Personaggi

Vittorio Alfieri

L’8 ottobre ricorre la morte (nel 1803) del drammaturgo, scrittore e poeta italiano (piemontese) Vittorio Alfieri (1749-1803)
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​autore, tra l’altro, di 21 tragedie in endecasillabi sciolti, che hanno per tema centrale la libertà, l’opposizione alla tirannide e la lotta dell’individuo contro il destino.
​Vissuto a lungo in Toscana, Vittorio Alfieri morì a Firenze, ed è sepolto nella basilica di Santa Croce, come ricorda Ugo Foscolo nel poema “De’ Sepolcri”:

E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è più deserto, i campi e il cielo
desioso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria.

Ĉi ŝtonoj estos bonaŭguraj. Ofte
al ili venis por inspir’ Viktoro.
Kontraŭ patrujaj dioj mute vagis
li, kie Arno plej dezertas, kampojn,
ĉielon rigardante; kaj, ĉar zorgojn
liajn neniu vivoform’ mildigis,
restadis li ĉi tie. En mieno
li havis mortopalon kaj esperon.
Kun ĉi granduloj loĝas li eterne:
je am’ patruja l’ ostoj vibras.

(trad. Luigi Minnaja)

​Di Alfieri esiste la traduzione in Esperanto di:
– un brano dalla tragedia “Saul” (atto secondo, scena prima), tradotto da Luigi Minnaja, nella “Itala Antologio” – Antonlogia Italiana, pagg. 284-288;
– il sonetto “Melanconia dolcissima”, tradotto da Clelia Conterno Guglielminetti con il titolo “Melankoli’ dolĉega” (in “Tra itala poezio” – Attraverso la poesia italiana) e da Aldo de’ Giorgi con il titolo “Al melankolio” (nella “Itala Antologio” – Antologia Italiana, p. 289);
– la lettera “Al presidente della plebe francese”, tradotta da Carlo Minnaja, nella “Itala Antologio” – Antologia Italiana, p. 283.
Una curiosità: come era abitudine della nobiltà piemontese dell’epoca (a cui egli apparteneva), Vittorio Alfieri aveva come prima lingua il dialetto piemontese, e come seconda lingua il francese; solo da adulto, e con grande fatica, imparò l’italiano (del resto, secondo testimonianze attendibili, perfino il primo re d’Italia, Vittorio Emanuele di Savoia, quando arrivò a Roma il 31 dicembre 1870, esclamò in piemontese “finalment a i suma”, “finalmente ci siamo”, anche se le cronache ufficiali gli attribuirono una frase molto più “maschia” in italiano: “Ci siamo e ci resteremo”).
Trascrivo il sonetto “Melanconia dolcissima”, in italiano e nella traduzione in Esperanto di Clelia Conterno Guglielminetti, ed allego il francobollo italiano del 2003 per il secondo centenario della morte di Alfieri, con gli annulli speciali di Asti (città di nascita) e Firenze (città di morte).


MALINCONIA DOLCISSIMA

Malinconia dolcissima, che ognora
fida vieni e invisibile al mio fianco,
tu sei pur quella che vieppiù ristora
(benché il sembri offuscar) l’ingegno stanco.

Chi di tua scorta amabil si avvalora,
sol può dal Mondo scior l’animo franco:
né il bel Pensar, che l’uom pur tanto onora,
né gli affetti, né il Dir, mai gli vien manco.

Ma tu, solinga infra le selve e i colli,
dove serpeggian chiare acque sonanti,
tuoi figli ivi di nettare satolli.

Ben tutto io deggio ai tuoi divini incanti,
che spesso gli occhi a me primier fan molli,
perch’io poi mieta a forza gli altrui pianti.

Vittorio Alfieri

MELANKOLI’ DOLĈEGA…

Melankoli’ dolĉega, vi proponas
vin kunul’ nevidebla kaj fidela,
ĉiam ĉe mi, kaj forton vi plej donas
(kontraŭ la ŝajn’) al intelekt’ anhela.

Kiu je kara via eskort’ disponas,
sola de l’ Mond’ sin solvas, kor’ ribela;
nek bel-pensar’, kiun la homoj kronas,
nek sentoj, nek parol’ estas ŝancela.

Sed vi, soleca en arbar’ kaj monto
kie serenas akvoj harmoniaj,
vi filojn nutras el nektara fonto.

Ĉion mi ŝuldas al la sorĉoj diaj
min plorigantaj je via renkonto
por ke mi ĉerpu plorojn de l’ aliaj.

Vittorio Alfieri,
trad. Clelia Conterno Guglielminetti
(el “Tra itala poezio”)

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