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Isaac Bashevis Singer

Il 24 luglio è l’anniversario della morte (nel 1991) dello scrittore Icek-Hersz Zynger, conosciuto come Isaac Bashevis Singer, Isaac B. Singer, Yitskhok Bashevis Zinger, Izaak Baszewis Singer (1902-1991),
it.wikipedia.org/wiki/Isaac_Bashevis_Singer
Premio Nobel per la Letteratura nel 1978 con questa motivazione: “Per la sua veemente arte narrativa che, radicata nella tradizione culturale ebraico-polacca, fa rivivere la condizione umana universale”.
Non è facile indicare la nazionalità di Singer: nacque nella parte di Polonia all’epoca sotto dominio russo, da famiglia ebraica (il padre era rabbino, la madre era figlia di rabbino); parlava yiddish; nel 1943 divenne cittadino statunitense, dopo che nel 1935 era stato costretto a fuggire per salvarsi dall’antisemitismo.
Conosceva varie lingue: oltre a yiddish, ebraico e aramaico, l’italiano (tradusse “Il Piacere” di Gabriele D’annunzio), il tedesco (tradusse da Thomas Mann e Erich Maria Remarque) e l’inglese.
Singer è ricordato in modo particolare perché è l’unico scrittore di lingua yiddish insignito del Premio Nobel; però è lecito sospettare che non avrebbe raggiunto quel successo, se le sue opere non fossero state tradotte in inglese.
Carlo Minnaja, nel recente volume “Introduzione alla letteratura esperanto” (Edizioni universitarie Athenaeum, Parma 2019, p. 233), ha giustamente segnalato gli squilibri nell’attribuzione del Premio Nobel per la Letteratura, finora andato a 113 scrittori di 46 Paesi e 15 lingue: tre Paesi da soli hanno vinto più di un terzo dei Premi (Francia 17, Stati Uniti 13, Gran Bretagna 12); e quanto alle lingue, l’inglese ha il record con 29 premiati (oltre un quarto). C’è di che dubitare (se non altro, per considerazioni di calcolo delle probabilità) del fatto che gli insigniti del Premio Nobel per la Letteratura siano sempre ed effettivamente i migliori del mondo.
Due racconti di Singer sono stati tradotti in Esperanto:
– “Escape from Civilization” (Fuga dalla civiltà, Eskapo for de civilizo), trad. B. R. Friedman, “Fonto” 1994-164;
– “La mankanta linio”, trad. Sten Johansson, “Fonto” 1995-183.
Allego l’immagine del singolare monumento a Singer (seduto su una panchina) nel villaggio polacco di Biłgoraj, dove lo scrittore visse a lungo, e dove da giovane imparò l’Esperanto.

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