Secondo le più attendibili ricostruzioni, il viaggio immaginario nell’oltretomba narrato nella “Divina Commedia”
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iniziò venerdì 8 aprile 1300. Ecco come si è arrivati a definire questa data.
Anzitutto l’anno, 1300, si ricava dai primi versi (Inferno 1,1-3):
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
En mezo de l’ vojaĝ’ de nia vivo
en arbareg’ obskura mi troviĝis
(trad. Peterlongo)
Je l’ vojomez’ de nia vivo tera
mi trovis min en arbareg’ obskura
(trad. Kalocsay)
En mezo de la voj’ de vivo nia
mi trovis min en arbareg’ obskura
(trad. Dondi)
Ora, secondo il Salmo 90 (89), 10, la vita media degli uomini è (o meglio, era) di 70 anni:
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti
La daŭro de nia vivo estas sepdek jaroj,
kaj ĉe forteco okdek jaroj
Poiché Dante era nato nel 1265, aveva raggiunto la metà della vita (35 anni) appunto nel 1300: un anno, oltretutto, dalla forte valenza simbolica, per via del primo Giubileo, con la connessa speranza di un rinnovamento spirituale e politico.
Inoltre, Casella (Purgatorio 2,98-99) accenna al fatto che il Giubileo è iniziato da tre mesi, dunque siamo nella primavera del 1300:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace.
Tamen de tri monatoj ĉiun prenis,
kiu eniri volis, li paceme.
(trad. Peterlongo)
de tri monatoj li kun plena paco
la dezirantajn iri enakceptis.
(trad. Dondi)
Il diavolo Malacoda, poi (Inferno 21,112-114), afferma che il ponte roccioso è crollato il giorno della morte di Cristo a causa del terremoto che sconvolse la terra, ed aggiunge che il giorno precedente a quello in cui parla, cinque ore dopo quella presente (quindi, a mezzogiorno), si erano compiuti esattamente 1266 anni da quel giorno:
Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta,
mille dugento con sessanta sei
anni compié che qui la via fu rotta.
Hieraŭ, horojn kvin post nuna horo,
mil ducent sesdek ses finiĝis jaroj
post kiam tie ĉi la voj’ rompiĝis.
(trad. Peterlongo)
Hieraŭ, horojn kvin post ĉi minuto
kaj antaŭ mil ducent sesdekses jaroj
rompiĝis ja ĉi tiu voj’ en tuto.
(trad. Kalocsay)
Hieraŭ, jam kvin horojn post la jena,
antaŭ mil ducent sesdek kaj ses jaroj
falis la pont’ en ruiniĝo plena.
(trad. Dondi)
Ebbene, secondo la tradizione corrente all’epoca di Dante, Cristo morì nell’anno 34 (ovviamente, dopo Cristo), quindi 34+1266 = 1300.
Stabilito l’anno, viene di conseguenza il giorno; alla notte tra giovedì 7 e venerdì 8 aprile (in relazione alla Pasqua, che quell’anno cadde il 10 aprile) Dante allude in alcuni versi, in cui dice che la notte precedente al giorno in cui si smarrì nella selva c’era il plenilunio (e la Pasqua cristiana è la prima domenica dopo il plenilunio di primavera):
Inferno 20, 127:
e già iernotte fu la luna tonda:
hieraŭ nokte estis la plenluno:
(trad. Peterlongo)
kaj jam hieraŭ plenis la lunbrilo;
(trad. Kalocsay)
kaj jam hieraŭ plenis la lunrondo;
(trad. Dondi)
Purgatorio 23, 118-121:
Di quella vita mi volse costui
che mi va innanzi, l’altr’ier, quando tonda
vi si mostrò la suora di colui»,
e ‘l sol mostrai;
El tia vivo li min tiris, kiun
sekvadas mi, antaŭhieraŭ, kiam
aperis ronda la fratin’ de tiu»;
mi sunon montris.
(trad. Peterlongo)
De tiu vivo li min malimplikis
antaŭhieraŭ, kiam ronda plenis
ĝia fratin’ (la sunon mi indikis);
(trad. Dondi)
Allego:
– le buste primo giorno (FDC) dei francobolli vaticani emessi nel 1965 in occasione del 700° anniversario della nascita di Dante Alighieri (1265-1321), con il ritratto del poeta e tre scene della Divina Commedia (rispettivamente, Inferno, Purgatorio e Paradiso). L’annullo dice in latino: “Suae gentis imperitura gloria unitatis assertor populorum divus poeta fidem cecinit divine” (Gloria imperitura della sua gente assertore dell’unità dei popoli poeta divino cantò divinamente la fede);
– il foglietto emesso dalle Poste Italiane nel 2009 (congiuntamente con il Vaticano e San Marino), con il relativo annullo speciale, in occasione della “Giornata della lingua italiana”; il francobollo riproduce una miniatura del codice Urbinate latino 365, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, che presenta Dante davanti alle tre fiere (lonza, leone, lupa). È presente il terzo verso dell’Inferno: “Ché la diritta via era smarrita”.