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Testaccio

La parola tardo-latina “testa” indicava, all’origine, un vaso di coccio; ma poi ha assunto il senso figurato di “capo”, soppiantando nell’uso comune il classico termine “caput”, rimasto in italiano nella forma dotta “capo”, e in quella dialettale romanesca “capoccia”.

“Testa” come vaso è tuttora presente nel dialetto napoletano: quando Salvatore Di Giacomo, nella canzone “Marechiare”, dice che 

‘nu carofano addora int’a ‘na testa,

non si riferisce al capo dell’amata, ma proprio ad un vaso di fiori, in cui odora un garofano.

A Roma, il termine “testa” come vaso è rimasto nel nome di una collina artificiale, formatasi nel corso di secoli nei pressi dello scalo fluviale di Ripa Grande sul Tevere: Monte Testaccio (in latino, Mons Testaceus), detto anche “Monte dei cocci”.

it.wikipedia.org/wiki/Monte_Testaccio 

Sulle cause della sua formazione ci sono due versioni, una pomposa ed una banale: ne ha parlato la trasmissione per l’estero in Esperanto della Radiotelevisione Italiana-RAI (Radio Roma) del 9 settembre 1979.

Trascrivo parte del testo della trasmissione, con retroversione in italiano, ed allego:

– una vecchia foto con l’immagine del “monte Testaccio”;

– la napoletana “finestra a Marechiaro”, con il vaso di fiori.


(segue traduzione in italiano)

RADIO ROMA – ESPERANTO, 9.9.1979

Teksto de Paola Randone, traduko de Antonio De Salvo

Monto “Testaccio” (elp. Testaĉo), en Romo, ne havas noblan devenon, kaj ne konsistas el valora materialo. Tamen, ĉi tiu monteto ludis gravan kaj precizan rolon en la historio de la urbo, kaj hodiaŭ ĝi montriĝas gravega por la arkeologoj. Kial? 

Por respondi al ĉi tiu demando, estas necese klarigi la devenon de la monto. Verdire, malgraŭ la fiera nomo “monto”, temas pri monteto, kies dimensioj, tamen, ne estas modestaj, se oni konsideras, ke ĝi troviĝas en la koro de la urbo, kaj ke ĝi estis artefarita de la civitanoj tra la jarcentoj. Ni vidu kiel.

“Testa”, en latina lingvo, signifas “vazo”; kaj el vazoj devenas la monteto kaj ĝia nomo. Dum pli ol ses jarcentoj, proksimume de la dua ĝis la sepa jarcento post Kristo, la Romanoj konstruis al si ĉi tiun monteton per la rompitaj vazoj (por vino kaj oleo) devenantaj el la apudaj deponejoj ĉe la rivera haveno.

Laŭ mezepoka teksto, kontraŭe, la rompitaĵoj apartenis al la amforoj, kiuj entenis la tributojn sendatajn al Romo de la submetitaj popoloj. Laŭ ĉi tiu alia tradicio, orgojla kaj iom teatreca, la Romanoj, por lasi neforgeseblan memoron pri sia enorma potenco, disrompadis la amforojn, kaj metadis la rompitaĵojn unu apud la alia, kune kun iom da tero (pro higienaj celoj, kaj por ke la pecoj amasiĝu).

La tempo pasis; kaj la rompitaj vazoj (ĉu por trinkaĵoj, ĉu por tributoj) iom post iom formis veran monteton.

Kial la arkeologoj tiel multe interesiĝas pri ĝi? Ĉar ili estas konvinkitaj, ke fosante la monteton ili povos trovi multajn interesajn informojn. Ekzemple, oni povos plibone ekscii la kvanton kaj la kvaliton de la komercaj interŝanĝoj de la urbo, kaj havi pli klaran bildon pri la vivo de Romo kaj de tiuj urboj, kiuj havis komercajn rilatojn kun ĝi.

La supraj strukturoj de la monteto jam estis plurfoje elfositaj, kaj ankaŭ abunde priŝtelitaj de senrajtaj traserĉantoj. Nun oni decidis celi la koron de la monteto, por esplori la plej grandan arkivon pri la ekonomia historio de Romo, en surfaco de 20.000 kvadrataj metroj, kaj maksimuma alteco de ĉirkaŭ 30 metroj,

°°°°°

(traduzione in italiano)

RADIO ROMA – ESPERANTO, 9.9.1979

Testo di Paola Randone

Monte“Testaccio”, a Roma, non ha una nobile origine, e non è formato da materiale pregiato. Tuttavia, questa collinetta ha avuto un ruolo importante e preciso nella storia della città, ed oggi è importantissima per gli archeologi. Perché?

Per rispondere a questa domanda, è necessario chiarire l’origine del monte. A dire il vero, malgrado il fiero nome “monte”, si tratta di una collinetta, le cui dimensioni, però, non sono modeste, se si considera che si trova nel cuore della città, e che è stata creata artificialmente dagli abitanti nel corso dei secoli. Vediamo come.

“Testa”, in latino, significa “vaso”; e dai vasi hanno origine la collina e il suo nome. Per più di sei secoli, all’incirca dal secondo al settimo secolo dopo Cristo, i Romani si sono fabbricati questa collina con i frammenti dei vasi (per vino ed olio) provenienti dai vicini magazzini dello scalo fluviale.

Secondo un testo medioevale, invece, i cocci appartenevano alle anfore che contenevano i tributi mandati a Roma dai popoli sottomessi. Secondo quest’altra tradizione, superba e un po’ teatrale, i Romani, per lasciare un ricordo della loro enorme potenza, rompevano le anfore, e mettevano i cocci uno accanto all’altro, con un po’ di terra (per motivi igienici, e affinché i cocci si compattassero).

Il tempo passò; e i frammenti di vaso (sia per vino ed olio, sia per tributi) un po’ per volta formarono una vera e propria collina.

Perché gli archeologi se ne interessano molto? Perché sono convinti che scavando la collina si possano trovare molte informaioni interessanti. Ad esempio, si potrà conoscere meglio la quantità e la qualità degli scambi commerciali dell’Urbe, ed avere un quadro migliore della vita di Roma e delle città che avevano rapporti commerciali con essa

Le strutture superficiali della collina sono state già scavate più volte, ed anche abbondantenente depredateda cercatori abusivi. Adesso si è deciso di puntare al cuore della collina, per esplorare  il più grande archivio della storia economica di Roma, su una superficie di 20.000 metri quadrati, e un’altezza massima di una trentina di metri.

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