Personaggi

Domenico Cimarosa

Il 17 dicembre è l’anniversario della nascita (nel 1749, ad Aversa presso Napoli) del compositore italiano Domenico Cimarosa (1749-1801),

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oggi un po’ dimenticato, ma che un tempo era non solo famoso, ma addirittura proposto (anzi, imposto) agli alunni italiani della terza classe elementare, come risulta dai programmi ministeriali di insegnamento del 1934:

>Canti all’unisono: preghiere, canti patriottici, stornellate popolari locali. Facili canti d’autore (Paisiello, Cimarosa, Donizetti, ecc.; raccolta del Tosti e del Favara, ecc.) oltre quelli del “Canzoniere”. Canti eseguiti all’aperto, marciando.

Quanto all’importanza di Cimarosa nella cultura musicale napoletana, trascrivo (con traduzione in italiano) un brano di una conferenza di Nicolino Rossi dell’agosto 1997 su “La napolaj kanzono kaj poezio” (La canzone e la musica napoletane), pubblicata su “Literatura foiro” 170/1997.

Allego il francobollo italiano del 2001, su bozzetto di Antonio Ciaburro, per il secondo centenario della morte di Domenico Cimarosa.


(segue traduzione in italiano)

La sociaj kaj moralaj kondiĉoj de la napola popolo fine de la deksepa kaj komence de la dekoka jarcentoj estis katastrofaj. Post pluraj eksterlandaj regadoj Napolo falis al fundo de plej nigra mizero, sed ĝia popolo daŭre elverŝis surstraten sian vivelanon per la eterna kantemo. 

La popolo ofte senbridiĝas per freneza dancado de Tarantelo, kiu pli kaj pli fariĝas modo de ĉiuj popoltavoloj. Sed la ekesto de melodramo igas la dekokan jarcento de la teatro, kaj ne de la kanzono. Tial en Napolo estas konstruataj sinsekve pluraj famaj teatroj, inter kiuj la teatro Sankta Karlo, en 1737. La disvastigo de melodramo troigas la scenejan aparataron kaj ties muzikan kompleksecon. Tial por malpezigi tiajn teatroaranĝojn oni eksentas la neceson enkonduki “intermezajn paŭzojn” kun pli leĝeraj muzikaĵoj aŭ popolaj vivscenoj el la ĉiutagaĵo. El tio ekestas la Dialekta Komedio kaj la Farsopero kun partopreno de famaj tiutempaj muzikverkistoj, kiel Scarlatti, Paisiello, Pergolesi, Cimarosa ktp. 

Tiel oni revenas al la fontoj de la popola kanto, ĉar tiuj muzikverkistoj ne disdegnas alpreni el la popolbuŝo la plej famajn popolkantojn kaj, tralaborite, ilin plekti en siajn farsoperojn.

La dekoka jarcento, la jarcento de la melodramo kaj farsopero, finiĝas per la mallongdaŭra kaj tragika Napola Respubliko (1799) kun mortekzekutoj kaj eŝafodoj kaj la reveno de la Burbona Dinastio, kiu dekumis senkompate la aristokratan kaj burĝan intelektularon napolan, kiu estis klopodinta enkonduki liberon kaj demokration. 

°°°°°

(traduzione):

Le condizioni sociali e morali del popolo napoletano alla fine del diciassettesimo e all’inizio del diciottesimo erano catastrofiche. Dopo numerose dominazioni straniere, Napoli cadde al fondo della miseria più nera, ma il suo popolo continuò a riversare per le strade il suo slancio vitale mediante l’eterna voglia di cantare.

Il popolo si scatena spesso nella frenetica danza della “Tarantella”, che diventa sempre più una moda di ogni strato sociale. Ma la nascita del melodramma rende il diciottesimo secolo il secolo del teatro, non della canzone. Perciò a Napoli sono costruiti uno dopo l’altro molti famosi teatri, tra cui il Teatro San Carlo nel 1737. La diffusione del melodramma porta all’eccesso gli apprestamenti di scena e la complessità della musica. Quindi, per alleggerire le rappresentazioni teatrali,  si avverte la necessità di introdurre “pause di intervallo”, con musiche più leggere o scene popolari della vita di ogni giorno. Da questo nascono la Commedia Dialettale e l’Opera Buffa, con la partecipazione di compositori all’epoca famosi, come Scarlatti, Paisiello, Pergolesi, Cimarosa ecc. 

Così si ritorna alle fonti del canto popolare, perché quei compositori non disdegnano di prendere dalla bocca del popolo i canti popolari più famosi, e, dopo averli elaborati, inserirli nelle loro opere buffe.

Il diciottesimo secolo, il secolo del melodramma e dell’opera buffa, si conclude con l’effimera e tragica Repubblica Napoletana (1799), con esecuzioni capitali e patiboli e il ritorno dei Borbone, che decimò spietatamente la “intellighenzia” aristocratica e borghese napoletana, che aveva cercato di introdurre libertà e democrazia.

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