Personaggi

Francesco Chiesa

Il 5 luglio è l’anniversario della morte (nel 1973, a 102 anni) dello scrittore, poeta e critico letterario svizzero di lingua italiana Francesco Chiesa (1871-1973),
it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Chiesa_%28scrittore%29
noto quale strenuo difensore della italianità culturale del Canton Ticino (a lui si deve la legge che a suo tempo introdusse l’insegnamento obbligatorio dell’italiano nelle scuole ticinesi): un atteggiamento che lo portò a sostenere l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, e poi il Fascismo, ponendosi in contrasto con il suo Paese (in particolare, quando criticò le sanzioni imposte all’Italia dalla Società delle Nazioni).
Nell’Italia attuale, Francesco Chiesa è praticamente sconosciuto; ma in passato ha avuto un posto nella letteratura italiana, a giudicare da tre fatti:
– l’importate “Dizionario Biografico Treccani” gli dedica un ampio articolo;
www.treccani.it/enciclopedia/francesco-chiesa_%28Dizionario-Biografico%29/
– una vecchia antologia scolastica in mio possesso (Assunta Del Nero, Cesarina Iazzoni: “Primule – Antologia italiana per la scuola media”, vol. II, Signorelli, Roma 1966), lo definisce “uno dei nostri migliori poeti contemporanei, sia per la sincerità della sua ispirazione sia per la chiarezza e limpidezza della forma”, e ne pubblica una poesia (“Il destino umano”);
– quattro sue poesie sono state tradotte in Esperanto da Kálmán Kalocsay, e pubblicate prima (1936) nella “Svisa Antologio” (Antologia svizzera), e poi (1981) in “Tutmonda Sonoro” (p. 534-537): “Fajroj de printempo”, “La sablo”, “Psalmo”, “Simpleco”.
Trascrivo:
– in italiano, “Il destino umano”;
– in Esperanto, “Simpleco” (Semplicità).
Allego un francobollo svizzero del 2019, con il nome della Svizzera in cinque lingue (francese, tedesco, italiano, romancio e latino), singolare esempio di plurilinguismo.


IL DESTINO UMANO

E dissi al fiume: – Lasciami passare!
Rispose il fiume: – E per andare dove?
Anche di là uomini e donne… – Il bove
mugghia egualmente e pungon le zanzare.

Che speri?… L’istesse acque, dolci, amare,
lungo l’altro mio margine! E un dì piove,
un dì fa bello. E la stess’aria muove
la favolosa selva che ti pare.

Sempre sull’altra sponda il ben che agogni,
uomo: il bene perduto o invano atteso.
Io freddo in mezzo, tra il sognante e i sogni…

Sempre, sopra la testa altro sospeso
il tuo fato, se vai, se stai. Per ogni
strada, da trascinar, sempre, il tuo peso.

Francesco Chiesa
°°°°°

SIMPLECO

Simplec’: unua vol’, sincera emo
de l’ marta kamp’; unua fajna tinto
de l’ akvo liberiĝa; branĉopinto
tilia, burĝonanta kun ektremo …

Herbo ĉe mia sojl’ el tero venas,
ne timas premon de pied’ detrua;
april’ sin vestas per veter’ klarblua…
Iom septembro jam, kaj jen ĝi svenas.

Simple ŝanĝiĝas Temp’, sin mem kovrante
per ombro, kiu kreskas, ke ekbrunu
de ĝi la jam mortanta herb’… Simpleco:

gajo de knab’ senscia, trankvileco
de l’ hom’ lasanta ĉiutage unu
sian vantaĵon fali for vojrande.
Francesco Chiesa, trad. Kálmán Kalocsay
(“Tumonda sonoro”, vol. II, HEF, Budapest 1981, p. 537)

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