Luoghi

Caporetto-Kobarid

Caporetto, che oggi si chiama Kobarid ed è in Slovenia, è un villaggio in cui c’è un Museo, che attualmente si prefigge di dimostrare l’assurdità di tutte le guerre, ma che fino a qualche tempo fa si chiamava “Museo della Vittoria”, a dimostrazione di come la storia abbia tante facce (chi sa se un giorno sarà possibile avere, nelle scuole dell’Unione Europea, libri di testo obiettivamente “neutri”).

​Caporetto, infatti, per gli sloveni (e, più in generale, per i popoli dell’ex Impero Austro-Ungarico) ricorda una grande vittoria, mentre per gli italiani è sinonimo di disastrosa sconfitta, tanto che ancora oggi, ad un secolo di distanza, di fronte ad un clamoroso insuccesso, in italiano si usa dire che “è una Caporetto”.
Alla fine di ottobre 1917, il fronte occidentale (Fiandre e Francia) languiva, tanto che si poteva affermare: “ad Ovest niente di nuovo”

Erich Maria Remarque


mentre il fronte orientale (Russia) era in procinto di cedere (ricordiamo che il 7 novembre 1917 ebbe luogo la Rivoluzione Russa). Perciò le truppe tedesche ed austro-ungariche poterono concentrarsi sul fronte meridionale (Italia).
​Il 24 ottobre 1917, esattamente un secolo fa, iniziò l’operazione militare austro-tedesca nota in italiano come “battaglia di Caporetto” o “dodicesima battaglia dell’Isonzo”, in tedesco come “Schlacht von Karfreit” o “zwölfte Isonzoschlacht”, e in sloveno come “Čudež pri Kobaridu” o “12. soška bitka”
it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Caporetto
de.wikipedia.org/wiki/Zw%C3%B6lfte_Isonzoschlacht
sl.wikipedia.org/wiki/%C4%8Cude%C5%BE_pri_Kobaridu
eo.wikipedia.org/wiki/Batalo_de_Caporetto
​Tutto incominciò con un poderoso bombardamento alle prime luci dell’alba, anche con l’uso di gas asfissianti, favorito dal fatto che gli italiani erano nel fondo valle, mentre il nemico era sulle alture; poi le truppe all’attacco dilagarono nella pianura friulana.
Ci furono, da parte italiana, errori, ritardi, sottovalutazione della portata dell’offensiva, incapacità dei comandi. Il Comandante generale italiano, Luigi Cadorna, già il 25 ottobre si ritirò ad Udine, 100 km più indietro della precedente base dello Stato Maggiore: aveva già dato per persa la battaglia, per scontato che i fanti fossero in fuga, perché di quell’esercito, in realtà, non si fidava. Invece quei poveretti, ragazzini, inesperti, abbandonati, stavano ancora combattendo corpo a corpo, senza ricevere ordini dall’alto, senza che qualcuno definisse una strategia, organizzasse una controffensiva; combatterono disperatamente dal 24 al 26 ottobre, poi, il 27 ottobre, cedettero, sbandandosi:

Ernest Hemingway

bruligo de libroj


Cadorna (a cui durante il fascismo furono dedicate vie e piazze, perché il regime non poteva ammettere che un comandante militare avesse sbagliato) non è solo responsabile di non aver saputo contrastare in alcun modo l’offensiva nemica, è anche e soprattutto responsabile di non averlo ammesso, di aver imputato la sconfitta non già alle deficienze strutturali dell’esercito ed alle sue proprie colpe, ma alla supposta vigliaccheria dei soldati e perfino al tradimento (non tutti sanno che la “Canzone del Piave”
it.wikipedia.org/wiki/La_canzone_del_Piave
la più popolare canzone patriottica italiana, originariamente diceva «Ma in una notte triste si parlò di tradimento», perché si riteneva che il successo nemico fosse dovuto al tradimento di un reparto italiano; ma poi si scoprì che quel reparto non aveva resistito semplicemente perché era stato asfissiato dai gas, e la parola “tradimento” fu sostituita con “un fosco evento”).
Non desta meraviglia, quindi, che nel 2011 la città di Udine (che visse direttamente quegli avvenimenti), a furor di popolo, abbia rimosso il nome di Luigi Cadorna da una delle sue piazze principali, intitolandola invece “Piazzale Unità d’Italia”; è invece sconcertante che le altre città non abbiano rimeditato le intitolazioni (Milano, ad esempio, conserva “Piazzale Luigi Cadorna”).
I precedenti anni di guerra avevano ricoperto Cadorna di gloria, con le ripetute offensive sull’Isonzo, una delle quali aveva portato (l’8 agosto 1916), anche se con 100.000 morti nei due schieramenti, alla conquista di Gorizia/ Goerz; ma era una gloria che nasceva da un cieco suicidio collettivo: Cadorna, infatti, teorizzava l’efficacia degli attacchi frontali a ripetizione, senza curarsi delle perdite, in quanto «prima o poi il nemico si stanca». Il concetto era, che i soldati che vanno all’assalto moriranno, sì, ma il loro sacrificio collettivo fortifica l’esercito. Da questa situazione nasce la canzone di autore anonimo “O Gorizia, tu sei maledetta” (Ho Gorico, vi tre malbeninda), proibitissima (bastava cantarla per essere fucilati sul posto, dai carabinieri o dagli ufficiali) per il suo contenuto di protesta. Del resto, ancora nel 1964, quando la canzone fu cantata al “Festival dei due Mondi” di Spoleto, gli esecutori furono processati per vilipendio delle Forze Armate.
Se Cadorna non stimava i suoi soldati, i suoi soldati non stimavano lui, come risulta evidente da una irridente strofetta che i soldati cantavano a mezza bocca quando non erano sentiti dai superiori:
“Il General Cadorna scrisse alla Regina:
se vuoi veder Trieste ti mando la cartolina”.
Ma non fu soltanto Cadorna a non essere all’altezza della situazione: per capire l’abisso che passava tra i comandi austro-tedeschi e quelli italiani, basta un particolare: alla testa delle truppe d’assalto tedesche c’era un giovane Erwin Rommel
it.wikipedia.org/wiki/Erwin_Rommel
eo.wikipedia.org/wiki/Erwin_Rommel
mentre a “guidare” sul campo i fanti italiani c’era Pietro Badoglio
it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Badoglio
eo.wikipedia.org/wiki/Pietro_Badoglio
​(con il quale, tra l’altro, l’8 settembre 1943 si ripeterà la tragica esperienza di soldati abbandonati a se stessi).
Il successivo scatto d’orgoglio (con la strenua resistenza sul Piave, e la vittoria finale del 1918) non deriva da una riforma dell’esercito sconfitto, ma da una reazione emotiva. È una vittoria da accreditare ad altri ragazzini, i famosi “ragazzi del ‘99”, che la conquistarono senza grandi meriti dei capi. Un fenomeno tipico dell’Italia: quando il Paese è in estremo pericolo, vengono sempre fuori insospettate e generose energie individuali, ma quasi mai ci si preoccupa di andare al fondo del problema, e capire che cosa non ha funzionato, che cosa c’è da cambiare.
Quanto all’Esperanto, la disfatta di Caporetto segnò anche la cessazione della pubblicazione della rivista “L’Esperanto”, che si stampava a San Vito al Tagliamento, in piena zona di guerra; la tipografia di Antonio Paolet fu occupata, e dopo il numero di agosto 1917 bisognò aspettare il 1920.
​Trascrivo:
– la canzone “O Gorizia tu sei maledetta”, nella versione in Esperanto di Renato Corsetti (l’originale in italiano si può leggere su
www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=47&lang=it
ed ascoltare su
www.youtube.com/watch?v=hWG0bhpgc0A )
​- il resoconto (a cui unisco la traduzione in italiano) dello sfondamento di Caporetto, visto dalla parte nemica (lo scritto è tratto dal Bollettino informativo tedesco in lingua Esperanto “Internacia Bulteno” 1918-1, p. 23).
Allego:
– un’immagine di Caporetto/ Kobarid da una vecchia cartolina;
– la copertina del numero 1918-1 del bollettino tedesco in Esperanto sulla guerra “Internacia Bulteno – Germana informilo pri la milito”, con l’immagine del “Comando tedesco nel municipio di Udine – Italia” dopo Caporetto;
– le impronte dei timbri che l’Ammiragliato austriaco di Pola aveva già preparato in previsione dell’immancabile conquista di Venezia dopo Caporetto;
– l’annullo postale speciale del 30 ottobre 1983, per l’inaugurazione della linea 2 della Metropolitana di Milano, Piazzale Luigi Cadorna-Porta Genova.


HO GORICO, VI TRE MALBENINDA

Jam matene, aŭguste la kvinan
marŝis for itala la armeo
al Gorico, la urb’ de pereo
kaj dolore ja kunmarŝis ni.

Sub pluvego sitele pluvanta
hajlis kugloj de la malamiko
sur la montoj, en granda paniko
oni mortis je tiu ĉi kri’:

Ho Gorico, vi tre malbeninda
por la koroj kun sana konscio
ni ekmarŝis kun tim-emocio
kaj tro multaj revenos ne plu.

Malkuraĝe vi kuŝas en lito
kun edzino kaj en varmaj domoj
vi mokantoj de ni, morto-homoj,
ĉi-milito nin puŝas al pun’.

Vi ĝin nomas “honora la kampo”
jenan landon ja ekster la limo,
sed ni mortas kriante pri krimo.
Malbenitaj pluestu nur vi.

Mi, edzino, kiu ne aŭdas min,
kamaradojn petegas kun fido
pri protekto de eta la ido.
Mortas mi, via nomo en kor’.
Perfidintoj, ho vi oficiroj,
vi sinjoroj militdezirantoj
kaj malriĉajn junulojn buĉantoj,
detruantoj de la junular’.

Ho Gorico, vi tre malbeninda
por la koroj kun sana konscio
ni ekmarŝis kun tim-emocio
kaj tro multaj revenos ne plu.

(Trad. Renato Corsetti)

La militaj okazintajoj
en la tempo de l’ 15a de Oktobro 1917 gis la 15a de Novembro 1917

Post kiam la orienta fronto militiste estas kvazaŭ foriĝinta kaj sur la alia fronto nenio grava okazis, la intereso restas limigata je la ĉefa batalfronto de l’ okcidento kaj je la itala militejo antaŭ ne longe pligraviĝinta.
Sur la lasta en la pasinta tempo-daŭro denove estas liverita faraĵo, pri kiu oni ne scias, ĉu pli admiri la kuraĝon aŭ la forton aŭ la multon da spirito aŭ la zorgemon de ĝia preparo. Senekzempla en la milita historio estas la spirito, kiu elpensis ĉi tiun projekton de trarompo, senekzempla la decidemo de la estraro kaj la venkema ataka spirito de la trupoj.
Jam la unua alkuro je la 24 a de Oktobro okazigis la trarompon de la tuta itala pozicia reto en larĝo de 30 kilometroj senpere norde de la Bainsizza-altebenaĵo, kiun la italoj en la 11a Isonzo-batalo akiris per tiel senfinaj oferaĵoj, en la nordo de Goerz.
Jam la 25an la atako disvastiĝis je 50 kilometroj, konkeris la 27 an la urbon Goerz ka] atingis la ebenaĵon ĝis la maro. La 28an ankaŭ la fronto en Karintio komencis ŝanceliĝi, la sekvantan tagon la ĝisnuna itala ĉefstabejo Udine venis en la manon de la venkinto, kaj la 4an de Novembro la tre forta itala kontraŭstaro ĉe la Tagliamento estis superata. La 5an de Novembro la italoj devis malokupi la tutan riverlinion en larĝo de 150 kilometroj. Poste la atako transpaŝis la riveron Livenza, konkeris la 9an kune kun la samtempe de el nordo malsupren irantaj montar-trupoj la fortikaĵon Asiago kaj atingis la riveron Piave de la Sugana-valo ĝis la maro.
La 10an Belluno kapitulacis, la 13an Primolano kaj Feltre. Tiamaniere en la lasta tago de la kvarsemajna daŭro la samliganoj ankoraŭ ĉiam estis en ne haltigita duoble-flanka antaŭenmarŝo kontraŭ la konstante malplilongiĝanta defenda linio de l’ malamiko iom post iom ree kuniĝinta.
La perdoj de la italoj je strategia teritorio, vivaj fortoj kaj materialo jam post malmultaj tagoj estis tiel grandegaj, ke eĉ la eventuala amerika same kiel la urĝe postulita angla-franca helpo jam pligrandparte ŝajnas egaligita. Ĉe tio ni tute silentu pri tio, ke la posteulo de l’ eksigita generalisimo Cadorna, generalo Diaz, unue havos la taskon, nove organizi tri armeojn, freŝe aranĝi multajn brigadojn, nove grupigi la pafilegaron de la tuta armeo kaj redoni al la trupoj tiun batalemon, sen kiu eĉ la plej bone ekipita trupo ne rajtas esperi sukceson. Tio ĉi estas treege malfacila tasko, kaj restas la demando, ĉu ĝi estas efektivigebla sen lasado de plua teritorio al la energie postpremeganta malamiko. Ĉiukaze tie ĉi en ltalujo – kiel jam ofte en la nuna milito – la supereco de la germana gvidado kaj la spirito de la interligitaj trupoj ĉefe kaŭzis la sukceson.
(“Internacia Bulteno – Germana Informilo pri la milito” 1918-1, p. 23)

Traduzione.
Gli avvenimenti militari
nel periodo dal 15 ottobre 1917 al 15 novembre 1917

Dopo che il fronte orientale è militarmente quasi venuto meno e sull’altro fonte non è accaduto niente di importante, l’interesse resta limitato al fronte principale d’occidente ed al settore italiano, da poco cresciuto d’importanza.
In quest’utimo, nel periodo trascorso è stata di nuovo compiuta un’impresa, di cui non si sa se ammirare di più il coraggio o la forza o il grande spirito o l’accuratezza della sua preparazione. Senza esempio nella storia militare è lo spirito che ha concepito questo piano di sfondamento, senza esempio la risolutezza dei comandi ed il vincente spirito aggressivo delle truppe.
Già la prima carica il 24 ottobre provocò lo sfondamento dell’intera rete italiana di posizione per un’ampiezza di 30 chilometri immediatamente a nord dell’altopiano della Bainsizza, che gli italiani avevano conquistato nell’11a battaglia dell’Isonzo con infiniti sacrifici, a nord di Gorizia.
Già il 25 l’attacco si allargò di 50 chilometroj, conquistò il 27 la città di Gorizia e raggiunse la pianura fino al mare. Il 28 anche il fronte in Carinzia cominciò a vacillare, il giorno successivo quello che era stato il comando generale italiano ad Udine cadde nelle mani del vincitore, ed il 4 novembre la fortissima resistenza italiana sul Tagliamento fu superata. Il 5 novembre gli italiani dovettero evacuare l’intera linea del fiume per un’ampiezza di 150 chilometroj. Poi l’attacco oltrepassò il fiume Livenza, il 9 conquistò – unitamente alle truppe alpine che scendevano – la piazzaforte di Asiago, e raggiunse il fiume Piave dalla Valsugana fino al mare.
Il 10 Belluno si arrese, il 13 Primolano e Feltre. Così l’utimo giorno della quarta settimana gli alleati erano ancora in ininterrotta marcia contro la linea di difesa del nemico, nel frattempo ricompostosi, che si andava man mano riducendo.
Le perdite degli italiani in territorio strategico, forze vive e materiali già dopo pochi giorni erano così enormi, che perfino l’eventuale aiuto americano o quello franco-inglese urgentemente chiesto appare già in gran parte compensato. A questo proposito non parliamo del fatto che il successore dell’esonerato generalissimo Cadorna, generale Diaz, prima di tutto avrà il compito di riorganizzare tre eserciti, mettere in piedi molte brigate fresche, raggruppare di nuovo l’artiglieria di tutto l’esercito e ridare alle truppe quello spirito combattivo, senza il quale neppure la truppa meglio equipaggiata può sperare successo. Si tratta di un compito estremamente difficile, e rimane la domanda, se sarà realizzabile senza abbandonare altro territorio al nemico che preme con grande energia. Ad ogni modo qui in Italia – come già spesso nella guerra attuale – la superiorità dei comandi tedeschi e lo spirito delle truppe alleate hanno principalmente causato il sccesso.
(“Internacia Bulteno – Germana Informilo pri la milito” 1918-1, p.23)

3 pensieri su “Caporetto-Kobarid

  1. Unu el la plej interesaj inter multaj interesaj artikoloj.

    Mia avino ofte menciis Cadorna-n kvazaŭ kiel sinonimo de “ĝeneralo”, kaj diris ankaŭ verseton, sed mi nun ne memoras ĉu temis pri tiu, kiun vi menciis:

    “Il General Cadorna scrisse alla Regina:
    se vuoi veder Trieste ti mando la cartolina”

  2. Pri “nekonataj” herooj: El Radio Roma-Esperanto 25.7.1981:
    LA SOLDAT-SERVO DE PERTINI
    Teksto de Drago, traduko de De Salvo

    “Bonega oficiro por batalado en milito”, kiu “estas tre kuraĝa”, “ne zorgas pri danĝero” kaj “entuziasmigas siajn kamaradojn, ilin stimulante per sia sekureco kaj braveco”. Jen la priskribo de Sandro Pertini, nuna Prezidanto de la itala Respubliko, en dokumento de 1917.a, per kiu oni proponis la atribuon al li de arĝenta medalo pro lia agado kiel oficirkandidato en kompanio de mitralistoj sur la orientitala fronto.
    Pertini neniam ricevis la honor-insignon, ĉar la koncerna dosiero perdiĝis dum la retreto de Caporetto, kaj ne estis eble refari ĝin. Antaŭ nelonge, tamen, en la arkivoj de la Ministerio pri Defendo, oni retrovis la soldatservan kajeron de Pertini, kiu ebligas koni la juĝojn de la superuloj de la tiam juna oficiro. Meze de multegaj laŭdoj, nur du kritikoj: unu koncernas la korpan konsiston “ne tro fortikan” (Pertini atingis, tamen, rimarkindan aĝon en plena vigleco!), la alia temas pri liaj politikaj konvinkiĝoj, jam tiam socialistaj, taksataj “tre difinitaj, sed eble ankaŭ iom ekstremaj”.

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