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Obelisco di Axum

Dopo la conquista italiana dell’Etiopia (che allora veniva chiamata Abissinia)

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il Governo fascista italiano prelevò dalla città santa di Axum una stele basaltica (detta anche obelisco) del IV-I secolo d.C.

it.wikipedia.org/wiki/Stele_di_Axum

a sezione quadrangolare, alta 23,40 metri e pesante circa 150 tonnellate, e la trasportò a Roma quale bottino di guerra, erigendola il 28 ottobre 1937 a Porta Capena (all’inizio della Passeggiata Archeologica), accanto all’allora ministero delle Colonie (oggi sede della FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura).

La stele, di colore scuro, non stonava con le adiacenti rovine del Circo Massimo, né con quelle delle Terme di Caracalla

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Tutto sommato, quello che era ed è “un pugno in occhio” in quella zona è proprio il candido edificio marmoreo, di stile littorio.

Dopo la seconda guerra mondiale, il Trattato di pace di Parigi del 1947 previde espressamente che l’Italia avrebbe restituito la stele all’Etiopia; ma per le difficoltà pratiche (almeno all’epoca) ed il costo dell’operazione, l’Imperatore Hailé Selassié“donò” la stele all’Italia, in segno di avvenuta riconciliazione (per la verità, io ho sempre saputo che fu un “dono” per modo di dire, perché in sostituzione della stele l’Italia costruì gratis il nuovo aeroporto di Addis Abeba).

Deposto l’Imperatore nel 1974, il nuovo Governo rivoluzionario etiopico non riconobbe la “donazione”, e tornò a chiedere la restituzione della stele.

Le autorità italiane presero tempo, opponendo varie difficoltà: il rischio che nelle operazioni di smontaggio e rimontaggio la stele subisse gravi danni; il costo dell’operazione; la necessità di effettuare un trasporto aereo, posto che l’Etiopia non ha sbocchi sul mare (nel 1937 l’Italia possedeva anche l’Eritrea, e quindi allora la stele era stata trasportata da Massaua a Napoli); l’esigenza di aerei di grandissima capacità, posseduti soltanto dagli USA (Galaxy) e dall’URSS (Antonov), peraltro per usi esclusivamente militari.

 

In realtà, giocavano soprattutto motivi ideologici, sia perché i “nostalgici” italiani del periodo coloniale premevano affinché il monumento restasse in Italia; sia perché nel 1935 la stele era stata rinvenuta semisepolta e spezzata in tre parti, e l’Italia aveva provveduto al restauro; sia perché dopo il trasporto della a Roma ne erano comunque rimaste ad Axum una cinquantina; sia perché si sosteneva che l’Etiopia non sarebbe stata in grado di garantire un’adeguata protezione e valorizzazione; sia perché molti (anche fuori d’Italia) temevano che la restituzione costituisse un pericoloso precedente (basti pensare all’ipotesi che l’Egitto chieda la restituzione degli obelischi di Roma, oppure la Grecia rivoglia indietro dalla Gran Bretagna i fregi del Partenone).

Ci furono ripetuti confronti diplomatici (per la verità, non sempre “diplomatici”:l’Etiopia giunse a dichiarare, sprezzantemente, che se l’Italia non era tecnicamente capace di provvedere al trasferimento, avrebbe provveduto l’Etiopia senza problemi).

Alla fine, il 7 novembre 2003 la stele fu smontata e depositata in un hangar di un aeroporto militare; ma solo il 18 aprile 2005 ne iniziò il trasferimento in Etiopia mediante “Antonov”, a cura di una ditta italiana.

Anche ad Axum, però, la stele rimase a lungo smontata, tanto che ci fu chi (come il critico d’arte Vittorio Sgarbi) sosteneva che l’Italia dovesse a sua volta chiederne la restituzione.

Il 4 settembre 2008 (esattamente dieci anni fa) fu possibile, finalmente, inaugurare la ricollocazione della stele al suo posto, dopo un restauro curato dall’Italia (Istituto Centrale per il Restauro).

La spesa totale del rimpatrio della stele fu di 6 milioni di euro, pagati in parte dall’Italia e in parte dall’UNESCO.

Trascrivo (con traduzione in italiano) due dei numerosi articoli di Radio Roma-Esperanto (RAI INTERNATIONAL) sull’argomento, ed allego:

uno dei francobolli italiani del 1936 di posta coloniale, in cui, insieme con il ritratto del Re Imperatore Vittorio Emanuele III, appare (a sinistra) la stele di Axum ancora al suo posto;

– i tre francobolli etiopici del 1998 per il progettato ritorno della stele ad Axum (con le carte geografiche dell’Italia e dell’Etiopia, la localizzazione di Axum, e la cupola della Basilica di San Pietro in Vaticano); ma ci vollero altri 10 anni perché il progetto si realizzasse.


RAI INTERNATIONAL – ESPERANTO, 20.7.2002

“Ni faros nian plejeblon por rehavi nian obeliskon”: tion deklaris la etiopia Ĉefministro, Meles Zenawi, koncerne la italajn malfruojn en la redono de la steleo de Aksumo. La estro de la afrika lando aldonis: “La problemo ne estas, ĉu Italio redonos aŭ ne redonos la obeliskon. La problemo estas, ĉu Italio kapablas respekti siajn internaciajn sindevigojn, kiuj klare antaŭvidas, ke la monumento estu redonita. Ni daŭre petas de la itala Registaro, de la itala popolo, kaj de ĉiuj bonvolaj homoj en la tuta mondo, helpi nin reakiri la riĉaĵon, kiu estis forprenita de ni”.

 

RAI INTERNATIONAL – ESPERANTO, 8.11.2003

Ne plu spiros la roman aeron la obelisko de Aksumo, kiu baldaŭ reiros al sia devena lando, Etiopio, de kie ĝi estis portita al la itala ĉefurbo je la tempo de la faŝisma reĝimo. La plej proksima celo por la famkonata monumento (kaŭzo de disputo jam solvita inter Italio kaj Etiopio) estas hangaro ĉe flughaveno, de kie ĝi reveturos hejmen.

Hieraŭ matene la obelisko estis malmuntita en tri pecojn, per delikatega operaco. La lasta akto estos la decido pri la maniero transporti la steleon al Etiopio. Probable oni utiligos grandajn kargaviadilojn, ĉar tiu afrika lando ne havas aliron al la maro.

 

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(Traduzione):

RAI INTERNATIONAL – ESPERANTO, 20.7.2002

Faremo del nostro meglio per riavere il nostro obelisco”: lo ha dichiarato il Primo Ministro etiopico, Meles Zenawi, in merito ai ritardi nella restituzione della stele di Axum. Il Capo del Paese africano ha aggiunto: “Il problema non è se l’Italia restituirà o non restituirà l’obelisco. Il problema è se l’Italia è capace di rispettare i suoi impegni internazionali, che prevedono chiaramente che il monumento venga restituito. Continuiamo a chiedere al Governo italiano, al popolo italiano, e a tutte le persone di buona volontà del mondo intero, di aiutarci a recuperare il bene che ci è stato tolto”.

 

RAI INTERNATIONAL – ESPERANTO, 8.11.2003

Non respirerà più laria di Roma lobelisco di Axum prossimo a tornare nella sua terra dorigine, lEtiopia, dopo che era stato portato nella capitale italiana ai tempi del regime fascista. Il suo destino più prossimo per il celebre monumento, motivo di contenzioso ormai concluso tra i Italia ed Etiopia, è un hangar di un aeroporto, da dove prenderà poi la strada del ritorno a casa. Ieri mattina lobelisco è stato smontato, operazione delicatissima, in tre pezzi. Si dovranno poi decidere, come ultimo atto, le modalità di trasporto della stele in Etiopia. Probabilmente verranno usati grandi aerei cargo visto che il Paese africano non ha sbocchi sul mare.  

 

 

2 pensieri su “Obelisco di Axum

  1. Mi hezitis kiam mi legis “inaŭguri la relokadon de la stelon sur sian lokon” kaj kuris al PAG, eldono 1980, p 220, para. II b) 3. por retrankviliĝi pri la uzo de la refleksivo ‘sian’, eĉ se estas supozebla tajperaro en la akuzativigo de ‘stelo’.

    Kiel kutime, erudicia, informoplena artikolo.

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