Personaggi

Oscar Luigi Scalfaro

Il 9 settembre 2018 è il centesimo anniversario della nascita di Oscar Luigi Scalfaro (1918-2012)

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magistrato, Ministro (dei Trasporti e della Aviazione civile, della Pubblica Istruzione e dell’Interno), Presidente della Repubblica Italiana dal 1992 al 1999.

Rinvio alle pagine di Wikipedia (in particolare a quella in italiano, perché quella in Esperanto è molto misera, e richiederebbe ampie integrazioni).

Mi limito a segnalare i contatti di Scalfaro con l’Esperanto, di cui in gran parte ho avuto esperienza personale:

eo.wikipedia.org/wiki/Antonio_De_Salvo

it.wikipedia.org/wiki/Antonio_De_Salvo_(esperantista)

in stretta amicizia con l’esperantista cattolico Prof. Mario Sola di Vercelli

www.ueci.it/k_sento/ks_1998/ks_1998_n1.htm

Scalfaro ha costantemente seguito con simpatia le attività del movimento esperantista, in sede locale, nazionale ed internazionale;

il 21 novembre 1967, da Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione civile, dette disposizioni affinché l’Orario ufficiale delle Ferrovie Italiane dello Stato (FS) contenesse le “Avvertenze generali” anche in Esperanto. All’epoca, prestavo servizio nelle FS, e provvidi io alla traduzione;

nel 1973, da Ministro della Pubblica Istruzione, ricevette affabilmente il Prof. Mario Dazzini (allora Presidente della Federazione Esperantista Italiana/ FEI) e me (che all’epoca prestavo servizio presso quel ministero), e consigliò pragmaticamente di puntare all’introduzione nelle scuole dell’insegnamento dell’Esperanto mediante ordinanza ministeriale (che era disposto ad emanare); ma si perse l’occasione, perché per considerazioni di principio si preferì portare avanti, invece, la proposta di legge, peraltro mai giunta al traguardo;

– nel periodo in cui Scalfaro fu Ministro dell’Interno, ebbi occasione di contatti epistolari con lui, nella mia qualità di magistrato della Corte dei conti incaricato del controllo sull’attività di quel ministero;

– il 3 settembre 1997, da Presidente della Repubblica, ricevette in udienza al Quirinale i 300 partecipanti al Congresso internazionale degli esperantisti cattolici, rivolgendo un caloroso indirizzo di saluto, in risposta al ringraziamento che io gli avevo rivolto nella mia qualità di Presidente “pro tempore” dell’Unione Internazionale Cattolica Esperantista (Internacia Katolika Unuigo Esperantista -IKUE).

Trascrivo il saluto di Scalfaro del 3 settembre 1997, in italiano e in una traduzione non ufficiale in Esperanto, ed allego:

– la copertina de “L’Esperanto” 1967-115;

la seconda pagina di copertina de “L’Esperanto” 1968-121;

una foto dell’udienza al Quirinale del 3 settembre 1997, con (da sinistra) De Salvo, Scalfaro, Mons. Giovanni Locatelli (già Vescovo di Rimini e grande amico dell’Esperanto) e Sola;

– il francobollo italiano emesso il 22 giugno 2018 per il centenario della nascita di Scalfaro.


Saluto del Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro

ai partecipanti

al Congresso internazionale degli esperantisti cattolici (3 settembre 1997)

 

Io ringrazio Lei, caro Presidente, del saluto.

Ringrazio Sua Eccellenza Reverendissima, che non sapevo fosse un così autorevole… cappellano degli esperantisti.

Saluto tutti voi.

Mi consentirete di dare un saluto, faziosamente amico, al professor avvocato Sola, col quale siamo amici ab immemorabili; e le amicizie, quando passa il tempo, sono più profumate, più consolanti.

Un saluto a ciascuno e a tutti.

Vedo che ci sono fra voi anche sacerdoti e religiosi di riti diversi; quindi, l’esperanto serve anche a un dialogo ecumenico…

Vi devo una parola di ringraziamento, perché, nei dialoghi quotidiani – ne ho finito uno nel momento in cui sono venuto da voi – si parla sempre, o molte volte, di riconciliazione, in vari settori e per vari problemi.

E se non di riconciliazione, si parla di trovare un’intesa, di trovarsi d’accordo su qualche questione, su qualche battaglia, su qualche tema.

Nello stesso tempo, questi incontri, questi dialoghi e questi colloqui portano anche questioni di rotture, di polemiche, di divisioni.

Ora, il mio grazie è dovuto a un fatto: che la vostra presenza mi richiama solo i primi temi, cioè i temi di intesa, di parlare lo stesso linguaggio, di trovare fratellanza.

Questo è il tema più importante di tutti i periodi e, certamente, del periodo che noi viviamo.

Però, bisogna fare una precisazione.

Parlare la stessa lingua non vuol dire essere, automaticamente, d’accordo.

Quante famiglie si rompono tra coniugi che parlano la stessa lingua, a volte, lo stesso dialetto? Quante volte ci sono delle posizioni, non solo polemiche, dialetticamente dure, ma di contrasto aspro – quindi, di contrasto alla fraternita e all’amicizia tra persone che hanno la stessa lingua, sono dello stesso paese, sono della stessa famiglia?

Allora, il mio grazie attiene, sì, a questa vostra capacità di coltivare l’esperanto come lingua comune, ma il mio grazie riguarda, soprattutto, le vostre intenzioni, i vostri pensieri, la vostra volontà.

Voi avete affrontato lo studio dell’esperanto non soltanto per parlare una lingua comune, ma lo avete affrontato con il pensiero, con la volontà, con l’idea della fraternità, della comunità, della capacità di un’intesa fra i popoli.

Allora, in questo sta il mio grazie, e in questo il mio augurio che voi continuiate, per essere un messaggio continuo di fraternità, di amicizia, di solidarietà, di amore.

E vi saluto tutti con affetto!

 

°°°°°

 

(neoficiala traduko):

 

Saluto de la Prezidanto de la Itala Respubliko Oscar Luigi Scalfaro

al la partoprenantoj

en la internacia Kongreso de la katolikaj esperantistoj

(Romo, 3-an de septembro 1997)

 

Mi dankas Vin, kara Prezidanto [De Salvo], pro la saluto.

Mi dankas Lian Ekscelencan Moŝton [Episkopon Locatelli], pri kiu mi ne sciis, ke li estas tiom eminenta… animzorganto de la esperantistoj.

Mi salutas Vin ĉiujn.

Vi konsentos al mi doni saluton, partianece amikan, al profesoro advokato Sola, kun kiu ni estas amikoj ab immemorabili [ekde nememorebla tempo]; kaj amikecoj, kiam pasis la tempo, estas pli parfumitaj, pli konsolodonaj.

Saluton al ĉiu unuope kaj al ĉiuj.

Mi konstatas, ke estas meze de vi ankaŭ pastroj kaj religiuloj el diversaj ritoj; sekve, esperanto utilas ankaŭ por ekumena dialogo…

Mi ŝuldas al vi dank-esprimon, ĉar, dum la ĉiutagaj dialogoj – mi ĵus finis unu antaŭ ol veni al vi – oni iam, aŭ multfoje, parolas pri repaciĝo, en diversaj sektoroj kaj por diversaj problemoj. Kaj se ne pri repaciĝo, oni parolas pri trovo de interkonsento, de akordo pri iu problemo, pri iu batalo, pri iu temo.

Samtempe, ĉi tiuj renkontoj, ĉi tiuj dialogoj kaj kolokvoj alportas ankaŭ rompojn, polemikojn, dividojn.

Nu, mia danko ŝuldiĝas al fakto, ke via ĉeesto reelvokas por mi nur la unuajn temojn, t.e. la temojn pri interkonsento, pri parolo de la sama lingvo, pri trovo de frateco.

Jen la plej grava temo de ĉiuj historiaj periodoj kaj, certe, de la periodo kiun ni travivas.

Tamen, necesas doni precizigon.

Paroli la saman lingvon ne signifas esti, aŭtomate, en konsento.

Kiom da familioj rompiĝas ĉe geedzoj, kiuj parolas la saman lingvon, foje la saman dialekton? Kiomfoje estas starpunktoj, ne nur polemikoj, dialektike malmolaj, sed drastaj kontrastoj – sekve kontraŭ frateco kaj amikeco – ĉe personoj kiuj havas la saman lingvon, kiuj apartenas al la sama lando, al la sama familio?

Tiam, mia danko rilatas, jes, al tiu via kapablo kultivi esperanton kiel komunan lingvon, sed mia danko rilatas, ĉefe, viajn intencojn, viajn pensojn, vian volon.

Vi alfrontis la studon de esperanto ne nur por paroli komunan lingvon, sed vi alfrontis ĝin per la penso, per la volo, kun la ideo de frateco, de komunumo, de la ebleco de interkonsento inter la popoloj.

Tiam, en tio kuŝas mia danko kaj en tio, la bondeziro ke vi daŭrigu, por esti daŭra mesaĝo de frateco, amikeco, solidareco, amo.

Kaj mi salutas vin ĉiujn kun amemo!

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