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Giornata della Lingua Madre

Nel novembre 1999 l’Assemblea Generale dell’UNESCO dichiarò il 21 febbraio “Giornata internazionale della Lingua Madre”, in ricordo del 21 febbraio 1952, in cui alcuni studenti furono uccisi dalla polizia a Dacca, la capitale dell’attuale Bangladesh, mentre manifestavano per il riconoscimento della loro lingua, il bengalese, come una delle due lingue nazionali dell’allora Pakistan.

La Giornata ha lo scopo di “promuovere la conservazione e la salvaguardia di tutte le lingue usate dalle popolazioni del mondo”, favorendo la diversità culturale, oggi minacciata di estinzione: il mantenimento della propria individualità, accompagnato da uno sviluppo del plurilinguismo e soprattutto del pluriculturalismo, è essenziale per la conservazione del proprio patrimonio culturale, rifuggendo al tempo stesso da una squilibrata cultura “a senso unico”.

Gli esperantisti sono da sempre in prima linea nella difesa della “lingua materna”, che sarebbe favorita dall’uso, per i rapporti internazionali, di una lingua “neutrale” come l’Esperanto, che mette tutti sullo stesso piano senza privilegi né discriminazioni.

 

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La situazione in Italia:

l’art. 6 della Costituzione italiana afferma:

“La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.

L’articolo è incompleto: se in Italia vi sono “minoranze linguistiche”, questo significa che vi è una “maggioranza linguistica”; ma non viene detto quale sia questa “maggioranza”, cioè non viene affermato espressamente che la lingua italiana sia la “lingua ufficiale”.

(Paradossalmente, questa affermazione è presente in una norma di livello costituzionale, l’art. 99 dello Statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige/ Südtirol approvato con DPR 31.8.1972, n. 670: “Nella regione la lingua tedesca è parificata a quella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato. Dubito, però, che quella norma possa essere invocata fuori della Regione).

È vero che l’art. 1 della legge 15.12.1999, n. 482, la quale ha identificato le lingue minoritarie protette (albanese, catalano, germanico, greco, sloveno, croato, francese, franco-provenzale, friulano, ladino, occitano e sardo), afferma che “La lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano; ma si tratta di una legge ordinaria, la cui violazione non può essere denunciata alla Corte costituzionale, e che potrebbe essere abrogata o modificata in qualunque momento senza particolari formalità.

In sostanza (vista anche la martellante pubblicità, che tende a creare nell’opinione pubblica il convincimento che tutto ciò che viene espresso in inglese sia per ciò stesso bello e moderno), niente impedirebbe che fosse stabilito con una nuova legge che l’inglese è la lingua ufficiale della Repubblica.

 

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Molti parlamentari hanno presentato (a titolo individuale) proposte di modifica della Costituzione per inserirvi la lingua italiana, ma senza successo, a causa dell’opposizione (per motivi diversi) dei vari partiti: la sinistra teme un ritorno a forme autoritarie di “purezza linguistica” sperimentate durante il fascismo, mentre la destra “autonomista” preferisce valorizzare le parlate locali, più legate ai singoli territori.

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Immagine: foglietto filatelico del 2009 (emissione congiunta Italia – Città del Vaticano – San Marino) per la “Giornata della lingua italiana”, con un verso della “Divina Commedia” (“ché la diritta via era smarrita”).

 

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