Personaggi

Giuseppe Gioachino Belli

Il 21 dicembre è l’anniversario della morte (nel 1863) del poeta italiano (romano) Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863)

it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Gioachino_Belli 

famoso soprattutto per 2279 Sonetti in dialetto romanesco (per un totale di 32.000 versi, il doppio della “Divina Commedia” di Dante Alighieri).

Ho già parlato di lui il 7 settembre 2018,

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/09/07/giuseppe-gioachino-belli/

il 21 dicembre 2018

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/12/21/giuseppe-gioachino-belli-2/ 

e il 7 settembre 2019.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2019/09/07/giuseppe-gioachino-belli-3/ 

139 sonetti di Belli sono stati tradotti in Esperanto:

www.bitoteko.it/items/show/9 

Ne trascrivo uno, in romanesco e nella traduzione in Esperanto.

Allego:

– il francobollo vaticano del 2013 per il 150° anniversario della morte di Belli;

– la copertina del volume “Elektitaj sonetoj de G.G. Belli” (selezione di Sonetti di Belli tradotti in Esperanto).


LA MORTE CO LA CODA

Qua nun ze n’esce: (1) o semo giacubbini (2),

o credemo (3) a la lègge der Zignore.

Si (4) ce credemo, o minenti (5) o paini (6),

la morte è un passo che ve gela er core.

Se curre a le commedie, a li festini,

se va pe l’ostarie, se fa l’amore,

se trafica, s’impozzeno quadrini,

se fa d’ogn’erba un fascio… eppoi se more!

E doppo? doppo viengheno (7) li guai.

Doppo c’è l’antra vita, un antro monno (8),

che dura sempre e nun finisce mai!

È un penziere quer mai, che te squinterna (9)!

Eppuro, o bene o male, o a galla o a fonno (10),

sta cana (11) eternità dev’èsse (12) eterna!

Giuseppe Gioachino Belli

Note

1. Non si può uscire da questa alternativa.

2. Miscredenti.

3. Crediamo.

4. Se.

5. Popolani.

6. Signorini. Deformazione del latino medioevale “patavinus”, cioè “studente di Padova”.

7. Vengono.

8. Un altro mondo.

9. Ti sgomenta.

10. Fondo.

11. Cagna, nel senso di «crudele, nemica, barbara».

12. Essere.

°°°°°

MORTO KAJ TIES VOSTO

Ne estas solvo: esti jakobenoj

aŭ kredi je la leĝo de l’ Sinjoro.

Se kredas ni, ĉu pleb’ ĉu suverenoj,

mort’ estas paŝo frosta por la koro.

Ni kuras al teatroj, al festenoj,

ni emas al trinkejoj, al amoro,

ni vendas, amasiĝas la florenoj,

ni ĉion spitas kaj… jen morto-horo!

Kaj poste? Poste venas embaraso,

estas alia mond’, alia vivo,

neniam ĉesas ties tempopaso.

Nu, estas ĉi-“neniam” tro konsterna!

Sed bone aŭ ne, kun aŭ sen motivo,

restos ĉi hunda eternec’ eterna.

Giuseppe Gioachino Belli, trad. Gaudenzio Pisoni

(el “Elektitaj Sonetoj de G.G. Belli”)

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