Personaggi

Cino da Pistoia

Cino da Pistoia (1270-1336)

it.wikipedia.org/wiki/Cino_da_Pistoia

è stato un giurista e poeta italiano (toscano), contemporaneo di Dante Alighieri (1265-1321); il suo nome completo era Guittoncino dei Sigibuldi, ma è conosciuto con il vezzeggiativo Cino ed il nome della città natale, Pistoia presso Firenze.

Studiò diritto all’Università di Bologna, e a Pistoia fu giudice; scrisse anche – tra l’altro – un apprezzato Commento in latino (“Lectura super Codicem”) al Codice di Giustiniano (del quale parlerò in altra occasione)

it.wikipedia.org/wiki/Giustiniano_I

insegnò diritto in varie Università (Siena, Perugia, Napoli).

Dal punto di vista politico fu dapprima ghibellino, seguace dell’Imperatore Arrigo VII (di cui parlerò in altra occasione)

it.wikipedia.org/wiki/Enrico_VII_di_Lussemburgo

poi divenne guelfo, sostenitore del Papa. Segno di questi mutamenti è la sua diversa opinione giuridica, nel tempo, nei confronti della cosiddetta “donazione di Costantino” (di cui parlerò in altra occasione):

it.wikipedia.org/wiki/Donazione_di_Costantino

mentre in un primo momento affermò che quella supposta “donazione” era un falso, dopo la morte di Arrigo VII nel 1313 ritrattò, dando sostegno alla tesi del primato universale del Papa, su tutte le Chiese del mondo e sull’Imperatore.

Come poeta, seguace dello “stil novo”

it.wikipedia.org/wiki/Dolce_stil_novo

e maestro nell’uso del volgare, compose numerose “Rime”, che ebbero l’apprezzamento di Dante (nel “De vulgari eloquentia”) e di Francesco Petrarca.

Di lui si ricorda soprattutto un sonetto, in apparenza cinico e beffardo come quello di Cecco Angiolieri

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/07/02/cecco-angiolieri/

che però ha un fondo di malinconia.

Trascrivo il sonetto, in italiano e nella versione in Esperanto di Kálmán Kalocsay, ed allego l’immagine del francobollo italiano (su bozzetto di Anna Maria Maresca) celebrativo di Pistoia quale “capitale italiana della cultura 2017”

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/06/23/pistoia/


TUTTO CHE ALTRUI AGGRADA ME DISGRADA

 

Tutto che altrui aggrada me disgrada,

ed emmi a noia e n dispiacere il mondo.

Or dunque che ti piace? I’ ti rispondo:

quando lun laltro spessamente agghiada.

 

E piacemi veder colpi di spada

altrui nel viso, e nave andare a fondo;

e piacerebbemi un Neron secondo,

e chogni bella donna fosse lada.

 

Molto mi spiace allegrezza e sollazzo,

e la malinconia maggrada forte;

e tutto dì vorrei seguire un pazzo;

 

e far mi piaceria di pianto corte,

e tutti quelli ammazzar chio ammazzo

nel fier pensier là dovio trovo morte.

 

Cino da Pistoia

 

 

MIN NAŬZAS ĈIO ALTIRANTA RAVE

 

Min naŭzas ĉio altiranta rave

aliajn homojn. Tedas min la mondo.

Do kio plaĉas min? Jen la respondo:

se homo homon suferigas sklave.

 

Min plaĉas homvizaĝ’ vundita glave,

min plaĉas ŝip dronanta sub la ondo,

min plaĉus dua Nero, kaj la honto

de l’ belaj damoj turpiĝintaj fave.

 

Malŝatas mi plezuron kaj serenon,

min plaĉas sole vidi gravajn tristojn,

tuttage plaĉe sekvas mi kretenon.

 

Min plaĉas havi la plej aĉajn distrojn,

kaj murdi ĉiujn, kiujn mi strangolas

en pens fiera, kie morto bolas.

 

Cino da Pistoia, trad. Kálmán Kalocsay

(“Tutmonda sonoro” 1981, p.307

www.egalite.hu/kalocsay/tutmonda.htm

“Itala Antologio” 1987, p. 36-37)

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