Utopie: da Zamenhof a oggi la storia (anche lombarda) di una grande sfidaMilano, ĉefurbo de Esperantujo«Milano, capitale dell'esperanto»: questo significa il titolo. Qui da quasi cent'anni vive il sogno della lingua universale(Davide Astori, Corriere della Sera, 20 luglio 2012)Centoventicinque anni e non sentirli. Usciva il 26 luglio 1887 il primo manuale della «lingvo internacia» a firma del Doktoro Esperanto, «il medico che spera», pseudonimo (dell'oculista ebreo-polacco L.L. Zamenhof) che passerà, nel giro di un anno, a indicare definitivamente la nuova creazione: una lingua pianificata a posteriori, neutrale, caratterizzata da una grammatica del tutto regolare ed essenzializzata e da un vocabolario scelto su base internazionale, nata con l'intento non di sostituire le lingue nazionali (al contrario, gli esperantisti sono tra i più convinti difensori del valore della diversità delle culture, e sostenitori della pari dignità di tutte le lingue), bensì di abbattere le barriere comunicative fra i diversi popoli del pianeta. E lombardo è il primo esperantista italiano, Daniele Marignoni (1864-1910), notaio in Crema, intellettuale eclettico, poliglotta, amico personale del creatore dell'esperanto, che fu autore, nel 1890, della prima grammatica in lingua italiana. Proprio a Milano, città ancora oggi sede della Federazione esperantista italiana (Fei), si sviluppa nel 1906 il primo nucleo del futuro movimento nazionale, il «Gruppo milanese per l'esperanto» (oggi Cem), animato fra gli altri dal poeta e studioso inglese Clarence Bicknell e dalla professoressa di origine boema Rosa Junk. Fra i pionieri sono almeno da ricordare Pier Carlo Monti, lo studente che, insieme con altri colleghi, creò nel 1911 un Centro esperantista per le Università; o ancora il Cardinal Ferrari, che divenne convinto sostenitore della creatura di Zamenhof a seguito di una conferenza del veneto don Giacomo Bianchini. E fra loro è il socialista Angelo Filippetti, che della città meneghina fu sindaco dal 20 novembre 1920 all'occupazione fascista del 3 agosto 1922, e parallelamente presidente del Circolo milanese e della Fei (nel 1913 e nel 1920), favorendo l'insegnamento dell'esperanto nelle scuole del Comune, inaugurando una via Zamenhof (nel 1921, a Porta Ticinese) e partecipando all'organizzazione del IV Congresso italiano (1913). Da allora Milano è luminoso faro di diffusione dell'esperanto e dei sui ideali di pace, giustizia, democrazia, collaborazione e intercomprensione tra gli uomini, elevandosi al di sopra di ogni differenza etnica, politica, religiosa, ed ergendosi - proprio perché lingua propria di nessuna nazione e insieme accessibile a tutti sulla base dell'uguaglianza - a baluardo contro il predominio culturale ed economico del più forte e contro i rischi di una visione monoculturale del mondo. Oggi, sempre per restare nel capoluogo regionale, lo Iulm-libera Università di lingue e comunicazione di Milano, ospita il maggior fondo italiano di interlinguistica, ed esperantista è il suo curatore, il bibliotecario Montagner, fra l'altro fondatore del primo circolo italiano Arci-esperanto; o ancora, nella bassa Lombardia, a Cremona, qualche anno fa uno dei più famosi templi dolciari (il negozio Sperlari nel pieno centro cittadino) ha inserito nella confezione della sbrisolona le indicazioni degli ingredienti anche in «lingvo internacia». Per esportare, col buono, anche l'idea del giusto.Da sapere: Il Circolo esperantista milanese, fondato nel 1906, ha il compito di promuovere la lingua universale fondata dall'oculista e glottologo polacco Ludwik L. Zamenhof (nella foto), parlata nel mondo come seconda lingua da 100 mila persone (anche se stime più ottimistiche alzano il numero a quasi 3 milioni). Tra le sue attività aperte a tutti gli interessati, non solo ai soci, il Centro organizza incontri, dibattiti, conferenze, corsi di lingua. La sede è aperta il venerdì sera dopo le 21.15 per le riunioni dei soci: in tali occasioni si svolgono le attività previste dal programma, che viene pubblicato ogni due mesi e diffuso tramite un bollettino informativo. La sede ha ingresso diretto su strada in via Bramantino, all'angolo con via De Predis (il numero 9 è l'indirizzo ufficiale). Per informazioni milano.esperanto.italia.it.