Personaggi

Virgilio

Il 15 ottobre è l’anniversario della nascita (nel 70 a.C.) del poeta latino Publius Vergilius Maro, in italiano Publio Virgilio Marone, in Esperanto Vergilio (70 a.C.-19 a.C.)

it.wikipedia.org/wiki/Publio_Virgilio_Marone

nato probabilmente nel villaggio di Andes (fino al 1883, Quattroville; dal 1883 al 2014, Pietole Virgilio; dal 2014, Borgo Virgilio) a poca distanza dalla città lombarda di Mantova, morto a Brindisi di ritorno da un viaggio in Grecia, e sepolto a Napoli, come ricorda l’iscrizione latina posta sulla sua tomba, che sarebbe stata dettata dallo stesso poeta poco prima di morire:

 

Mantua me genuit, Calabri (*) rapuere, tenet nunc

Parthenope (**); cecini pascua, rura, duces.

 

Cioè:

Mantova mi generò, la Puglia (*) mi rapì, ora mi tiene

Napoli (**); cantai i pascoli, le campagne, i condottieri (***).

 

(*) All’epoca di Virgilio, il nome Calabria designava il Salento (la parte meridionale dell’attuale Puglia), mentre l’odierna Calabria era detta Brutium.

(**) Parthenope è l’antico nome di Napoli.

(***) Il riferimento è alle opere principali di Virgilio, rispettivamente: le Bucoliche, le Georgiche e l’Eneide; tra l’altro, dato l’ordine di citazione, evidentemente Virgilio affidava la sua fama più alle Bucoliche e alle Georgiche che all’Eneide.

 

La nascita mantovana di Virgilio è ricordata da Dante Alighieri nella “Divina Commedia”: nel VI canto del Purgatorio (vv 70-75), nell’episodio di Sordello

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/07/22/sordello/

e nel canto I dell’Inferno (vv 67-69):

Non omo, omo già fui

e li parenti miei furon lombardi,

mantoani per patria ambedui.

In altra occasione presenterò qualche brano di Virgilio; oggi mi limito a trascrivere (con traduzione in italiano) un articolo tratto da “L’Esperanto” 1926-1, p. 163-164, ed elencare le opere di Virgilio tradotte in Esperanto.

Allego il francobollo italiano del 2016 in omaggio a “Mantova capitale italiana della cultura 2016”. Il francobollo riproduce la statua bronzea di Virgilio, opera dello scultore milanese Emilio Quadrelli (1863-1925), posta in piazza Virgiliana a Mantova; è presente la scritta “Mantua me genuit – Virgilio”.


Segue traduzione in italiano

 

VIRGILIO

La plej granda inter la poetoj latinaj verŝajne naskiĝis en vilago Andes (hodiaŭ Pietole) ĉe Mantovo, en la jaro 70 antaŭ Kristo. Lia patro estis sufiĉe bienhava, tial Virgilio povis sin dediĉi al la studoj en Kremono kaj en Milano.

Kiam inter la veteranaj soldatoj estis dividitaj la kamparoj, Virgilio estis senigita je sia patra kamparo; eble en tiu okazo li vojaĝis unue al Romo. Per amikoj, precipe per Mecenato, li povis rehavi sian patran heredaĵon de Oktaviano. De tiam li kutime vivadis en Romo.

Tie Virgilio amikiĝis kun la plej kleraj viroj, Horaco, Varjo, Gallo, Aŭgusto k. c. Ĉe la fino de sia vivo li vizitis Grekujon; renkontinte Imperiestron Aŭguston li estis kun li revenanta al Romo, kiam ekmalsaniĝinte li alvenis al Brìndisi, kie li mortis iom pli ol kvindekjara en la jaro 19 antaŭ Kristo.

Laŭ lia deziro oni lin alveturigis al Napoli, kie li estas honore enterigita ĉe la dua mejla ŝtono.

Dante, la princo de l’ italaj poetoj, simbolis en Virgilio la homan saĝecon, kaj tute prave li nomis lin sia kondukanto, sinjoro, majstro, kiam li ekpaŝis al la infera mondo.

Malmulte da skribintoj paroladis tiel ŝpareme pri si mem en siaj verkoj, kiel Virgilio; sed tre malmultaj ankaŭ kapablis pentri sin mem de la unua ĝis la lasta verso, kiel Virgilio.

En Bukoliko facile vi trovas lian junecon kun rememoro de liaj naivaj ĝojoj kaj suferitaj malfeliĉaĵoj; en Georgiko vi admiras pli maturan aĝon kaj studemon al la praktika utileco; en Eneido vi rekonas plenaĝan viron, kiu larĝiginte siajn ideojn pri la historio de la homaro, ne kontentiĝas priparoli mallarĝan vivkondiĉon kiel en Eglogoj de Bukoliko kaj en Georgiko, sed komprenante ĉiujn vivmorojn en grandega bildo, instruas la plej grandan el nacioj pri ĝia deveno, antaŭenirado kaj altaj destinoj, al kiuj la diaĵoj ĝin estonte preparas.

La plej perfekta poemo de Virgilio estas Georgiko dividita en kvar librojn, kiuj pritraktas arb-best-abel-kulturon. La verso uzita de Virgilio estas la heksametro, kiun li ellaboras tiel, ke ĝia sonoro senĉese disvastiĝas tra la tuta mondo.

Ĉio estas dirita, se oni scias ke Dante asertas ke li elkaptis el Virgilio «la belan stilon, kiu lin honoris».

Virgilio havis grandan staturon, larĝajn ŝultrojn, oliveman koloron, neĝentilan vizaĝon; li vivadis poete senzorgante siajn vestojn, nek vidigante tute la ĝentilajn manierojn, kiujn li supozigus en siaj versoj. Malmultaj ĝuis kiel li la komunan estimon, ne nur pro lia genio, sed ankaŭ kaj ĉefe pro liaj virtoj.

“L’Esperanto” 1926-10, p. 163-164

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Traduzione:

VIRGILIO

Il più grande dei poeti latini verosimilmente nacque nel villaggio di Andes (oggi Pietole) vicino Mantova, nel 70 avanti Cristo. Suo padre era abbastanza benestante, quindi Virgilio poté dedicarsi agli studi a Cremona e Milano.

Quando tra i veterani furono divisi i campi, Virgilio fu privato della campagna paterna; forse in quella occasione andò la prima volta a Roma. Mediante amici, soprattutto Mecenate, poté riavere l’eredità paterna da Ottaviano. Da allora visse abitualmente a Roma.

Virgilio fece amicizia con gli uomini più illustri, Orazio, Gallo, Augusto ecc.Al termine della sua vita visitò la Grecia; dopo aver incontrato l’Imperatore Augusto stava tornando con lui a Roma, quando ammalato giunse a Brindisi, dove morì poco più che cinquantenne nel 19 avanti Cristo.

Per suo desiderio fu trasportato a Napoli, dove fu sepolto con grandi onori al secondo miglio.

Dante, il principe dei poeti italiani, simboleggiava in Virgilio la saggezza umana, e giustamente lo chiamò sua guida, signore, maestro, quando entrò nel mondo infernale.

Pochi scrittori sono stati così parsimoniosi nel parlare di se stessi nelle proprie opere, come Virgilio; ma anche pochissimi sono stati capaci di dipingere se stessi dal primo all’ultimo verso, come Virgilio.

Nelle Bucoliche si ritrova facilmente la sua giovinezza con il ricordo delle sue ingenue gioie e delle disgrazie sofferte; nelle Georgiche si ammira un’età più matura e lo studio dell’utilità pratica; nell’Eneide si riconosce l’uomo adulto, il quale, ampliate le sue idee sulla storia umana, non si accontenta di parlare di una ristretta condizione di vita come nelle Egloghe delle Bucoliche e nelle Georgiche, ma comprendendo tutti i costumi di vita in un grandissimo quadro, istruisce la più grande delle nazioni sulle sue origini, sul suo progresso e sui suoi alti destini, ai quali gli dei la preparano per il futuro.

Il poema più perfetto di Virgilio sono le Georgiche, divise in quattro libri, che trattano di arboricoltura, zootecnia e apicultura. Il verso usato da Virgilio è l’esametro, elaborato in modo tale che la sua sonorità si espande in tutto il mondo.

È tutto dire, se si sa che Dante afferma che ha tratto da Virgilio «il bello stile che gli ha fato onore».

Virgilio era di alta statura, spalle larghe, colorito olivastro, viso sgraziato; viveva da poeta senza curarsi dell’abbigliamento, e senza mostrare affatto i modi gentili che si potrebbero supporre nei suoi versi. Pochi godettero come lui di pubblica stima, non solo per il suo genio, ma anche e soprattutto per le sue virtù.

“L’Esperanto” 1926-10, p. 163-164

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Opere di Virgilio tradotte in Esperanto

Verkoj de Vergilio tradukitaj al Esperanto

 

Eneide (Eneido), trad. Henri Vallienne, Hachette, Paris 1906

eo.wikisource.org/wiki/Eneido

Eneide (Eneido), canto I/ kanto 1-a, trad. Henri Vallienne, red. Fabricio Possebon – Luis Fernando Dias Pita, Joao Pessoa/ Libellus 2017;

Eneide (Eneido), canto I/ kanto 1-a, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 305-310 (vv 1-77, 195-207);

Eneide (Eneido), canto II/ kanto 2-a, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 310-313 (vv 1-56);

Eneide (Eneido), canto IV/ kanto 4-a, trad. Kálmán Kalocsay, Tutmonda Sonoro, vol. 1, Budapest 1981, p. 183-196 (vv 1-88, 129-142, 151-339, 349-400, 408-468, 474-602);

Eneide (Eneido), canto IV/ kanto 4-a, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 313-317 (vv 1-53, 160-172, 222-237);

Eneide (Eneido), canto VI/ kanto 6-a, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 317-329 (vv 264-330, 450-476, 548-577, 614-702, 752-853);

Bucoliche/ Bukolikoj, Egloga I/ 1-a Eklogo, trad. Kálmán Kalocsay, Tutmonda Sonoro, vol. 1, Budapest 1981, p. 178- 180;

Bucoliche/ Bukolikoj, Egloga I/ 1-a Eklogo, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 286-292;

Bucoliche/ Bukolikoj, Egloga IV/ 4-a Eklogo, trad. Kálmán Kalocsay, Literatura Foiro 1981-68, p. 1-2;

Bucoliche/ Bukolikoj, Egloga IV/ 4-a Eklogo, trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, p. 292-295;

Georgiche, I (Georgiko, 1-a), trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, vv 118-146, p. 296-297;

Georgiche, II (Georgiko, 2-a), trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, vv 315-345, p. 298-299;

Georgiche, III (Georgiko, 3-a), trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, 1998, vv 49-55, p. 299;

Georgiche, IV (Georgiko, 4-a), trad. Gerrit Berveling, Antologio latina, vol. 2, vv 1-30, 281-314, 559-566, p. 299.

 

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