Personaggi

San Francesco

Il 4 ottobre si ricorda la morte (nel 1226) di Giovanni di Pietro di Bernardone, conosciuto come Francesco d’Assisi (1181-1226).

it.wikipedia.org/wiki/Francesco_d%27Assisi 

Per la verità, Francesco morì il 3 ottobre, ma dopo il tramonto, quando (secondo l’usanza dell’epoca di calcolare il tempo) era già il 4 ottobre: e poiché fu proclamato Santo “a furor di popolo” appena due anni dopo la morte, la data di calendario è rimasta quella dell’epoca, cioè il 4 ottobre.

Rinvio, per un ampio esame e l’innovativo inquadramento della festività nell’attuale legislazione italiana, al mio articolo del 3 ottobre 2018.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/10/03/francesco-dassisi/ 

Oggi trascrivo, in italiano e nella traduzione in Esperanto, una poesia di Giosue Carducci (1835-1907), ispirata alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, a 4 chilometri dal centro di Assisi,

it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Santa_Maria_degli_Angeli 

costruita nella seconda metà del Cinquecento, con una grandiosa cupola di Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573) che sovrasta la modesta cappella di Santa Maria della Porziuncola, dove Francesco morì “nudo sulla nuda terra”.

Ci si può meravigliare del fatto che una poesia in onore di San Francesco sia stata scritta da un feroce anticlericale (Carducci scrisse perfino un “Inno a Satana”); ma, a parte che San Francesco è amato, indipendentemente dalla fede religiosa, da tutti coloro che hanno a cuore l’amore al prossimo, la pace, la semplicità di vita, la salvaguardia del creato, secondo me Carducci ha voluto evidenziare il contrasto tra l’umiltà di San Francesco e la grandiosità della Basilica.

Allego:

– un francobollo italiano del 1926, per il settecentesimo anniversario della morte di San Francesco;

– una cartolina con la traduzione in Esperanto del “Cantico delle creature”.


SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia

questa cupola bella del Vignola,

dove incrociando a l’agonia le braccia

nudo giacesti su la terra sola!

E luglio ferve e il canto d’amor vola

nel pian laborioso. Oh che una traccia

diami il canto umbro de la tua parola,

l’umbro cielo mi dia de la tua faccia!

Su l’orizzonte del montan paese,

nel mite solitario alto splendore,

qual del tuo paradiso in su le porte,

ti vegga io dritto con le braccia tese

cantando a Dio – Laudato sia, Signore,

per nostra corporal sorella morte! –

Giosue Carducci

 

SANKTA MARIA DE L’ ANĜELOJ

 

Frato Francisko, kiom da aero

brakumas ĉi kupolo deVignola

kie je l’ agoni’ vi plektis brakojn

nude kuŝante sur la grundo sola!

 

Ardas juli’ kaj ama kanto flugas

tra la eben’ labora. Al mi donu

umbria kant’ de via vorto signon,

ĉiel’ umbria de vizaĝo via.

 

Sur horizonto de l’ montara lando

en milda, hela bril’, kvazaŭ sur pordoj

de Paradizo via, mi, starantan,

 

braketendantan vidu vin, dum ĝoje

kantas al Di’: – Sinjor’, laŭdata estu

pro nia de la korp’ fratino Morto! –

 

Giosue Carducci, trad. Giovanni Roattino

(el “Bulteno UECI” 4/1982)

 

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