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Diritti dell’infanzia

Il 20 novembre 1989, esattamente 30 anni fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (in inglese, “Convention on the Rigths of the Child – CRC”), ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176, e riconosciuta da 196 Paesi.

www.unicef.it/Allegati/Convenzione_diritti_infanzia_1.pdf 

È composta di 54 articoli; vi sono inoltre, tre Protocolli facoltativi, ai quali, cioè, aderiscono solo i Paesi vogliano farlo; l’Italia ha ratificato, con legge 11 marzo 2002, n. 46, i primi due protocolli, fatti a New York il 6 settembre 2000, e concernenti l’abuso sessuale su minori (vendita, prostituzione, turismo sessuale, pornografia), ed il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati; invece, non ha ancora ratificato il terzo Protocollo, fatto nel novembre 2011, concernente le procedure affinché i minori possano far valere i propri diritti in caso di violazioni (per notizia: finora hanno ratificato soltanto Albania, Bolivia, Gabon, Germania, Montenegro, Portogallo, Spagna, Tailandia, Slovacchia e Costa Rica). 

Il testo della Convenzione e dei Protocolli non è di facile lettura: non  solo perché, ovviamente, è scritto in un linguaggio tecnico, ma anche perché nella traduzione dall’inglese si sono perse alcune importanti sfumature: per fare un esempio, il testo inglese indica quale destinatario il “child”, tradotto in italiano con “fanciullo”, mentre la legge italiana di ratifica adopera la più vasta espressione “diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, e lo stesso Ufficio italiano dell’UNICEF segnala che sarebbe preferibile tradurre il termine inglese “child”, anziché con “fanciullo”, con “bambino, ragazzo e adolescente”.

 La prova che il testo della Convenzione è molto difficile, è visibile nel fatto che vari organismi, pubblici e privati, hanno pubblicato guide semplificate, con parole facili adatte ai minori.

Oggi, comunque, non voglio riferirmi ai diritti “giuridici” esposti in quei testi formali, ma segnalare altri diritti (che potrebbero essere definiti “naturali”) dell’infanzia e dell’adolescenza, trascrivendo quello che anni fa scrisse il Prof. Gianfranco Zavalloni (1957-2012), tradotto in 47 lingue e dialetti, compreso l’Esperanto.

scuola.regione.emilia-romagna.it/focus-scuola/i-diritti-naturali-dei-bambini/i-diritti-naturali-dei-bimbi-e-delle-bimbe-nelle-lingue-dei-popoli-della-terra 

Allego:

– un francobollo svizzero del 1999 sui “diritti dell’infanzia” (con didascalie nelle 4 lingue ufficiali della Svizzera: Rechte des Kindes, Dregts dals uffants, Droits de l’enfant, Diritti dell’Infanzia);

– il francobollo italiano del 1998 per il bicentenario della nascita di Giacomo Leopardi (1798-1837), con il ritratto del poeta e la piazza citata nella poesia “Il sabato del villaggio”:

I fanciulli gridando

su la piazzuola in frotta,

e qua e là saltando,

fanno un lieto romore.

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I DIRITTI NATURALI

di bimbi e bimbe

1. IL DIRITTO ALL’OZIO, a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.

2. IL DIRITTO A SPORCARSI, a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.

3. IL DIRITTO AGLI ODORI, a percepire il gusto degli odori, a riconoscere i profumi offerti dalla natura.

4. IL DIRITTO AL DIALOGO, ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.

5. IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI, a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.

6. IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.

7 IL DIRITTO ALLA STRADA, a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.

8. IL DIRITTO AL SELVAGGIO, a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi

9. IL DIRITTO AL SILENZIO, ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.

10. IL DIRITTO ALLE SFUMATURE: a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto,

ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.

Gianfranco Zavalloni

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