Colgo l’occasione dell’odierna Giornata Internazionale della Donna, per segnalare un francobollo italiano del 1994 dedicato alla “rivalutazione del lavoro della casalinga” (curiosamente, ma forse intenzionalmente, emesso però il 14 febbraio, giorno di San Valentino,
anziché l’8 marzo).
Il bollettino filatelico emesso in quell’occasione dalle Poste italiane mette in evidenza l’importanza sociale ed economica del lavoro della casalinga, che sembra ovvio, ma di cui si accorge soltanto quando viene a mancare: la donna di casa a tempo pieno lavora mediamente 45 ore a settimana (più degli uomini!), e deve essere polivalente: oggi accudisce un neonato, domani si trasforma in psicologa dell’adolescenza, al mattino donna delle pulizie, cuoca, sarta, al pomeriggio dà ripetizioni ai figli, ed al bisogno dev’essere infermiera, assistente agli anziani e portatori di handicap, e così via.
Il francobollo fu emesso su iniziativa della Signora Rosa Franzelin Werth, Presidente (o Presidentessa?) dell’associazione professionale delle casalinghe nella Provincia autonoma di Bolzano, che si propone (anche sulla base di una risoluzione del Parlamento Europeo del giugno 1993, che ha invitato gli Sati membri a riconoscere alle casalinghe uno stato giuridico sociale ed economico.
Non conosco la situazione degli altri Paesi, ma in Italia si è fatto poco da allora, soprattutto per la difficoltà di inquadrare il lavoro domestico in una delle due tradizionali categorie di lavoro (dipendente o autonomo):
– il decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 565, ha istituito – peraltro, su base volontaria – la pensione di vecchiaia e di invalidità per coloro (donne ed uomini) che “senza alcun vincolo di subordinazione, svolgono attività non retribuita, in forma prevalente ma non necessariamente esclusiva, in relazione a responsabilità familiari“ (comunemente viene detta “pensione alle casalinghe”, ma in realtà riguarda anche agli uomini “casalinghi”, per l’evidente necessità di evitare disparità di trattamento in base al sesso);
– la legge 3 dicembre 1999, n. 493 ha istituito l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni domestici per “tutti i soggetti di età compresa tra i 18 ed i 65 anni che svolgono in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, lavoro finalizzato alle cure della propria famiglia e dell’ambiente in cui si dimora”. Credo, però, che pochissimi paghino il pur modesto premio assicurativo (12,91 euro l’anno), sia per ignoranza della legge, sia per l’assoluta inadeguatezza della sanzione qualora (molto improbabilmente) venga accertata la violazione dell’obbligo: al massimo 12,91 euro per ogni anno di mancato pagamento, cioè esattamente (e soltanto) quello che si sarebbe dovuto pagare.
Ed ora veniamo ai rapporti con l’Esperanto.
La Signora Rosa Franzelin Werth
de.wikipedia.org/wiki/Rosa_Franzelin-Werth
(tutt’altro che un “angelo del focolare”, invece fortemente impegnata nella politica e nelle attività sociali nelle fila del “Südtiroler Volkspartei SVP” – Partito Popolare Sudtirolese) è nata il 7 gennaio 1940 a Cornaiano (Girlan in tedesco), frazione del Comune di Appiano sulla Strada del Vino, in tedesco Eppan an der Weinstraße
it.wikipedia.org/wiki/Appiano_sulla_Strada_del_Vino
de.wikipedia.org/wiki/Eppan
eo.wikipedia.org/wiki/Eppan_an_der_Weinstra%C3%9Fe
una cittadina della Provincia autonoma (ora italiana) di Bolzano/ Bozen (Alto Adige/ Südtirol), che fino al 1919 faceva parte del Tirolo austriaco
Ebbene, in questa cittadina (all’epoca, di poche migliaia di abitanti) nel 1906 c’era un gruppo esperantista di 30 persone, “in continuo aumento”: ne parla ripetutamente la rivista “Germana Esperantisto” (fermandomi al 1906, ho notato citazioni nei numeri: 2, p.18; 3, p. 29; 4, p. 40; 6, p. 65), e, soprattutto, la rivista “Brita Esperantisto”, supplemento n. 4 – aprile 1906, p. 30 ne fa una vivace presentazione.
Allego:
– il francobollo italiano del 1994 per il lavoro delle casalinghe (la scritta dice: “Casalinga, una presenza che conta);
– la p. 30 di “Brita Esperantisto”, supplemento n. 4 – aprile 1906.