Personaggi

Mario Rapisardi

Il 4 gennaio è l’anniversario della morte (nel 1912) del poeta, traduttore e docente universitario italiano (siciliano) Mario Rapisarda, (1844-1912),

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conosciuto come Mario Rapisardi (non cambiò mai legalmente il cognome, ma amò chiamarsi Rapisardi perché – spirito indubbiamente originale – volle avere un cognome che rimasse con quello del suo poeta preferito, Giacomo Leopardi).

Indipendente e ribelle, il suo temperamento risalta da queste sue frasi:

«Mario Rapisardi non iscrive nei giornali; non accetta nomine accademiche, né candidature politiche ed amministrative; non vuol essere aggregato a nessun sodalizio; non ha tempo di leggere tutti i libri che gli mandano, molto meno i manoscritti; né di rispondere a tutti coloro che gli scrivano».

Fervente repubblicano e ammiratore di Giuseppe Mazzini (ma anche di Giuseppe Garibaldi), visse gli anni della prima giovinezza nel periodo tormentato della storia siciliana che vide l’impresa dei Mille di Garibaldi e la fine della dinastia borbonica.

Pur non avendo mai completato gli studi universitari, nel 1870 ebbe l’incarico di insegnare letteratura italiana presso l’Università di Catania, e nel 1878 fu nominato professore ordinario di letteratura italiana presso quella Università. Era molto amato dagli studenti, tanto che quando, nel 1905, si pensò di congedarlo, gli studenti di molte Università si ribellarono vivacemente.

Nel 1877 entrò in conflitto con l’Arcivescovo di Catania, a causa del poema “Lucifero”, il cui contenuto può essere facilmente indovinato; sempre sul piano religioso, nel 1887 pubblicò “Poesie religiose”, ma il titolo non deve trarre in inganno, perché si tratta di una “religiosità” di tipo panteistico.

Tradusse dal latino (“De rerum natura”- La natura delle cose di Lucrezio; “Carmi” di Catullo; “Odi” di Orazio) e dall’inglese (“Prometheus Unbound” – Prometeo liberato di Percy Bysshe Shelley).

Sul piano personale, ebbe contrasti con Giovanni Verga, dato che questi era l’amante della moglie; un particolare curioso, quasi boccaccesco: Rapisardi seppe del tradimento della moglie da una lettera anonima, il cui autore si rivelò essere… lo stesso Verga! (Alla vicenda si ispirò Luigi Pirandello per la sua commedia “L’Esclusa”).

Sul piano intellettuale e ideologico, Rapisardi fu aspramente avversario di Giosuè Carducci, che accusava di aver “tradito” l’ideale repubblicano; questa contrapposizione influì sulla valutazione critica delle sue opere, che furono molto lodate dai seguaci della scuola di Francesco De Sanctis, e svilite da quelli della scuola carducciana (in particolare, Benedetto Croce); paradossalmente, fu molto criticato anche dal marxista Antonio Gramsci, mentre nel secondo dopoguerra è stato rivalutato da un altro comunista, Concetto Marchesi.

Ma il suo carattere litigioso lo portò a scontri alche con altri letterati, ad esempio Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti).

La città di Catania lo ha tenuto e tiene in grande considerazione; ai suoi funerali parteciparono 150.000 persone; e uno dei principali viali di Catania è intitolato al suo nome.

Il volume di Carlo Minnaja “Luigi Pirandello kaj aliaj siciliaj aùtoroj”, dedica a Rapisardi le p. 33-35, con la traduzione in Esperanto (di Michela Lipari) di un brano della sua prolusione universitaria del 1897.

Allego:

– una spiritosa caricatura di Mario Rapisardi;

– p. 17 della edizione in Esperanto del bollettino mensile di settembre 1939 delle trasmissioni per l’estero di Radio Roma (Eiar); il 6 settembre 1939, nel corso del programma per l’America Latina, fu trasmessa una “commemorazione di Rapisardi”, il che dimostra che non è esatta l’affermazione della pagina in italiano di Wikipedia, secondo cui Rapisardi “rimase in ombra durante il fascismo, poiché ritenuto un materialista storico per gli elogi a Karl Marx”.

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