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Teatro alla Scala

La festa liturgica di Sant’Ambrogio, in latino Ambrosius (339-397),

it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Ambrogio 

cade il 7 dicembre, anziché (come normalmente accade) nel giorno della sua morte, perché il 7 dicembre 374 fu nominato Vescovo di Milano “a furor di popolo”, sebbene non fosse neppure battezzato (nell’arco di una settimana, fu battezzato, ordinato diacono e ordinato Vescovo: un esempio incredibile di folgorante “carriera”).

Sant’Ambrogio è detto “di Milano” per la sua carica di Vescovo di quella città, ma più propriamente dovrebbe essere chiamato di “Treviri”, perché era nato in quella città oggi tedesca (“Trier”), per qualche tempo francese (“Trèves), ma all’epoca di Ambrogio, romana (“Augusta Treverorum”).

Ho parlato di lui il 7 dicembre 2018.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/12/07/santambrogio/ 

I milanesi sono molo legati a Sant’Ambrogio, tanto da essere chiamati “ambrosiani”.

Tra le molte iniziative milanesi del 7 dicembre, spicca l’inaugurazione della stagione lirica del Teatro “Alla Scala”,

it.wikipedia.org/wiki/Teatro_alla_Scala

il più famoso d’Italia, ed uno dei più celebri del mondo, rinomato per la struttura in sé e per l’altissima qualità delle prestazioni artistiche.

Il teatro (chiamato “Alla Scala” o “La Scala” perché situato sull’area della trecentesca chiesa di Santa Maria della Scala, che a sua volta prendeva nome da Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti) nacque il 3 agosto 1778, per iniziativa dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria (all’epoca, Milano era sotto dominazione austriaca), dopo che, due anni prima, un incendio aveva distrutto il precedente “Teatro Regio Ducale”; ne fu architetto Giuseppe Piermarini (1734-1808).

Marie-Henri Beyle (Stendhal), quando lo vide, disse: “È il più bel teatro del mondo, quello che dà il massimo godimento musicale. È impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo”; lo stesso Teatro dell’Opera di Vienna fu edificato sull’esempio del teatro milanese.

Eppure, nel corso di quasi due secoli e mezzo, il Teatro Alla Scala ha cambiato diverse volte quasi tutto: la visibilità esterna (con la demolizione di edifici antistanti che ne limitavano la fruibilità), l’aspetto interno, le decorazioni, le attrezzature, il palcoscenico, i sistemi di illuminazione, e soprattutto la destinazione: nato come teatro riservato all’aristocrazia, si è progressivamente aperto anche ad un pubblico più popolare.

Il Teatro è stato, più che semplice testimone, protagonista della storia di Milano e dell’Italia: dalle distruzioni causate dal bombardamento aereo del 16 agosto 1943, alla ricostruzione con l’entusiasmante inaugurazione dell’11 maggio 1946 affidata ad Arturo Toscanini, simbolo della volontà di rinascita; dalla contestazione studentesca del 1968, con lancio di uova marce contro le signore in abito da sera e i signori in smoking che si recavano all’inaugurazione della stagione lirica, alle proteste di piazza che puntualmente si ripetono ogni anno il 7 dicembre, sfruttando la visibilità mondiale dell’evento.

In altra occasione parlerò più diffusamente del Teatro, anche utilizzando due articoli, pubblicati nella rivista “L’Esperanto” (1922-7/8, p. 147-149, e 1930-3/5, p. 52).

Allego uno dei due francobolli italiani del 1978, su bozzetto di Francesco Tulli, per il secondo centenario del Teatro.

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