Personaggi

Pietro Aretino

Il 21 ottobre è l’anniversario della morte (nel 1556) del poeta e scrittore italiano (toscano) conosciuto come “Pietro Aretino” ( = di Arezzo) perché nato ad Arezzo (1492-1556)

it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Aretino

Non volle mai far conoscere il suo cognome e le sue origini, perché era figlio illegittimo di un povero calzolaio e di una cortigiana (letteralmente “donna di corte”, ma si tratta di un eufemismo per dire “prostituta d’alto bordo”); Pietro scrisse al riguardo: «Mi dicono ch’io sia figlio di cortigiana; ciò non mi torna male; ma tuttavia ho l’anima di un re. Io vivo libero, mi diverto, e perciò posso chiamarmi felice».

Pietro Aretino scrisse anche una commedia, intitolata “La Cortegiana”, che è una parodia dell’opera “Il Cortegiano” di Baldassarre Castiglione

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/12/06/baldassarre-castiglione/

Per capire lo spirito dissacrante di Pietro Aretino, bisogna tener presente che in italiano la forma maschile “cortegiano” (oggi, “cortigiano”) ha fondamentalmente un significato positivo, di “uomo di corte, di buone maniere, gentile” (“cortese” ha la stessa etimologia, da “corte”), mentre la forma femminile “cortegiana” (attualmente, “cortigiana”) equivale a “prostituta” (oggi quella parola è divenuta arcaica, e si usano invece altri eufemismi, “accompagnatrice” oppure “escort”:

unaparolaalgiorno.it/significato/E/escort  ).

Pietro Aretino fu molto discusso, perché i suoi avversari lo consideravano un arrivista senza scrupoli e maldicente, e perché i suoi scritti più famosi (“Sonetti lussuriosi”, “Dubbi amorosi”) sono estremamente licenziosi, al limite della pornografia (tanto da essere messi all’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica); quegli scritti hanno distolto l’attenzione da opere meditate, ad esempio i “Ragionamenti”.

Gli ammiratori di Pietro Aretino lo definivano “divino”, mentre un esempio di che cosa pensavano di lui i suoi detrattori è questo ironico epitaffio di Paolo Giovio

it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Giovio

 

Qui giace l’Aretin, poeta Tosco,

che d’ognun disse mal, fuorché di Cristo,

scusandosi col dir: “Non lo conosco!”.

 

(Ĉi tie kusas Aretin’, poet’ toskana,

pri ĉiu klaĉis li, krom pri  Kristo;

“Mi ne lin konas!” estis la preteksto).

 

Michelangelo Buonarroti (1475-1564) rappresentò Pietro Aretino nel “San Bartolomeo” del “Giudizio Universale” nella Cappella Sistina; più precisamente, il volto del Santo (che fu scuoiato vivo) è quello di Pietro Aretino, mentre il volto della pelle è un autoritratto dello stesso Michelangelo:

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/05/25/lautoritratto-di-michelangelo/

Di Pietro Aretino esiste, in Esperanto, soltanto la traduzione dei primi quattro versi dei “Sonetti lussuriosi”

www.liberliber.it/mediateca/libri/a/aretino/sonetti_lussuriosi/html/sonetti.htm

che però sono così licenziosi che il traduttore (persona rispettabile) non mi ha consentito di pubblicarne la traduzione (e, aggiungo, lo stesso traduttore non ha avuto il coraggio di proseguire oltre i primi quattro versi).

Allego:

– il francobollo italiano del 1977 in onore di Pietro Aretino;

un particolare del “Giudizio Universale” di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, con la doppia immagine di San Bartolomeo (Pietro Aretino e Michelangelo Buonarroti);

– un francobollo vaticano del 1964 per il quarto centenario della morte di Michelangelo, su bozzetto di Casimira (Kazimiera) Dąbrowska e Alceo Quieti; risulta evidente la somiglianza con il volto della pelle di San Bartolomeo.

   

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