Personaggi

Vladimir Majakovskij

Il 7 luglio è l’anniversario della nascita (nel 1893) del poeta e drammaturgo sovietico (georgiano) Vladímir Vladímirovič Majakovskij, conosciuto come Vladímir Majakovskij (1893-1930).

it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Vladimirovi%C4%8D_Majakovskij

Cantore della “Rivoluzione di Ottobre” e del nuovo corso post-rivoluzionario, Majakovskij ebbe anche contatti con il movimento futurista italiano di Filippo Tommaso Marinetti

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/2018/12/02/filippo-tommaso-marinetti/ 

(è noto che spesso “gli estremi si toccano”); in particolare, nel 1912 firmò il manifesto “Schiaffo al gusto del pubblico”, in cui si propugnava una rivoluzione lessicale e sintattica, e l’assoluta libertà nell’uso dei caratteri tipografici, dei formati, delle carte da stampa e delle impaginazioni.

Però c’è una differenza fondamentale tra Majakovskij e Marinetti: mentre il futurismo italiano inneggiava alla rivoluzione tecnologica ed esaltava la fiducia illimitata nel progresso, quello sovietico esaltava la visione frammentaria della realtà. Inoltre, Marinetti era interventista e nazionalista, mentre Majakovskij era internazionalista.

Osannato durante l’epoca sovietica come “poeta proletario” (la sua città natale, Bagdati, fu ribattezzata Majakovskij dal 1940 al 1992), proprio per il suo internazionalismo Majakovskij fu però osteggiato da Stalin: del resto, Majakovskij non tralasciò di descrivere (ad esempio, in “Mistero buffo”, il cui titolo ispirò Dario Fo) quanto nella rivoluzione bolscevica ci fosse di grande ma al tempo stesso di comico.

Il 14 aprile 1930, a soli 37 anni, Majakovskij si uccise con un colpo di pistola al cuore. Non sono chiari i motivi di quel gesto, ma probabilmente influirono (oltre a dispiaceri amorosi) la campagna condotta contro di lui dalla critica di partito, e la delusione per la degenerazione della Rivoluzione.

Trascrivo, nelle traduzioni in italiano e in Esperanto, la poesia “Conversazione con il Compagno Lenin” (Interparolo kun Kamarado Lenin), che bene esprime quella delusione.

Allego il francobollo cecoslovacco del 1950 per il 20° anniversario della morte di Majakovskij.


CONVERSAZIONE CON IL COMPAGNO LENIN

In un ammasso di fatti, in un subbuglio d’avvenimenti

se n’è andato il giorno, pian piano è annottato.

Nella stanza siamo in due: io e Lenin,

in fotografia sulla parete bianca.

La bocca spalancata in un teso discorso,

irti i peli dei baffi,

nelle rughe della fronte è serrato

un umano, un grande pensiero nella grande fronte.

Probabilmente, sotto di lui sfilano a migliaia…

Una selva di bandiere… una vegetazione di braccia…

Mi levo in piedi, illuminato di gioia:

vorrei andare, acclamare, fare un rapporto!

“Compagno Lenin, vi riferisco

non per dovere d’ufficio, ma con l’anima.

Compagno Lenin, l’infernale lavoro

sarà compiuto e ormai si compie.

Illuminiamo, rivestiamo il povero e chi è stato spogliato,

l’estrazione aumenta di minerale e carbone.

Ma insieme a questo, certamente, molte,

molte e varie sono le assurdità e le canaglie.

Si è stanchi di respingere, di strappare coi denti.

Molti, senza di voi, hanno preso la mano.

Moltissimi mascalzoni d’ogni sorta

vanno in giro per la nostra terra.

Non hanno numero e nome,

un’intera schiera di tipi che cresce.

Kulaki e burocrati,

leccapiedi, settari e ubriaconi,

incedono pettoruti, fieri,

tutti impugnature ed emblemi.

Certo noi, tutti li piegheremo,

ma piegare tutti

è tremendamente difficile.

Compagno Lenin, per le fumose fabbriche,

per le terre, coperte di neve e di stoppie,

col vostro cuore, compagno,

col nome vostro

pensiamo, respiriamo,

lottiamo e viviamo!”.

In un ammasso di fatti, in un subbuglio d’avvenimenti

se n’è andato il giorno, pian piano è annottato.

Siamo in due nella stanza, io e Lenin:

in fotografia sulla parete bianca.

Vladimir Majakovskij, 1929

°°°°°

INTERPAROLO KUN KAMARADO LENIN 

Aferare, fenomentumultege 

tago forfalis al malluma forkur’. 

Du en ĉambro: mi kaj Lenin – 

nur per la foto blankfone, sur mur’. 

Streĉparolo regadas la buŝon, 

kaj liphararo tiras sin sor, 

en faltoj de l’ frunto atendas akuŝon 

grandpenso naskita per cerba motor’.

Verŝajne, sub ĝi multmiloj trairas…

Arbaro flaga … De l’ manoj herbo… . 

Mi, stariĝinte, per ĝojo disbrilas. 

Raporti, saluti – jen volo superba!

“Kamarado Lenin, por vi mi referas 

ne pro la serv’, sed laŭ impet’. 

Kamarado Lenin, laboro infera 

farotas, faratas sen ajna obĵet’.

 

Ni lumigas kaj vestadas senhavulojn, 

multobliĝas produktado de la karb’ kaj de la erc’… 

Sed apude tro abundas la makuloj 

de diversaj fiaĉaĵoj. Kreskas fek’ de ĉiu spec’. 

Mi jam lacas rebati kaj reroradi. 

Ne emas obei multo el vi. 

Tre multaj kanajloj ŝategas nin rajdi. 

En mond’ prosperadas fiulo-virtvir’.

Ili ne havas nombron, nek nomojn, 

longa bend’ etendiĝas senĉese. 

Formalistoj kaj tre riĉaj homoj, 

(kvazaŭ karavano. Karavano el muloj. ..) 

Flatuloj, sektanoj kaj drinkemuloj, – 

ĉiuj ili marŝadas sukcese.

Fontplumon – brustpoŝen! Antaŭen la bruston! 

Insignoj roversaj buntigas pejzaĝon. 

Tutcerte, ni iam atingos la juston, 

sed eblas frakasi ne ĉiujn vizaĝojn.

Kamarado Lenin, en fumaj fabrikoj, 

en neĝebenaĵoj kaj en la stoplej’ 

je nom’ kaj je kor’ viaj nia publiko 

pensadi kaj spiri, 

luktadi kaj vivi, 

karkamarado, ‘as plu preta plej…» 

Aferare, fenomentumultege 

tago forfalis al malluma forkur’. 

Du en ĉambro: mi kaj Lenin – 

nur per la foto blankfone, sur mur’. 

Vladimir Majakovskij, trad. Espopore (Evgenij Georgiev) 

(“Sennaciulo” 2015-5,6 – majo-junio 2015)

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