Personaggi

Ada Negri

L’11 gennaio è l’anniversario della morte (nel 1945) della poetessa e scrittrice italiana (lombarda) Ada Negri (1870-1945)
it.wikipedia.org/wiki/Ada_Negri
Di umili origini, ebbe grandi difficoltà per poter studiare. Diplomatasi a 18 anni, insegnò in una scuola di paese, fin quando, fattasi notare per le sue poesie, fu nominata “per chiara fama” docente presso un Istituto superiore di Milano.
Fu oggetto di lodi e di critiche, per due motivi: sul piano ideologico-politico, dopo un periodo socialista (fu amica di Filippo Turati,

Filippo Turati


di Anna Kulišëva – Kuliscioff e del Benito Mussolini dei primi tempi), con toni di forte denuncia sociale, divenne tanto seguace del fascismo che fu la prima (ed unica) donna nominata all’Accademia d’Italia, e per reazione, dopo il cambio di regime fu accantonata; sul piano personale, perché i “benpensanti” non le perdonarono la sua separazione dal marito.
Riscoperta recentemente, è adesso indicata come rappresentante del genio femminile e precorritrice dell’emancipazione della donna, tanto che l’8 marzo 2018 l’Italia l’ha onorata con un francobollo, nella serie “Eccellenze italiane del Sapere – Il genio femminile”, insieme con la matematica Maria Gaetana Agnesi (1718-1799), la prima laureata italiana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684), e la botanica Eva Mameli Calvino (1886-1978).
È notevole il fatto che già nel 1906 le poesie di Ada Negri furono portate a conoscenza di un pubblico internazionale, grazie ad un articolo di uno studioso inglese vissuto a Bordighera, Clarence Bicknell

Clarence Bicknell


pubblicato nel supplemento letterario alla rivista “Brita Esperantisto” (L’Esperantista Britannico) 1906-6, p. 46. Trascrivo (con traduzione in italiano) parte di quell’articolo, che era seguito dalla traduzione in Esperanto di 3 poesie; ovviamente, l’articolo non tiene conto delle vicende successive della scrittrice.
Tre curiosità:
– l’Istituto milanese presso il quale insegnò Ada Negri era intitolato a Maria Gaetana Agnesi;
– centinaia di brevi poesie di Ada Negri son state messe in musica, e vengono tuttora eseguite come musica da camera;
– una poesia di Ada Negri (“Epitaffio”) è stata tradotta in Esperanto dal famoso linguista Bruno Migliorini
it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Migliorini
Trascrivo la poesia “Epitaffio”, in italiano e nella versione in Esperanto (Epitafo), ed elenco, in fondo, le opere di Ada Negri tradotte in Esperanto.
Allego il francobollo italiano del 2018 in onore di Ada Negri, su bozzetto di Claudia Giusto: l’immagine presenta un ritratto a matita, con un libro aperto in primo piano, e sullo sfondo i titoli di alcune sue opere (“Fatalità”, “Il dono”, “Vespertina”).


(Segue traduzione in italiano)

La verkoj de Ada Negri, la nova poetino Itala, estas malmulte konataj ekster Italujo, sed ŝi mem estas pli interesa, ol ŝiaj poezioj. Naskiĝinte en 1870 en Lodi, industria urbo de la Milana provinco, ŝi pasigis sian infanecon tre mizere. Ŝia patro mortis en malsanulejo kiam ŝi estis infanino. Ŝia patrino laboradis en fabrikejo kaj pli poste la filino ankaŭ por helpi sian amegatan patrinon.
Sed, sen monhelpo, sen libroj, sen patronaj amikoj, ŝi studis kiel eble plej multe, kaj en sia dekoka jaro fariĝis la estrino de vilaĝa lernejo. Tie, malbone loĝata, pli malbone rekompencata, ŝi pasigis sian libertempon pripensante kaj verkante, ĉar la suferoj kaj la doloroj de la malriĉuloj estis tuŝantaj ŝian koron kaj naskis en ŝi la simpation kaj kompaton, kiuj esprimas sin per la poezio. Fine, unu el ŝiaj poemoj estis akceptita de Milana ĵurnalo. De tiu tago komenciĝis ŝia sukceso.
Verko, nomite “Fatalo”, estas publikigita en 1893, kaj la dua, “Ventegoj”, en 1896. Poste ŝi feliĉe edziniĝis kun bona kaj sufiĉe riĉa sinjoro, sed kontraŭ la timoj de multaj, ŝia arto ne forlasis ŝin, kaj la lastan jaron ŝi publikigis sian trian volumeton. La unuaj rakontas la mizerojn, la suferadojn, la batalojn, la strikojn, la mortojn de la proleteriaro. En la lasta, ŝi kantas la ĝojojn de patrineco kaj sian amon al sia blondhara ido: sed ĉiuj enhavas la karakteron de malgajeco, kaj klare elmontras la fajron de la batalado el kiu ŝi estas nun liberiĝinta.
Clarence Bicknell, “Brita Esperantisto”, suplemento, 1906-6, p. 46

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(Traduzione)
Le opere di Ada Negri, la nuova poetessa italiana, sono poco conosciute fuori d’Italia, ma lei stessa è più interessante delle sue poesie. Nata nel 1870 a Lodi, una città industriale della provincia di Milano, passò l’infanzia in grande miseria. Il padre morì in ospedale quando lei era una bambina. La madre lavorò in fabbrica e poi la figlia, anche per aiutare l’adorata madre.
Ma, senza un sostegno economico, senza libri, senza amici che la sponsorizzassero, studiò il più possibile, e a 18 anni divenne direttrice di una scuola di villaggio. Là, alloggiata male, retribuita peggio, trascorse il tempo libero meditando e scrivendo, perché le sofferenze e i dolori dei poveri toccavano il suo cuore, e fecero nascere in lei la simpatia e la compassione che si esprimono con la poesia. Alla fine, una sua poesia fu accettata da un giornale di Milano. Da quel giorno cominciò il suo successo.
Un’opera, intitolata “Fatalità”, fu pubblicata nel 1893, e la seconda, “Tempeste”, nel 1896. Poi sposò felicemente un signore buono e abbastanza ricco, ma contrariamente ai timori di molti la sua arte non l’abbandonò, e l’anno scorso pubblicò il suo terzo volumetto. I primi raccontano le miserie, le sofferenze, le lotte, gli scioperi, le morti del proletariato. Nell’ultimo, canta le gioie della maternità e l’amore per la sua bambina bionda: ma tutti hanno il carattere della tristezza, e mostrano chiaramente il fuoco della lotta di cui adesso si è liberata.
Clarence Bicknell, “Brita Esperantisto”, supplemento, 1906-6, p. 46

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EPITAFFIO

Fui Carla. Mi spensi a trent’anni. Ero bionda e serena,
cogli occhi chiari. Donna che passi, férmati un poco.
Fiorisce ancóra la terra ch’io così presto lasciai?
Le spighe del frumento ondeggiano ancóra nel sole?
Tutto il sole era mio, quand’ero viva: di sole
i miei capelli, il mio riso, il canto del giovine cuore,
i due forti maschietti a me nati dal giovine amore.

Ma io sognavo una bimba. Chiedevo una bimba: che fosse
qual ero stata, un giorno, io, fra le braccia a mia madre.
– Dammi, Signore, imploravo, una bambina! – In un’alba
d’inverno, venne. Con ciglia chiuse. Non vagì, non pianse.
Mi portò via: né so come accadde, e in che modo rimasi
vuota del sangue, e or che fanno, senza di me, i figlietti.

Qui giaccio, con la bimba di cui non vidi gli occhi
né udìi la voce: io la volli, e son di lei: m’accarezza
con mani di pietra: la stringo, sul cuore di pietra, per sempre.

Ada Negri (da “Il dono”)

EPITAFO

Karla mi estis, serena kaj blonda, kun helaj okuloj.
Tridekjara mi mortis. Iome haltadu, virino pasanta.
Florojn ĉu donas ankoraŭ la ter’ tiel frue lasita?
Ĉu en la suno ankoraŭ la spikoj ondumas tritikaj?
Kiam mi vivis, la suno, ja tuta la sun’ estis mia:
sunaj la haroj, la rido, la kanto de kor’ mia juna,
miaj du fortaj knabetoj naskitaj de am’ mia juna.

Sed mi sopiris knabinon, mi volis knabinon. Ŝi estu
samtia, kia mi estis mem inter la brakoj patrinaj.
“Donu, Sinjoro – mi preĝis – filinon, knabinon”. En vintro
iumatene ŝi venis. Sen plor’. Kun fermitaj okuloj.
Ŝi min forportis, ne scias mi kiel okazis – mi restis
sangomalplena – kaj kion nun faras sen mi miaj knaboj?

Jen kuŝas mi kun la filin’, kies mi eĉ okulon ne vidis
nek voĉon aŭdis. Mi volis ŝin: estas mi ŝia. Karesas
ŝi min ŝtonmane; al kor’ mia ŝtona mi premas ŝin. Ĉiam.

Ada Negri, trad. Bruno Migliorini
(“Literatura mondo 1933-10, p. 148)
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Verkoj de Ada Negri tradukitaj al Esperanto
Opere di Ada Negri tradotte in Esperanto

– (Naskiĝo), trad. Clarence Bicknell (“Brita Esperantisto” 1906, suplemento 6, p. 46)
– (Patrineco), trad. Clarence Bicknell (“Brita Esperantisto” 1906, suplemento 6, p. 46)
– “Nevicata” (Neĝado), trad. Clarence Bicknell (“Brita Esperantisto” 1906-suplemento 6, p. 46); (“L’Esperanto” 1920-3/4, p. 39); (“Radio Roma-Esperanto” 3.3.1959)
– “Bacio morto” (La kiso mortinta), trad. Clarence Bicknell, (“L’Esperanto” 1921-6/7, p. 88); (“Norda prismo” 1966-3)
– “Bacio morto” (Mortinta kiso), trad. Luigi Minnaja (“Radio Roma-Esperanto” 3.3.1959)
– “Epitaffio” (Epitafo), trad. Bruno Migliorini (“Literatura mondo 1933-10, p. 148)
– “Nebbie” (Nebulo), trad. Rinaldo Orengo (“Heroldo de Esperanto” 1934-48)
– “Fatalità” (Mizero), trad. Leo Belmont (“L’Esperanto” 1935-2)
– (Dolore), trad. Damjan Vahen-Svetinov (“Niaj vizaĝoj” 1938-7/8)
– (Lasta preĝo), trad. Luigi Minnaja (Elio Migliorini, “Esperanta legolibro”, 1985, p. 230-231); (“Radio Roma-Esperanto” 1.1.1958)
– (Kvieto), trad. Luigi Minnaja (“Radio Roma-Esperanto” 3.3.1959)
– “Epitaffio” (Epitafo), trad. Kálmán Kalocsay, “Tutmonda sonoro”, II, 1981, p. 534
– “Atto d’amore” (Amkonfeso), trad. Gaudenzio Pisoni (“Espero Katolika” 1986-6, p. 99)
– el/ da “Stella mattutina” (Matena stelo), trad. Giovanni Mainardi, “L’Esperanto” 1921-11, p. 177-179.

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