Personaggi

Gotthold Ephraim Lessing

Il 15 febbraio è l’anniversario della morte (nel 1781) dello scrittore, drammaturgo e filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781)

it.wikipedia.org/wiki/Gotthold_Ephraim_Lessing

famoso soprattutto per il poema drammatico “Nathan der Weise” (Nathan il saggio), ispirato a ideali illuministi di solidarietà e tolleranza.

Di quel dramma, è particolarmente nota la “Parabola dei tre anelli” (die Parabel von den drei Ringen), in cui si manifesta in forma allegorica il pensiero dell’autore in fatto di religione: secondo Lessing, le varie religioni sono l’espressione di un comune patrimonio del genere umano, e non è possibile affermare che una sia migliore dell’altra.

Ho già parlato di Lessing e di quella parabola il 22 gennaio 2018.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/01/22/gotthold-ephraim-lessing/

La “Parabola (Novella) dei tre anelli” si trova già nel Decamerone di Giovanni Boccaccio

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/2017/06/16/giovanni-boccaccio/

(giornata prima, novella terza); 

trascrivo il testo di Boccaccio, insieme con la sua traduzione in Esperanto.

Allego un francobollo tedesco del 1926 con il ritratto di Lessing, e la copertina della traduzione parziale in Esperanto del “Decamerone”.


Giovanni Boccaccio: DECAMERONE

PRIMA GIORNATA – NOVELLA TERZA

Melchisedech giudeo, con una novella di tre anella, cessa un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.

Il Saladino, il valore del qual fu tanto che non solamente di piccolo uomo il fe’ di Babillonia soldano, ma ancora molte vittorie sopra li re saracini e cristiani gli fece avere, avendo in diverse guerre e in grandissime sue magnificenze speso tutto il suo tesoro, e, per alcuno accidente sopravvenutogli bisognandogli una buona quantità di danari, né veggendo donde così prestamente come gli bisognavano aver gli potesse, gli venne a memoria un ricco giudeo, il cui nome era Melchisedech, il quale prestava ad usura in Alessandria, e pensossi costui avere da poterlo servire quando volesse; ma sì era avaro che di sua volontà non l’avrebbe mai fatto, e forza non gli voleva fare; per che, strignendolo il bisogno, rivoltosi tutto a dover trovar modo come il giudeo il servisse, s’avvisò di fargli una forza da alcuna ragion colorata. E fattolsi chiamare e familiarmente ricevutolo, seco il fece sedere e appresso gli disse:

– Valente uomo, io ho da più persone inteso che tu se’ savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti; e per ciò io saprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana.

Il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s’avvisò troppo bene che il Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione, e pensò non potere alcuna di queste tre più l’una che l’altra lodare, che il Saladino non avesse la sua intenzione. Per che, come colui al qual pareva d’aver bisogno di risposta per la quale preso non potesse essere, aguzzato lo ‘ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse, e disse:

– Signor mio, la quistione la qual voi mi fate è bella, e a volervene dire ciò che io ne sento, mi vi convien dire una novelletta, qual voi udirete.

Se io non erro, io mi ricordo aver molte volte udito dire che un grande uomo e ricco fu già, il quale, intra l’altre gioie più care che nel suo tesoro avesse, era uno anello bellissimo e prezioso; al quale per lo suo valore e per la sua bellezza volendo fare onore e in perpetuo lasciarlo né suoi discendenti, ordinò che colui de’ suoi figliuoli appo il quale, sì come lasciatogli da lui, fosse questo anello trovato, che colui s’intendesse essere il suo erede e dovesse da tutti gli altri essere come maggiore onorato e reverito.

E colui al quale da costui fu lasciato il simigliante ordinò né suoi discendenti e così fece come fatto avea il suo predecessore; e in brieve andò questo anello di mano in mano a molti successori; e ultimamente pervenne alle mani ad uno, il quale avea tre figliuoli belli e virtuosi e molto al padre loro obedienti, per la qual cosa tutti e tre parimente gli amava. E i giovani, li quali la consuetudine dello anello sapevano, sì come vaghi d’essere ciascuno il più onorato tra’ suoi ciascuno per sé, come meglio sapeva, pregava il padre, il quale era già vecchio, che, quando a morte venisse, a lui quello anello lasciasse.

Il valente uomo, che parimente tutti gli amava, né sapeva esso medesimo eleggere a qual più tosto lasciar lo dovesse, pensò, avendolo a ciascun promesso, di volergli tutti e tre sodisfare; e segretamente ad uno buono maestro ne fece fare due altri, li quali sì furono simiglianti al primiero, che esso medesimo che fatti gli avea fare appena conosceva qual si fosse il vero. E venendo a morte, segretamente diede il suo a ciascun de’ figliuoli. Li quali, dopo la morte del padre, volendo ciascuno la eredità e l’onore occupare, e l’uno negandolo all’altro, in testimonianza di dover ciò ragionevolmente fare ciascuno produsse fuori il suo anello. E trovatisi gli anelli sì simili l’uno all’altro che qual di costoro fosse il vero non si sapeva conoscere, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede del padre, in pendente, e ancor pende.

E così vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio padre, delle quali la quistion proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera legge e i suoi comandamenti dirittamente si crede avere e fare; ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione.

Il Saladino conobbe costui ottimamente essere saputo uscire del laccio il quale davanti a’ piedi teso gli aveva; e per ciò dispose d’aprirgli il suo bisogno e vedere se servire il volesse; e così fece, aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, se così discretamente, come fatto avea, non gli avesse risposto.

 Il giudeo liberamente d’ogni quantità che il Saladino richiese il servì; e il Saladino poi interamente il soddisfece; e oltre a ciò gli donò grandissimi doni e sempre per suo amico l’ebbe e in grande e onorevole stato appresso di sé il mantenne.

 

°°°°°

Johano Boccaccio:

DEKAMERONO, UNUA TAGO – NOVELO TRIA

trad. Gaston Waringhien, “Dekamerono”,

La-Chaux-de-Fonds, LF-Koop, 1995, p.65-67.

Melkicedek, judo, per ia novelo pri tri ringoj evitas

grandan danĝeron por li preparitan de Saladeno.

Saladeno, kies valoro estis tiel granda, ke ne nur el humila homo ĝi faris lin sultano de Babilono, sed ankaŭ havigis al li multajn venkojn super la saracenaj kaj kristanaj reĝoj, iufoje, elspezinte sian tutan trezoron en diversaj militoj kaj grandega pompo, pro iu hazarda akcidento subite bezonis grandan kvanton da mono kaj ne vidis, de kie li povus ricevi ĝin tiel rapide, kiel necesis; tiam li ekmemoris pri riĉa judo, nomata Melkicedek, kiu pruntedonis uzure en Aleksandrio. Kaj li konsideris, ke tiu havas sufiĉe por servi al li, se nur li volus; sed tiu estis tiel avara, ke memvole li neniam konsentus, kaj la sultano ne deziris tamen uzi perforton kontraŭ li. Tial, sub la trudo de la bezono, streĉinte sian tutan spiriton por trovi manieron ke la judo servu lin, li decidis fari al tiu perforton sub ŝajno de justeco. 

Kaj lin vokinte kaj familiare akceptinte, la sultano sidigis lin apud si kaj poste diris: “Estiminda, mi aŭdis de pluraj personoj, ke vi estas tre saĝa kaj havas profundan konon pri la aferoj de Dio; tial mi volonte aŭdus de vi, kiun ei la tri leĝoj vi opinias la vera, ĉu la judan, la saracenan aŭ la kristanan”.

La judo, kiu efektive estis saĝa homo, eĉ tro bone komprenis, ke Saladeno provas kapti lin per liaj propraj vortoj, por lin kuntreni en disputon, kaj pensis, ke li ne povos laŭdi unu el tiuj tri pli ol la aliaj, sen tio ke Saladeno atingus sian celon. Tial, sentante, ke necesas trovi respondon per kiu li ne povus kaptiĝi, akriginte sian intelekton, li rapide ekplanis, kion li devas diri, kaj diris: 

“Mia Sinjoro, la demando, kiun vi metas al mi, estas bela, kaj por klarigi al vi mian opinion, mi devas rakonti fabeleton, kiun vi tuj aŭdos. 

Se la memoro ne trompas min, mi plurfoje aŭdis, ke estis iam granda kaj riĉa homo, kiu, inter la plej karaj juveloj entenataj en sia trezoro, posedis ringon belegan kaj multekostan; kaj volante ĝin elstarigi pro ĝia valoro kaj beleco, kaj por ĉiam postlasi ĝin al sia idaro, li ordonis, ke tiu el liaj filoj, ĉe kiu troviĝos la ringo kiel postlasaĵo de la patro, tiu do estu rigardata kiel heredanto, kaj nepre estu honorata kaj respektata de ĉiuj aliaj kiel estro de la familio. Tiu, al kiu la ringo estis far li postlasita, donis tiun saman ordonon al sia idaro, kiu faris, kiel estis farintaj ĝiaj antaŭuloj; kaj en ne longa tempo tiu ringo pasis de mano en manon al pluraj posteuloj, ĝis fine ĝi venis en la manojn de iu, kiu havis tri filojn, belajn, virtajn kaj tre obeemajn al sia patro, pro kio li amis ĉiujn tri tute egale. Kaj ĉar la junuloj konis la tradicion pri la ringo, ĉiu el ili tre deziris fariĝi la plej honorata inter la fratoj, kaj, kiel eble plej bone li povis, petegis la patron, jam altaĝan, ke en mortohoro li postlasu al li tiun ringon. La brava homo, kiu amis la tri egale kaj ne sciis mem elekti, al kiu li preferus postlasi ĝin, decidis, promesante ĝin al ĉiu, kontentigi kune ĉiujn tri: kaj sekrete farigis de lerta oraĵisto du aliajn ringojn, tiel similajn al la unua, ke li mem, kiu farigis ilin, apenaŭ rekonis, kiu estas la vera. Kaj, ektuŝite de la morto, li en granda sekreto donis al ĉiu filo sian ringon. Ili, post la morto de la patro, volis ekposedi la heredaĵon kaj la honoron, kaj rifuzis ĝin al la aliaj: fine, por atesti la pravon de sia pretendo, ĉiu montris sian ringon, kaj la tri ringoj estis trovitaj tiel similaj, ke neniu povis rekoni la veran; jen kial la demando, kiu estas la vera heredanto de la patro, restis pendanta, kaj plu pendas. Kaj same mi diras, ho Sinjoro mia, pri la tri Leĝoj donitaj de Dio la patro al la tri popoloj, pri kiuj vi metis la demandon: ĉiu sincere kredas havi Lian  heredaĵon, Lian veran leĝon kaj plenumi juste Liajn ordonojn, sed kiu el ili ja havas, la demando, kiel por la ringoj, ankoraŭ pendas”.

Saladeno rekonis, ke tiu sciis tre lerte eviti la reton etenditan antaŭ siaj piedoj, kaj tial decidis klarigi al li sian bezonon kaj vidi, ĉu tiu volos lin servi; tiel li agis, malkaŝante kion li antaŭe intencis fari, se tiu ne estus tiom sagace respondinta, kiom li efektive faris. La judo malavare helpis al Saladeno per la sumoj de li petitaj, kaj ne tre longe poste Saladeno lin repagis tute; kaj krom tio la sultano kovris lin per grandaj donacoj kaj ĉiam konsideris lin sia amiko, kaj tenis lin apud si en alta kaj honorplena stato. 

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