Personaggi

Giuseppe Villaroel

Il 10 luglio è l’anniversario della morte (nel 1965) del poeta, scrittore e saggista italiano (siciliano) Giuseppe Villaroel (1889-1965).
it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Villaroel
Sarei esagerato se dicessi che occupa un posto importante nella letteratura italiana; ma devo prendere atto che in passato era considerato in modo molto positivo, a giudicare da due fatti:
– l’Antologia scolastica in mio possesso (Assunta Del Nero, Cesarina Iazzoni: “Primule – Antologia italiana per la scuola media”, vol. II, Signorelli, Roma 1966), ne pubblica due poesie, ed afferma: “È una delle voci liriche più pure della Sicilia di oggi; sensibile ed appassionato”;
– cosa ancor più rilevante, la rivista letteraria in Esperanto “Literatura Mondo” (1935-6, p.118-119) ne parla a proposito delle “Letteratura italiana attuale”, affermando:
>Unu el la lastaperintaj verkoj estas “Il cuore e l’assurdo” de Giuseppe Villaroel. La koro, diras la poeto, havas propran absurdan vivon, pri kiu mi konscias nur kiam ni volas klarigi ĝiajn motivojn kaj kontraŭsencojn. Tamen, se ni ĝin atente observas, ni konstatas, ke la absurdo de la koro estas pli logika, ol tiu de la racio. Sur tiu cetere ne tro originala temo, s-ro Villaroel tamen sukcesis verki tre belajn poemojn pri tiuj motivoj de l’ koro, kiujn per lerta paradokso li nomas absurdaj”.
Traduzione:
>Una delle opere apparse recentemente è “Il cuore e l’assurdo” di Giuseppe Villaroel. Il cuore, dice il poeta, ha una propria assurda vita, di cui ci rendiamo conto soltanto quando vogliamo chiarire i suoi motivi e i suoi controsensi. Tuttavia, se l’osserviamo attentamente, constatiamo che l’assurdo del cuore è più logico di quello della ragione. Su questo tema, del resto non troppo originale, Villaroel tuttavia è riuscito a scrivere poesie molto belle su quei motivi del cuore che, con un abile paradosso, chiama assurdi”.
(Tra parentesi: l’articolo cita anche Luigi Pirandello e Aldo Palazzeschi, insieme con Maria Borgese e Lionello Fiumi; ma non accenna a Giuseppe Ungaretti).
Trascrivo la poesia “Casa di mia gente”, in italiano e in una traduzione letterale in Esperanto, ed allego la copertina del volume “Il cuore e l’assurdo”.


CASA DI MIA GENTE

 

Sempre ritorno fra le tue pareti,

come a un rifugio, o casa di mia gente!

Nessuno albergo mai, nessun ostello,

per varie plaghe, fu più seducente

del tuo silenzio, ove, dal lungo esilio,

vengo a sanarmi dogni mia ferita,

in colloquio coi morti che mi amarono

perché nacque da loro la mia vita.

 

Tu sola ridi, o casa di mia gente;

tu sola resti, in mezzo alla rovina

di tutti i sogni miei tristi e mendaci,

nellora di mia vita che declina!

Tu sola vieni, o casa di mia gente,

al mio ricordo ed alla mia speranza,

e, nel mio folle errore senza quiete,

questa sola dolcezza oggi mi avanza.

 

Tornerò bimbo sulle tue terrazze,

guarderò, nelle notti, le tue stelle

tremare sulle torri delle chiese;

ci sarà il canto delle mie sorelle,

ci sarà lombra di mia madre e il grido

del vecchio gallo, allalba, nei cortili

e, dalle tue finestre, nellazzurro,

vedrò spuntare i rinascenti aprili.

 

E sarà la mia gioia e la mia pace:

lunica gioia che può dare il mondo

lunica pace che può dar la vita:

vivere sotto il bel sole giocondo

di nostra terra, quello che ci fulse

negli occhi quando noi fummo creati

e morire così, serenamente,

accanto ai nostri morti e ai nostri nati.

 

Giuseppe Villaroel

 

°°°°°

DOMO DE MIA GENTO

 

Ĉiam mi revenas inter viajn murojn,

kvazaŭ al rifuĝejo, domo de mia gento!

Neniu gastejo iam, neniu palaco

tra diversaj mondopartoj estis pli alloga

ol via silento, kien, el la longa ekzilo,

mi venas min sanigi el ĉiu vundo,

interparole kun la mortintoj, kiuj min amis,

ĉar naskiĝis de ili mia vivo.

 

Vi sola ridas, ho domo de mia gento;

vi sola restas, meze de la ruino

de ĉiuj miaj revoj malgajaj kaj mensogaj,

en la horo de mia vivo kiu kadukas!

Vi sola venas, ho domo de mia gento,

al mia memoro kaj al mia espero,

kaj, en mia malsaĝa vagado sen ripozo,

ĉi tiu sola dolĉeco hodiaŭ al mi restas.

 

Mi reiĝos infano sur viaj terasoj,

mi rigardos, dum la noktoj, viajn stelojn

tremi super la turoj de l’ preĝejoj;

estos la kanto de miaj fratinoj,

estos la ombro de mia patrino kaj la krio

de la maljuna koko, ĉe tagiĝo, en la kortoj

kaj, el viaj fenestroj, en la lazuro,

mi vidos ekaperi la renaskiĝantajn aprilojn.

 

Kaj estos mia ĝojo kaj mia paco:

la ununura ĝojo, kiun povas doni la mondo,

la ununura paco, kiun povas doni la vivo:

vivi sub la bela gaja suno

de nia tero, tiu, kiu brilegis

al niaj okuloj kiam ni estis kreitaj,

kaj morti tiel, serene,

apud niaj mortintoj kaj niaj naskitoj.

 

Giuseppe Villaroel, trad. Antonio De Salvo

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