Il 29 dicembre è l’anniversario della morte (nel 1953) del poeta e critico letterario italiano (ligure) Francesco Pastonchi (1874-1953),
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nominato, «per chiara fama» (senza concorso), professore di lingua e letteratura italiana nell’Università di Torino, membro dell’Accademia d’Italia.
Trascrivo una sua poesia, in italiano e nella traduzione in Esperanto.
Allego il francobollo italiano del 1994, nella serie “I cibi italiani”, che riproduce un dipinto di Dario Piazza (1891-1973) denominato “Il pane”, conservato presso la sala del sindaco nel palazzo municipale di Carpignano Sesia (Novara
IL PANE
Pane, ti spezzan gli umili ogni giorno,
lieti se già non manchi alla dispensa.
A lor quale più sacra ricompensa
di te, che giungi fervido dal forno?
Come biondeggi al desco disadorno,
così tra vasi d’oro; in te si addensa
ogni ricchezza, e la più bella mensa
di tua ruvida veste non ha scorno.
Figlio del sole, tu ne porti un raggio
in ogni casa, e a chi di te procaccia
onestamente, illumini la fronte.
Ma più risplendi, quando nel viaggio,
stanco, il mendico dalla sua bisaccia
ti trae, sedendo al margine di un fonte.
Francesco Pastonchi
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LA PANO
Pan’, vin humilaj rompas ĉiutage
jam gajaj, se al ili vi ne mankas.
Ho, kia rekompenc’ ol vi pli sanktas,
se varme venas vi el forn’ postbake.
Vi same blondas sur tabul’ modesta,
kaj ĉe orvazoj, ĉar en vi kuniĝas
ja ĉia riĉ’; eĉ se plej pompe riĉas
la tablo, ĝi ne hontas vin, krudvesta.
Filo de l’ sun’, radion vi donacas
al ciu dom’; sur frunt’ de laboristo,
gajninta vin honeste, vi rebrilas.
Sed plej vi lumas, kiam voje lacas
la almozulo kaj el la tornistro
ĉe rando de fonteto vin eltiras.
Francesco Pastonchi, trad. Kálmán Kalocsay
(“Literatura mondo” 1937-5, p. 142;
“Tutmonda sonoro”, HEF, Budapest 1981, p. 533)