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Attentato al Papa

Alle 17.17 del 13 maggio 1981, il giovane turco Mehmet Ali Ağca sparò quattro colpi di pistola, da una distanza di tre metri e mezzo, contro Papa Giovanni Paolo II, entrato da poco in piazza San Pietro, per una udienza generale, a bordo di una autovettura scoperta.
it.wikipedia.org/wiki/Attentato_a_Giovanni_Paolo_II
I proiettili colpirono il Papa all’addome, al braccio destro e alla mano sinistra, e ferirono due pellegrine statunitensi, Ann Odre e Rose Hall.
Sottoposto a intervento operatorio durato più di cinque ore, il Papa sopravvisse, malgrado la perdita di tre litri di sangue; e la domenica successiva, attraverso la Radio Vaticana, ringraziò la Madonna di Fatima (apparsa la prima volta il 13 maggio 1917) per “la straordinaria materna protezione”, aggiungendo:
“Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato”.
L’attentatore fu consegnato alla magistratura italiana, perché piazza San Pietro ha un regime particolare: fa parte dello Stato della Città del Vaticano, ma i poteri di polizia spettano all’Italia.
Fu condannato all’ergastolo con inusuale rapidità (già il 22 luglio 1981); fu accettata quale semplicistica “giustificazione” del gesto l’infermità mentale dell’attentatore, che esonerava dalla ricerca di verità probabilmente scomode.
Il 13 maggio 2000, Ali Ağca ottenne la grazia; estradato in Turchia, scontò lì la pena di dieci anni di carcere per l’assassinio del giornalista Abdu Ipekci, avvenuto nel 1979; tornato libero nel 2010, vive alla periferia di Istanbul.
Due curiosità:
– dopo l’esperienza del 13 maggio 1981, la speciale autovettura destinata agli spostamenti del Papa (“papamobile”) è dotata di cabina blindata con vetro antiproiettile;
– nella vicenda dell’attentato al Papa giocano ripetutamente i numeri 13 e 17.
Allego la pagina 95 della rivista in Esperanto “Espero katolika” (Speranza cattolica) 1981-6, con parte di un mio articolo e una foto del Papa appena colpito.

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