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Anschluss

Riassumo gli eventi che precedettero il 13 marzo 1938, quando l’Austria fu annessa alla Germania, con il cosiddetto “Anschluss”.
Alla caduta dell’Impero Austro-Ungarico (novembre 1918), fu proclamata la Deutschösterreich (Repubblica dell’Austria tedesca), formata dai territori di lingua tedesca dell’ex Impero.
Con il Trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919), furono assegnati: all’Italia, tra l’altro, il Trentino-Alto Adige/ Südtirol, Tarvis/ Tarvisio e Trieste; alla Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca) i Sudeti, la città di Jihlava e la parte settentrionale della Bassa Austria; alla Jugoslavia (oggi Slovenia) la Bassa Stiria. Inoltre, fu imposto il semplice nome “Österreich” (Austria), e fu confermato il divieto (già previsto dal Trattato di Versailles del 28 giugno 1919) di unione dell’Austria tedesca alla Germania.
Quando Adolf Hitler salì al potere in Germania (1933), i nazisti austriaci incominciarono a pretendere l’unione dell’Austria alla Germania nazista. Il Governo austriaco tentò di resistere, ma il 12 marzo 1938 la Germania invase l’Austria, ed il giorno successivo (13 marzo 1938) ne fu proclamata l’annessione (in tedesco Anschluss); l’Austria divenne Ostmark (Marca Orientale) del Deutsches Reich (Regno Tedesco)
it.wikipedia.org/wiki/Anschluss
Per dare una parvenza di legalità all’annessione, fu indetto un plebiscito, che si svolse il 10 aprile 1938 in tutta la “Grande Germania”: votò “sì” il 99,93% in Austria ed il 99,60% in Germania. Questi risultati, statisticamente fuori dell’ordinario, furono la conseguenza di vari fattori:
– in tutte le città apparvero innumerevoli bandiere con la svastica, striscioni e manifesti con slogan e ritratti del Führer;
– le Poste usarono massicciamente sulla corrispondenza l’annullo meccanico pubblicitario “Il 10 aprile il tuo sì al Führer”;
– la stampa e la radio ripeterono ossessivamente l’invito al “sì”;
– non furono ammessi al voto gli ebrei, le persone di sangue misto e coloro che erano stati in carcere per motivi politici o razziali, in totale quasi l’8% del corpo elettorale;
– la scheda elettorale era un’incredibile raccolta di artifizi: si rivolgeva direttamente all’elettore dandogli del “tu”; conteneva un doppio quesito, senza possibilità di distinguere («Bist Du mit der am 13. März 1938 vollzogenen Wiedervereinigung Österreichs mit dem Deutschen Reich einverstanden und stimmst Du für die Liste unseres Führers Adolf Hitler?» – Sei d’accordo con la riunificazione dell’Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?); dava per scontato che la unificazione fosse già avvenuta, e solo ne chiedeva una ratifica “a posteriori”; i cerchietti per l’espressione del voto erano di grandezza differente, al centro e molto più grande quello del “sì”, più piccolo e in un angolo quello del “no”; anche di grandezze differenti erano le scritte “Ja” (sì) e Nein (no);
– molti elettori sbarrarono pubblicamente la casella del “sì”, per non essere sospettati di aver votato contro il sistema.
Allego: – la scheda di votazione per il plebiscito del 10 aprile 1938;
– la pubblicità per il 10 aprile 1938, con l’immagine della “Großdeutschland” (Grande Germania) e lo slogan “Ein Volk – Ein Reich – Ein Führer! – Ja” (Un popolo – Un Regno – Un Führer! – Sì!).

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