Personaggi

Francesco Saverio Nitti

Il 19 luglio è l’anniversario della nascita (nel 1868) del politico italiano (lucano) Francesco Saverio Nitti (1868-1953),
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Presidente del Consiglio dei Ministri (1919-1920) e più volte Ministro, perseguitato dal fascismo e per questo rifugiato all’estero.
Dopo la prima guerra mondiale fu autore di un libro (“Europa am Abgrund”, L’Europa sull’abisso) apparso anche in Esperanto (“Eŭropo ĉe la Abismo”). Trascrivo il testo di una recensione (in italiano) pubblicata nel numero 1924/8,9 (agosto-settembre 1924) della “Itala Esperanta Revuo”. In base alla sigla E.M., la recensione è dovuta ad Elio Migliorini.
Nella “Enciklopedio de Esperanto (1933), sotto il nome del traduttore “Kreuz”, è citata anche un’altra opera di Nitti tradotta in Esperanto, “Eŭropo sen paco” (L’Europa senza pace), Francoforte 1926, con l’annotazione: “stampata, ma trattenuta dalla casa editrice” (non ne conosco il motivo: forse ciò è dovuto al fatto che dal 1925 Nitti si rifugiò all’estero, e quindi il possesso delle sue opere fu probabilmente vietato in Italia, e che nel 1933 il nazismo prese il potere in Germania).
Allego il francobollo italiano del 1985, su bozzetto di Eros Donnini, per Villa Nitti a Maratea (provincia di Potenza, regione Basilicata),
it.wikipedia.org/wiki/Villa_Nitti
attualmente sede di una Fondazione culturale che si occupa del pensiero politico di Francesco Saverio Nitti, particolarmente impegnato nella valorizzazione del Meridione d’Italia.


RECENZAJ NOTOJ

F. NITTI: Eŭropo ĉe la abismo, Frankfurt a. Main, Frankfurter Societäts-Druckerei G. m. b. H., esperanta truduko de R. Kreuz, pp. 178 kaj bildo de la aŭtoro, prezo ormarkoj 2,40.

Il libro di Francesco Nitti, presidente del consiglio dei ministri in Italia dal giugno 1919 al giugno 1920, che appare ora in veste esperantista, è una traduzione del volume tedesco intitolato Europa am Abgrund, che a sua volta era una riduzione dei due noti libri del Nitti, L’Europa senza pace e La decadenza dell’Europa.
L’Europa dopo quattro anni di guerra non è riuscita a ritrovare la pace. Non ha posto cioè nei trattati, sottoscritti con spirito più o meno leale, quelle condizioni che pur tenendo conto della pena dovuta al peccato e del risarcimento relativo al danno, conciliino il vincitore col vinto; riconducano l’armonia, la concordia, la collaborazione fra i nemici di ieri legandoli nell’opera di ricostruzione e facendone gli artefici della vera pace. I famosi principi posti nei quattordici punti di Wilson furono violati nei trattati di pace, poi nel trattato tipo di Versailles, poi in quelli del Trianon, di Neuilly, di Sèvres. I principi di nazionalità e di libertà furono offesi, si crearono militarismi pericolosi e imperialismi megalomani. Così le ideologie dei vinti passarono tutte nel campo dei vincitori, che si sforzarono di tradurle in pratica. Unico rimedio, e qui l’opera del Nitti si fa positiva e costruttiva presentando un piano di revisione dei trattati, è ritornare indietro, porre dei limiti alle domande indiscrete ed eccessive da una parte, alla resistenza passiva o attiva dall’altra. Questo è il contenuto del libro, che naturalmente non è qui il caso di discutere, ma che in ogni modo nessuno potrà negare essere di capitale importanza.
Il fatto che una delle più grandi case tedesche, l’editrice della Frankfurter Zeitung stampa in Esperanto un’opera come questa, diretta ad un pubblico vastissimo, è della massima importanza. — Nessun esperantista italiano, qualunque siano le sue idee politiche, potrà certo mancare di questo libro che oltre ad avere il merito di essere scritto colla massima convinzione, si presenta, dato il suo prezzo, come un efficace mezzo di propaganda esperantista.
La traduzione è preceduta da un’apposita prefazione in cui il Nitti dice fra l’altro dell’Esperanto:
«Esperanto reprezentas unu el la plej grandaj eksperimentoj en la historio de la kulturo. Mi esperas, ke ĝi rapide fariĝos la plej granda helpilo por la unuigo de la popoloj.
La ideo, ke homoj, konservante la propran nacian lingvon, por la rilatoj al la diversaj popoloj uzas lingvon, pli regulan, pli perfektan, pli facile lerneblan ol ĉiuj aliaj naturaj lingvoj de l’ homaro estas nobla klopodado de l’ homa inteligenteco.
Tio, kio nun plej malfaciligas la rilatojn inter la popoloj estas, ke ili ne komprenas unu la alian kaj ke la diverseco de la sentoj estas ankoraŭ pli granda ol la diverseco de la lingvoj.»

(traduzione):
«L’Esperanto rappresenta uno dei più grandi esperimenti nella storia della cultura. Spero che divenga rapidamente il maggiore ausilio per l’unione dei popoli.
L’idea che gli uomini, conservando la propria lingua nazionale, usino per i rapporti con i diversi popoli una lingua più regolare, più perfetta, che può essere appresa più facilmente di tutte le altre lingue naturali dell’umanità, è un nobile sforzo dell’intelligenza umana.
Quello che ora rende maggiormente difficili i rapporti tra i popoli è il fatto che essi non si capiscono l’un l’altro, e che la diversità dei sentimenti è ancora più grande della diversità delle lingue.»
E. M. (Elio Migliorini)
“Itala Esperanta Revuo” 1924-8,9 (aŭgusto-septembro/ agosto-settembre 1924)

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