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Titanic

Nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912, durante il viaggio inaugurale, il transatlantico britannico “Titanic”, modernissimo e considerato inaffondabile, urtò contro un iceberg nell’Oceano Atlantico, e nelle prime ore del 15 colò a picco, trascinando con sé circa 1.500 persone
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Molti uomini, constatato che non c’erano abbastanza lance di salvataggio, continuarono impassibili a giocare a carte; l’orchestra di bordo continuò a suonare fino alla fine (tutti i musicisti morirono nel naufragio); l’ultimo brano fu un inno cristiano, Nearer, My God, to Thee (Più vicino, mio Dio, a Te)

La vicenda è stata raccontata nel 1997 in un film colossal di James Cameron, che ha come protagonisti Leonardo Di Caprio e Kate Winslet
it.wikipedia.org/wiki/Titanic_(film_1997)
eo.wikipedia.org/wiki/Titanic_(1997)
La cosa impressionante è che nel 1898, quattordici anni prima della tragedia, lo scrittore statunitense Morgan Robertson
it.wikipedia.org/wiki/Morgan_Robertson
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aveva pubblicato un romanzo, dal titolo Futility, or the Wreck of the Titan, in cui aveva descritto la storia di un transatlantico chiamato Titan, il più grande mai costruito e considerato inaffondabile, che nel mese di aprile finisce in rotta di collisione con un iceberg nel Nord Atlantico naufragando in poche ore; anche altri dettagli appaiono incredibilmente simili alla tragedia del Titanic, ad esempio la stazza (46.000 tonnellate), la lunghezza (243 metri), la velocità di collisione (25 nodi), l’ora (intorno a mezzanotte), lo scarso numero di lance di salvataggio.
Insomma, o Morgan Robertson era un grande veggente, oppure era un grandissimo jettatore.
Al di là della tragedia umana, il naufragio del Titanic segnò la fine un’epoca, perché mise in evidenza l’illusorietà della fiducia assoluta nella moderna tecnologia, ed anche il fatto che nelle grandi tragedie tutti sono coinvolti, ricchi e poveri, come risultò chiaro appena due anni dopo, con lo scoppio della prima guerra mondiale. Il naufragio del “Titanic” è anche un esempio di una società che, mentre sta andando in rovina, non si preoccupa di quello che accade, ma rimane indifferente o addirittura continua a divertirsi.
Allego:
– un’immagine della tragedia del “Titanic”, da una cartolina dell’epoca;
– le pagine 420 e 421 de “La Revuo” VII, 1912-1913, con lo spartito dell’inno suonato mentre il Titanic affondava.

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