Il 30 ottobre ricorre la morte (nel 1956) dello scrittore spagnolo di lontana origine italiana Pío Baroja y Nessi (1872-1956)
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noto soprattutto per l’opera “El árbol de la ciencia” (L’albero della scienza).
Personalità estremamente complessa, tendente allo scetticismo ed al pessimismo, Baroja, pur essendo nato ed in parte vissuto nei Paesi baschi, ebbe in abominio (come il suo conterraneo Miguel de Unamuno) il nazionalismo basco; simpatizzò per le dottrine anarchiche, ma ritenne che l’anarchia non potesse essere la soluzione ai problemi del mondo; era ateo ed anticlericale, ma anche anticomunista; nel 1936, durante la guerra civile spagnola, fu arrestato dai carlisti (nazionalisti e monarchici), ma poi scrisse contro la Repubblica, e nel 1938 giurò come membro dell’Instituto de España (Istituto di Spagna, che raggruppava le Accademie Reali); al suo funerale fu presente il ministro franchista dell’Educazione nazionale (e questo non solo perché Baroja era membro della “Real Academia Española” – Accademia Reale Spagnola, Accademia della lingua spagnola), però tra coloro che portarono la sua bara ci fu Ernest Hemingway
si occupò attivamente di occultismo.
Lo stile di Baroja si caratterizza per i periodi brevi, per il linguaggio colloquiale, per la rapidità narrativa.
In Esperanto esiste la traduzione di due sue opere:
– “El árbol de la ciencia” (La arbo de sciado), trad. Fernando de Diego, Stafeto, La Laguna 1973;
- “Susana y los cazadores de moscas” (Susanna e i cacciatori di mosche – Suzana kaj la ĉasistoj de muŝoj), trad. Joxemari Sarasua, Eŭska Esperanto-Asocio e Fundación Esperanto, Zaragoza 2004.
Una recensione (di Petro Braŭn) di “Suzana kaj la ĉasistoj de muŝoj” è apparsa in Beletra Almanako numero 3, settembre 2008, p. 77-78.
Allego:
- una caricatura di Pío Baroja, con il caratteristico basco;
– la copertina di “La arbo de sciado”;
– la copertina di “Suzana kaj la ĉasistoj de muŝoj”.