Il 30 marzo è l’anniversario della morte (nel 1202) dell’abate, teologo, pensatore, riformatore e scrittore italiano (calabrese) Gioacchino o Giovacchino da Fiore (1130-1202).
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Si tratta di una figura molto controversa: i suoi seguaci lo venerano come Beato (malgrado vari tentativi infruttuosi affinché fosse proclamato tale anche ufficialmente),
ed anzi propugnano che venga dichiarato “Dottore della Chiesa” in grazia dei suoi studi sui rapporti tra Antico e Nuovo Testamento; ma in passato ebbe dei problemi con le autorità religiose, perché alcune sue teorie, molto originali, furono giudicate eretiche.
Sebbene lui non abbia mai detto di avere virtù profetiche, tali virtù gli sono state attribuite dalla voce popolare; del resto, il favore con cui la gente ha guardato e guarda a questo personaggio è dimostrato da diversi fatti:
– Dante Alighieri lo cita nella Divina Commedia (Paradiso 12, 139-140), ponendolo accanto a Santi quali Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d’Aquino:
lucemi dallato
il calavrese abate Giovacchino
di spirito profetico dotato.
– il pensiero di Gioacchino da Fiore (ininterrottamente studiato ed approfondito da otto secoli) ha influenzato e influenza i movimenti cattolici (laici e religiosi) che auspicano una Chiesa spirituale, tollerante, ecumenica, la quale prenda il posto della vecchia Chiesa dogmatica, gerarchica, troppo materiale;
– la tomba di Gioacchino, nell’abbazia di San Giovanni in Fiore da lui fondata sulla Sila, è meta di devoti pellegrinaggi;
– secondo alcuni studiosi, Gioacchino da Fiore è alla base della diffusione in Italia del nome Gioacchino.
Allego un annullo postale, usato a Cosenza il 6 aprile 1984 in occasione delle “onoranze a Gioacchino da Fiore”; è da notare che l’annullo utilizza il nome “Gioacchino” nella didascalia, ma riporta correttamente l’espressione dantesca “il calavrese abate Giovacchino” con il nome nella forma “Giovacchino”.
