Personaggi

Lucio Battisti

Il 5 marzo è l’anniversario della nascita (nel 1943, un giorno dopo Lucio Dalla) del cantautore Lucio Battisti (1943-1998)
it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Battisti
autore ed interprete di molte canzoni italiane di successo, tra le quali ricordo in particolare:
Acqua azzurra acqua chiara
Pensieri e parole
Il mio canto libero
E penso a te
La canzone del sole
16 canzoni di Battisti (le 5 citate, ed altre 11) sono state tradotte in Esperanto.
Una curiosità: per il fatto che nelle sue canzoni Battisti non affrontava temi impegnati (a differenza dei cantautori della sua generazione), si sparse la voce che fosse fascista, e si vollero interpretare in questo senso alcuni particolari che, probabilmente, avevano tutt’altro ed “innocente” significato: ad esempio, nel brano “La canzone del sole” (La sunkanto), che trascrivo, il «mare nero» e la «fiamma» sembrarono allusioni a simboli fascisti.
Forse questo (pre)giudizio spiega perché le composizioni di Battisti, pur così note ed ampiamente tradotte, non sono entrate nel repertorio dei cantanti esperantisti orientati a sinistra.
Allego un ritratto del cantautore.


LA CANZONE DEL SOLE
Lucio Battisti

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l’innocenza sulle gote tue
due arance ancor più rosse
e la cantina buia dove noi
respiravamo piano
e le tue corse, l’eco dei tuoi no, oh no
mi stai facendo paura.
Dove sei stata cos’hai fatto mai?
Una donna, donna dimmi
cosa vuol dir sono una donna ormai.
Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai
per diventar quel che sei
che importa tanto tu non me lo dirai, purtroppo.
Ma ti ricordi l’acqua verde e noi
le rocce, bianco il fondo
di che colore sono gli occhi tuoi
se me lo chiedi non rispondo.
O mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me
o mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me.
Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi
noi due distesi all’ombra
un fiore in bocca può servire, sai
più allegro tutto sembra
e d’improvviso quel silenzio fra noi
e quel tuo sguardo strano
ti cade il fiore dalla bocca e poi
oh no, ferma, ti prego, la mano.
Dove sei stata cos’hai fatto mai?
Una donna, donna, donna dimmi
cosa vuol dir sono una donna ormai.
Io non conosco quel sorriso sicuro che hai
non so chi sei, non so più chi sei
mi fai paura oramai, purtroppo.
Ma ti ricordi le onde grandi e noi
gli spruzzi e le tue risa
cos’è rimasto in fondo agli occhi tuoi
la fiamma è spenta o è accesa?
O mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me
o mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me.
Il sole quando sorge, sorge piano e poi
la luce si diffonde tutto intorno a noi
le ombre ed i fantasmi della notte sono alberi
e cespugli ancora in fiore
sono gli occhi di una donna
ancora piena d’amore.

°°°°°

LA SUNKANTO
Lucio Battisti, trad. Giuseppe Castelli
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/battisti.html#LA%20SUNKANTO

Lazur’ okula, blond’ plektaĵa kaj
ŝtrumpetoj viaj ruĝaj,
kaj la naiv’ sur viaj vangoj du:
oranĝoj des pli ruĝaj.
Kaj la malluma kelo kie ni
klopodis mallaŭtspiri
kaj viaj kuroj kaj la eĥ’ de l’ “Ne, ho ne:
ĉu vi min volas timigi?”.
Kie vi estis, kion faris vi?
Nu, virino… Ino, diru
kion signifas “iĝis mi virin’”?
Kiom da brakoj vin brakumis – (scias vi)
por igi vin tio ĉi,
vi ne sciigos min sed ne gravas tro
(jes, vere).
Sed vi memoras verdan akvon, ĉu,
kaj blankan rokan fundon?
Kiukoloras – (diru) via okul’?
Neniam havos vi respondon.
Ho nigra maro, nigra maro, nigra mar’
al mi similis via travidebla klar’.
Ho nigra maro, nigra maro, nigra mar’
al mi similis via travidebla klar’.
La du bicikloj forlasitaj meze de l’ herbej’
kaj ni en ombra kuŝo:
“La mondo donas multe pli da gaj’
kun flor’ en via buŝo…”.
Kaj tutsubite la silent’ inter ni
strangiĝas la mieno;
elbuŝa fal’ de l’ flor’ dum eta kri’:
“ĉesu nun kun via mano”.
Kie vi estis, kion faris vi?
Nu, virino… Ino, ino, diru
kion signifas “iĝis mi virin’”?
Rideton vian tro plenigas memfid’ kaj memam’
mi vin ne konas, mi vin ne konas, vi timigas min jam
(domaĝe).
Sed ĉu memoras vi pri ĉiu ond’,
pri l’ ridoj kaj pri l’ ŝaŭmo?
ĉu en okuloj viaj restas mond’?
ĉu brulas plu via flamo?
Ho nigra maro, nigra maro, nigra mar’
al mi similis via travidebla klar’.
Ho nigra maro, nigra maro, nigra mar’
al mi similis via travidebla klar’.
La suno malrapide jen leviĝas kaj
la lumo disĵetiĝas jam laŭ nia voj’;
la ombroj, la fantomoj de la nokto
estas arboj kaj arbustoj daŭre floraj
aŭ okuloj de virino daŭre amaj kaj ploraj.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *