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Natale di Roma

Il 21 aprile è la data tradizionale della fondazione di Roma (il cosiddetto “Natale di Roma”) nel 753 a.C.
Per molti secoli, in Occidente si sono calcolati gli anni partendo proprio da quella data, con la formula “ab Urbe condita” (dalla fondazione dell’Urbe, Roma per antonomasia); il monaco benedettino e storico inglese Beda (673-735)

Beda e il colosseo


fu uno dei primi che adottò per la datazione il sistema di partire dal supposto anno di nascita di Cristo.
Trascrivo (in latino, e nelle traduzioni in italiano e in Esperanto) un brano sulla fondazione di Roma, tratto dal libro I dell’opera storica di Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) “Ab Urbe condita”.

Tito Livio


Allego:
– un francobollo italiano del 1938, con Romolo che traccia il confine della nuova città;
– la copertina del secondo volume della “Antologio latina” (Antologia latina) in Esperanto di Gerrit Berveling.


(latino)
6. Ita Numitori Albana re permissa Romulum Remumque cupido cepit in iis locis ubi expositi ubique educati erant urbis condendae. Et supererat multitudo Albanorum Latinorumque; ad id pastores quove accesserant, qui omnes facile spem facerent parvam Albam, parvum Lavinium prae ea urbe quae conderetur fore. Intervenit deinde his cogitationibus avitum malum, regni cupido, atque inde foedum certamen coortum a satis miti principio. Quoniam gemini essent nec aetatis verecundia discrimen facere posset, ut di quorum tutelae ea loca essent auguriis legerent qui nomen novae urbi daret, qui conditam imperio regeret, Palatium Romulus, Remus Aventinum ad inaugurandum templa capiunt.
7. Priori Remo augurium venisse fertur, sex voltures; iamque nuntiato augurio cum duplex numerus Romulo se ostendisset, utrumque regem sua multitudo consalutaverat: tempore illi praecepto, at hi numero avium regnum trahebant. Inde cum altercatione congressi certamine irarum ad caedem vertuntur; ibi in turba ictus Remus cecidit. Volgatior fama est ludibrio fratris Remum novos transiluisse muros; inde ab irato Romulo, cum verbis quoque increpitans adiecisset, “Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea,” interfectum. Ita solus potitus imperio Romulus; condita urbs conditoris nomine appellata.
Titus Livius, “Ab urbe condita”, I, 6-7

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(italiano)

6. Così, lasciata Alba a Numitore, prese Romolo e Remo la bramosia di fondare una città in quei luoghi in cui erano stati esposti ed allevati. Anche era eccessiva la moltitudine di Albani e Latini; inoltre si erano aggiunti i pastori, i quali tutti nutrivano facilmente la speranza che Alba e Lavinio sarebbero state piccole a paragone della città che stava per essere fondata. Intervenne poi su questi ragionamenti il male avito, la cupidigia di potere, e di lì nacque una funesta contesa da un principio abbastanza mite. Dato che erano gemelli e il rispetto per l’età non poteva essere un criterio distintivo, affinché gli dei che avevano la tutela di quei luoghi potessero scegliere mediante auspicii chi desse il nome alla nuova città e chi regnasse dopo la fondazione, prendono come spazio di osservazione per trarre gli auspicii Romolo il Palatino, Remo l’Aventino.
7. Si dice che per primo sia giunto l’auspicio a Remo, sei avvoltoi; e già era stato annunziato l’auspicio quando si manifestò a Romolo un numero doppio, e il rispettivo gruppo aveva acclamato re entrambi; gli uni ricavavano il potere dalla priorità nel tempo, ma gli altri dal numero degli uccelli. Quindi venuti a un alterco si volgono con un rabbioso scontro al sangue; lì nella mischia Remo, colpito, cade. È fama più diffusa che Remo per scherno del fratello abbia scavalcato le nuove mura; per cui Romolo, in uno scatto d’ira, lo abbia ucciso, dopo aver aggiunto gridando in tono di sfida: “Così d’ora in poi chiunque altro scavalchi le mie mura”. Così da solo Romolo s’impadronì del potere; la città fondata fu chiamata con il nome del suo fondatore.
Titus Livius, “Ab urbe condita”, I, 6-7, trad. Antonio De Salvo

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(Esperanto)

6. Kiam Numitoro do denove regis en Alba, Romulo kaj Remo eksopiris al tiuj lokoj, kie ili estis elmetitaj kaj edukitaj, por tie fondi urbon. Ja estis tro multe da Albanoj kaj Latinoj, krom tio aldoniĝis ankaŭ multaj paŝtistoj, kaj ĉiuj ĉi kune igis facila kredi. ke kompare kun la fondota urbo jam baldaŭ Alba, kaj same Lavinio, aspektos nur etaj. Intermiksiĝis ĉe tiuj konsideroj ankaŭ ennaskita trajto: regemo, kaj de tio: aĉa luktado kiu komenciĝis sufiĉe simple. Ĉar ili estis ĝemeloj, respekto pro aĝo ne povis diferencigi inter ili. Tial, por ke la Dioj, sub kies protekto estis tiuj lokoj, elektu per birdosignoj, kiu donu la nomon al la nova urbo kaj kiu regu ĝin, tial Romulo elektis la monteton Palatinan, Remo la Aventinan por fiksi sakralejojn.
7. Latŭdire Remo unua ricevis birdosignojn: ses vulturojn! Tiun antatŭsignon li sciigis; sed ĉar la duobla nombro sin manifestis al Romulo, la propra anaro salutis ambaŭ kiel reĝon. Jenaj pretendis la reĝecon pro tempa unuaeco, tiuj ĉi pro la nombro de la birdoj. Estiĝis el tio kverelo. En la kolera luktado, estiĝis buĉado: tie en la interpremiĝo Remo mortis trafite. lom pli disvastigita versio estas, ke Remo por primoki sian fraton saltis trans la murojn; kaj ke tial Romulo, kolerega, mortigis lin kun ĉi tiu aldiro: “Jen tiel okazu kun ĉiu kiu kuraĝos salti trans miajn murojn!”. Tiamaniere Romulo sola fariĝis la mastro: la nove fondita Urbo nomiĝis laŭ la nomo de l’ fondinto.
Titus Livius, “Ab urbe condita”, I, 6-7,
trad. Gerrit Berveling (“Antologio Latina”, 2, p. 491-492, Fonto, Chapecò 1998)

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