. C’è anche chi lo ha definito pigro, soprattutto perché smise di comporre per la lirica a 37 anni, all’apice del successo, ritirandosi a vita privata; ma non si può dimenticare che la sua produzione è quantitativamente enorme, e molte sue opere sono ancora oggi molto popolari (anche se proprio “Il barbiere di Siviglia”,
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al suo debutto nel 1816 al Teatro “Argentina” di Roma, fu un solenne fiasco, addirittura con tafferugli tra gli spettatori).
Rossini morì a Parigi, dove si era trasferito per motivi politici; sepolto in un primo tempo nel cimitero parigino di Père Lachaise, nel 1887 fu traslato in Italia e tumulato nella basilica di Santa Croce a Firenze, che accoglie le “itale glorie”.
In Esperanto esiste la versione (di Alessandro Mazzolini, nella “Itala esperanta Revuo” 1927-3, p. 52) dell’aria dal Barbiere di Siviglia “La calunnia è un venticello”, che trascrivo in italiano e in lingua internazionale (“Kalumni’ venteto estas”).
​Allego:
​- una cartolina maximum con il ritratto di Rossini ed il francobollo italiano del 1942 per il 150° anniversario della nascita;
​- il francobollo italiano del 1968 per il centenario della morte.


LA CALUNNIA

La calunnia è un venticello,
un’auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s’introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola già di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un’esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.

(Testo di Cesare Sterbini, musica di Gioacchino Rossini –
dal “Barbiere di Siviglia”)

LA KALUMNIO

Kalumni’ venteto estas
aertremo tre ĝentila:
sen impreso, sen alarmo,
altirante per la ĉarmo,
ekbrueti emas ĝi.

Jen singarde, ne kriante,
dolĉe, preskaŭ silabante,
ĝi ekiras, ĝi subiras,
la orelojn ĝi eniras,
kun lertec’ eniĝas ĉien;
komenciĝas la kriado,
ĉiu cerb’ konfuza jen.

Foririnte el la buŝo
kreskas ĉiam la bruaro,
superflugas la kriaro,
uragano jen, tondrado,
kiu en l’ arbara brusto
per grumblego, per fajfado
vin frostigas pro terur’.

Fine krevas kaj elfluas
kiel lafo de vulkano:
ĝi muĝanta jen tondraro,
pafadanta kanonaro,
lavangaro glitfalanta,
fulmotondro kun tertremo
tra bruega la aer’.

Kaj al la viktim’ mizera
en honteg’, en ĉagrenego,
de l’ popol’ sub la kriego,
ho ve, krevi restas nur!

Teksto de Cesare Sterbini, muziko de Gioacchino Rossini –
el la komika verko: «La Barbiro de Sevilo»
trad. Alessandro Mazzolini
(“Itala esperanta Revuo” 1927-3, p. 52)

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