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cinque maggio

Nella cultura italiana, dire “cinque maggio” equivale, quasi per un riflesso condizionato, a dire “morte di Napoleone a Sant’Elena”:

it.wikipedia.org/wiki/Napoleone_Bonaparte

eo.wikipedia.org/wiki/Napoleono_Bonaparte

nelle scuole italiane, infatti, tutti erano (e forse ancora sono) obbligati ad imparare a memoria la poesia di Alessandro Manzoni

it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni

eo.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni

intitolata appunto “Il cinque maggio”

it.wikipedia.org/wiki/Il_cinque_maggio

destreggiandosi in un linguaggio divenuto in parte arcaico (a nessun italiano, oggi, verrebbe in mente di dire “Ei” fu; si direbbe “Egli”, o addirittura “Lui”, sebbene la grammatica tradizionale distingua “egli” soggetto da “lui” complemento: in tutta la “Divina Commedia”, “lui” è usato 242 volte come complemento, e solo una volta come soggetto, probabilmente come licenza poetica:

«Per tutt’ i cerchi del dolente regno»,

rispuose lui, «son io di qua venuto;

virtù del ciel mi mosse, e con lei vegno. 24 PUR 7

«Tra ĉiuj rondoj de l’ dolora lando»,

li diris, «venis mi al ĉi deklivo:

movis kaj gvidis min ĉielkomando.

(Trad. Enrico Dondi).

Non posso né voglio oggi parlare di Napoleone o di Manzoni (ci saranno altre occasioni), ma solo presentare la poesia, che ha avuto ben tre versioni in Esperanto:

– quella (primitiva, in tutti i sensi), di Domenico Rivoir, pubblicata ne “L’Esperanto” 1915-5 del 25 maggio 1915, pagine 75-76 (allegata);

– quella, ancora alquanto grezza, di Pier Carlo Monti, pubblicata ne “L’Esperanto” 1921-4,5 del 25 aprile-25 maggio 1921 (esattamente un secolo dopo la morte di Napoleone), pagine 57-58;

– quella, di livello decisamente superiore, di Clelia Conterno Guglielminetti, pubblicata nella “Itala Antologio”, FEI, Milano 1987, pagine 319-323.

Una curiosità: la notizia della morte di Napoleone nella lontana isola di Sant’Elena arrivò in Italia soltanto il 16 luglio 1821, con due mesi e mezzo di ritardo; questo dà un’idea nella rivoluzione avvenuta con i moderni mezzi di comunicazione, che hanno reso il nostro pianeta un villaggio globale vissuto “in diretta”.

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