Riuniti a Torino gli irriducibili dell'esperantoIl presidente: "Vivo e facile. Il suo futuro è nei ragazzi"(Cristina Insalaco, La Stampa, 24 agosto 2011)«L'esperanto è la mia identità». Probal Dasgupta, presidente dell'associazione mondiale esperantista, nato a Calcutta e vissuto in America, si sente addosso un'unica cultura: quella esperantista. Professore di linguistica, 57 anni, si è avvicinato all'esperanto da autodidatta: «Da piccolo, prima una malattia mi ha bloccato a letto per 4 mesi, poi gli amici con cui giocavo a calcio mi hanno cacciato dalla squadra perché ero scarso: ho iniziato così ad avere tantissimo tempo libero e ho deciso di dedicarlo allo studio di nuove lingue. Ne cambiavo una ogni sei mesi». Passando dall'arabo al russo è approdato all'esperanto. E se n'è innamorato. «La cosa più bella è che dà amicizie che durano per sempre - continua Probal -, è come un piccolo microcosmo di valori ed ideali che funziona». Probal Dasgupta sull'esperanto ha tradotto 50 poemi del poeta indiano Tagore, ha scritto 400 pubblicazioni, ed è attivista da oltre 40 anni. Ma diventa ancora rosso dall'imbarazzo se qualcuno lo chiama «presidente»: «Quando mi hanno proposto di candidarmi ho risposto: non c'è nessun altro?». Forse non sarà perfetta, ma guardando il futuro per lui è l'unica lingua possibile. «È viva, trasparente, logica, semplice e immensa - conclude Dasgupta - e il suo destino è nelle mani dell'energia dei giovani».