La corsa dell'uomo, nella millenaria ricerca di una lingua universale, ha portato, finalmente, alla conquista di una più rapida comunicazione, con una lingua ausiliare: l’Esperanto ed il suo carattere sociologico
La tesi argomenta che l’uso di una lingua artificiale è possibile, in quanto siamo lontani dai Romantici che ritenevano che la lingua fosse il prodotto del popolo che la parla, mentre essa è un fenomeno sociale che non obbedisce a leggi biologiche, non nasce spontanea, ma si evolve secondo la volontà, il bisogno e la cultura degli uomini. Da questo punto di vista, artificiali sono anche il sanscrito e il neoebraico. E l’esperanto risponde ad un preciso bisogno sociale sentito da tempo di avere un mezzo di comunicazione adeguato a portata di tutti. L’autore descrive l’applicazione dell’Esperanto nei diversi campi della vita sociale (dai media all’università) ed è particolarmente sensibile alla questione del plurilinguismo, in quanto scrive in una regione plurilingue come la Calabria. Interessante la descrizione dell’esperimento della scuola “Oltresavio” di Cesena per la maniera, in cui l’insegnamento dell’Esperanto si è armonizzato con le altre materie con mutuo beneficio.
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Istituto Superiore di Scienze Sociali - Cosenza
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