Personaggi

Il dì sesto d’aprile – la sesan de aprilo

Il 6 aprile (“il dì sesto d’aprile”), secondo quello che il poeta afferma in due sonetti, è il giorno in cui Francesco Petrarca it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Petrarca
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s’innamorò di Laura (nel 1327), ed il giorno in cui Laura morì (nel 1348).
www.humnet.unipi.it/~paolino/CIBIT_02/lettura/schede_tc1/6aprile.html
Il problema è che, in altri due sonetti, Petrarca dichiara di essersi innamorato nella ricorrenza della passione e della morte di Cristo, cioè il Venerdì Santo; ma nel 1327 il 6 aprile non era venerdì, bensì lunedì (in quell’anno, la Pasqua cadde il 12 aprile, quindi il venerdì fu il 10). Varie ipotesi sono state fatte per spiegare la discordanza: la più verosimile è che Petrarca abbia incontrato Laura venerdì 10 aprile 1327, ma dopo la morte di lei il 6 aprile 1348 abbia volutamente retrodatato il primo incontro al 6 aprile, per far coincidere le due date e dare ad esse una carica simbolica.
Trascrivo il testo italiano del sonetto “Benedetto sia ‘l giorno, et ‘l mese, et l’anno”, e la versione in Esperanto di Kálmán Kalocsay pubblicata in “Literatura Mondo” nel 1937 (la versione riprodotta nel 1981 in “Tutmonda sonoro” differisce soltanto per un punto esclamativo).
Allego un’antica cartolina artistica di Postiglione, che rappresenta “Laura e Francesco”, ed uno dei due francobolli emessi dalle Poste Italiane nel 1974 in occasione del sesto centenario della morte di Petrarca, con l’annullo speciale di Arquà.

LXI. BENEDETTO SIA ‘L GIORNO, ET ‘L MESE, ET L’ANNO

Benedetto sia ‘l giorno, et ‘l mese, et l’anno,
et la stagione, e ‘l tempo, et l’ora, e ‘l punto,
e ‘l bel paese, e ‘l loco ov’io fui giunto
da’duo begli occhi che legato m’ànno;

et benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ ebbi ad esser con Amor congiunto,
et l’arco, et le saette ond’i’ fui punto,
et le piaghe che ‘nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ò sparte,
e i sospiri, et le lagrime, e ‘l desio;

et benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ‘l pensier mio,
ch’è sol di lei, sí ch’altra non v’à parte.

Francesco Petrarca

LXI. BENATAJ ESTU TAG’, MONATO, JARO

Benataj estu tag’, monato, jaro,
sezon’ de l’ tempo kaj moment’ de l’ horo,
la bela land’ kaj lok’, kie la koro
ligiĝis per la rava okulparo.

Benataj la unua dolĉ-amaro,
ke min alĉenis per katen’ Amoro,
la sag’ min atinginta por traboro,
la fine min trafinta doloraro.

Benataj estu: ĉiu voĉo kria,
per kiu mi ŝin vokis, amĉagrena,
kaj ĝemoj, larmoj, la sopir’ ebria.

Benataj estu ĉiu paĝo, plena
de ŝia glor’ kaj laŭd’; kaj penso mia,
krom ŝi ja al neniu apartena.

Francesco Petrarca, trad. Kálmán Kalocsay
(el “Literatura mondo” 1937-1)

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