Personaggi

Ludovico Ariosto

Il 6 luglio è l’anniversario della morte (nel 1533) del poeta e commediografo italiano (emiliano) Ludovico Ariosto (1474-1533),
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famoso soprattutto quale autore di un’opera fondamentale della letteratura italiana, il poema cavalleresco in ottave (per complessivi 38.736 versi) “Orlando furioso”, continuazione e sviluppo del poema “Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo (1441-1494).

Matteo Maria Boiardo


Tre curiosità:
– il poeta dedicò il poema al suo protettore, il Cardinale Ippolito d’Este (1479-1520); ma il Cardinale – uomo ignorante, avaro e gretto – non apprezzò l’opera, sebbene una parte fosse un encomio della famiglia d’Este;
– l’Ippolito d’Este protettore di Ariosto era lo zio di un altro Cardinale, anche lui di nome Ippolito d’Este (1509-1572); quest’ultimo, figlio di Lucrezia Borgia e quindi nipote di Papa Alessandro VI (1431-1503), è quello che creò la “Villa d’Este” a Tivoli (Roma);
– la prima edizione dell’Orlando furioso (1516) era molto diversa da quella definitiva (1532), sia per contenuto che per lingua: nella edizione definitiva, in particolare, si passa dal linguaggio padano (settentrionale) al volgare fiorentino, secondo i dettami di Pietro Bembo (1470-1547),

Pietro Bembo


e con il chiaro intento di rendere l’opera fruibile da un pubblico più vasto.
Trascrivo le ottave 92-94 (La valle del silenzio) dal canto XIV dell’Orlando furioso, in italiano e nella traduzione in Esperanto.
Allego il francobollo italiano del 1974, su bozzetto di Giuliano Bertossi, per il quinto centenario della nascita di Ludovico Ariosto, con il frontespizio di una edizione dell’Orlando furioso.


Dall’ORLANDO FURIOSO (canto XIV)

 

92.
Giace in Arabia una valletta amena,
lontana da cittadi e da villaggi,
ch
allombra di duo monti è tutta piena
d
antiqui abeti e di robusti faggi.
Il sole indarno il chiaro dì vi mena;
che non vi può mai penetrar coi raggi,
sì gli è la via da folti rami tronca:
e qui
vi entra sotterra una spelonca.

 

 

93.
Sotto la negra selva una capace
e spaziosa grotta entra nel sasso,
di cui la fronte l
edera seguace
tutta aggirando va con storto passo.
In questo albergo il grave Sonno giace;
l
Ozio da un canto corpulento e grasso,
da l
altro la Pigrizia in terra siede,
che non può a
ndare, e mal reggersi in piede.

 

 

94.
Lo smemorato Oblio sta su la porta:
non lascia entrar, né riconosce alcuno;
non ascolta imbasciata, né riporta;
e parimente tien cacciato ognuno.
Il Silenzio va intorno, e fa la scorta:
ha le scarpe di feltro, e
l mantel bruno;
ed a quanti n
incontra, di lontano,
che non debban venir, cenna con mano.

 

Ludovico Ariosto

 

°°°°°

 

LA  VALO  DE  L’ SILENTO

(el “Rolando Furioza”, kanto 14-a)

 

92.

Kuŝas serena val’ en Arabio,

fore de urboj kaj vilaĝoj restas;

sub l’ ombro de du montoj la abio

antikva kaj l’ fortika fag’ ĝin vestas;

la tagon vane portas sunradio,

ĉar trapenetri ĝin neeble estas:

tiom la vojon densaj branĉoj baras.

Tie kaverno sub la tero staras.

 

 

93.

La montoflankon sub l’ arbaro nigra

vasta kaj larĝa grot’ eniĝe fendas,

sur kies fronto la hedero migra

kun torda paŝo gire sin etendas.

En ĉi loĝejo kuŝas Dorm’ malvigla;

grasa Senag’ ĉe unu flank’ atendas,

ĉe la alia Pigro tere sidas,

nek povas iri nek sur pland’ solidas.

 

 

94.

Forgeso senmemora porde staras;

neniun ĝi enlasas kaj komprenas;

al ĉiuj la eniron same baras;

nek donas komision nek ĝin prenas.

Silento vagas kaj la gardon faras;

mantelon brunan, ŝuojn feltajn tenas;

kaj kiun ajn de fore li renkontas,

ke li ne venu per la mano montras.

 

Ludovico Ariosto, trad. Enrico Dondi

(“Itala Antologio, COEDES/ FEI, Milano 1987, p. 169)

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